Diversi studiosi ragionano da anni sul concetto di schiavitù e su come, per alcuni aspetti, fosse più avanzato rispetto ad alcune forme “moderne” di lavoro. Uno schiavo almeno aveva vitto ed alloggio pagato, e non doveva stare a mangiare o dormire a spese della fidanzata, del fidanzato, o della famiglia.
Quegli studi mi son venuti in mente quando una decina di ragazze e ragazzi, alcuni pieni di rabbia, altri quasi con le lacrime agli occhi, mi hanno raccontato del servizio di salvataggio a mare del Comune di Cagliari. Come ogni anno, anche per l’estate del 2014 viene preparato un bando a cui possono partecipare associazioni di volontariato riconosciute dalla Regione Autonoma della Sardegna. Non viene data loro nessuna regola riguardo la paga oraria, i turni, le modalità di lavoro. Quelle che vengono poste, poi, saranno rispettate solamente in parte.
Vince una società, la Sarda Ambiente Onlus, che non fa firmare un contratto alle persone che seleziona: stai lavorando per il Comune di Cagliari, sarai pagato! I ragazzi dovrebbero fare turni in due, ed invece sono sempre soli: non possono neanche allontanarsi per andare al bagno. Sostengono di lavorare sette giorni su sette, per tre mesi, senza neanche un giorno di riposo. Quando qualcuno è malato, fanno straordinario. Dicono di non aver mai firmato un’assicurazione, nonostante ripetute richieste: e se fosse successo qualcosa in acqua? Certo, loro hanno un brevetto di bagnino, che costa 350 euro, da rinnovare ogni tre anni. Ma una fatalità può capitare.
Spendono per la benzina, il vitto, le creme solari. Nessuno sa quanto verrà dato loro. Sanno solamente che era stato pattuito che avrebbero lavorato molto di meno, ed invece lavorano a tempo pieno, sotto il sole, tutta l’estate. Hanno le magliette “Comune di Cagliari”, ed i dipendenti del Comune un paio di volte li controllano.
Dovevano avere materiale nuovo, ed invece tutto è vecchio. A fine stagione viene consegnato loro un foglio in cui il rimborso per il servizio “volontario” è di 500 euro mensili, per un totale di 1.500 euro. Su un appalto di 50.500 euro, ai lavoratori dovrebbero andare 22.500 euro (non ancora ricevuti), ed il resto all’associazione di volontariato. Perché? Per fare cosa? Volontariato? Ma il Comune di Cagliari deve appaltare servizi dove si sa che non verrà rispettata la dignità umana?
Non sappiamo come si esprimerà la giustizia, quella dei tribunali. Noi però vogliamo vera giustizia, quella politica. Mi sono vergognato quando, da consigliere comunale, ho scoperto che il mio Comune permetteva queste forme di schiavitù. Nonostante una mozione approvata, e molti interventi sul tema.
Ho fatto un’interrogazioe sul tema, e l’assessore non ha preso una posizione netta. Ha ragione Gaber? “ma cos’è la destra, cos’è la sinistra?”. Cosa sono?
Qualche mese fa lanciammo una campagna: #nolavoronero. Non sono temi che attirano, in una città dove è più facile essere disoccupati che lavorare, quando hai trent’anni. Ma allora, non è forse meglio tornare alla schiavitù? Almeno si aveva da mangiare e da dormire, senza chiedere niente ai genitori.