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Intervento al Congresso della CGIL di Cagliari

Ho partecipato, il 12 gennaio 2023, al congresso della CGIL di Cagliari. Vi propongo il mio intervento.


Intervento al Congresso della CGIL di Cagliari

Ringrazio la commissione congressuale di Cagliari e la CGIL di Cagliari per il gradito invito a partecipare al congresso confederale, invito non scontato.

Trovo positiva la relazione di Simona Fanzecco, giusta nella impostazione, per ciò che dice, e per ciò che non dice, lasciando sottintendere che su quegli aspetti bisogna approfondire ed arrivare ad una sintesi.

Nei momenti di grande pericolo, nei tornanti della storia, nei periodi più difficili emergono grandi visioni e capacità sorprendenti.

Quando Marc Bloch scrisse “il mestiere dello storico”, un libro fondamentale per tutto il Novecento, era il 1944, poi pubblicato nel 1949, subito dopo la seconda guerra mondiale.

“il compagno”, “La bella estate”, “la luna e i falò” di Pavese sono del ’47, ’49 e ’50. E gli esempi, di grandi scatti in avanti dopo un periodo difficile, passando alla politica, ed anche al sindacato, potrebbero continuare per ore.

Dopo ciò che abbiamo vissuto, e che ancora stiamo vivendo, siamo chiamati a delineare, dal punto di vista ideologico e programmatico, non solamente ciò che faremo dal punto di vista tattico nei prossimi 4 anni.

Dovremmo discutere sul ruolo del sindacato nel mondo del XXI secolo quale esso è, e quale vorremmo che fosse, e quali alleanze sociali, locali ed internazionali, attivare per realizzarlo.

Il sistema “business as usual”, e cioé “continuiamo come abbiamo sempre fatto”, può farci andare avanti per qualche anno, e può probabilmente mantenere in piedi anche per uno o due lustri l’imponente struttura burocratica, dei servizi e organizzativa che abbiamo costruito in più di cento anni, ma dopo?

Il segretario generale della CGIL sarda, in una assemblea di base alla quale ho avuto la fortuna di partecipare, ha recentemente raccontato di come, nei rapporti in relazione al “confronto”, se così si può dire, col presidente della Giunta, delle altre sigle sindacali, ha parlato, il Segretario, di una sensazione di rapporti, relazioni, contatti, posizionamenti, che non sono legati ad una oggettiva analisi della situazione di fatto o al coerente perseguimento di un disegno politico-sindacale, bensì ad altri aspetti, più contingenti e particolari.

Devo dire che condivido questa considerazione, sono felice che si voglia tagliare con questo modo di fare, e mi chiedo: “quanto siamo stati influenzati, come sardi, come CGIL, da questo andazzo, che per semplificare possiamo definire consociativo?”

Sono convinto che senza conflitto non c’è progresso, e che il conflitto debba essere agito sempre, quando è necessario, anche nel modo più duro, perché è l’unico modo per il mondo del lavoro per rivendicare i propri diritti e conquistarne di nuovi.

Quanto questo “ribasso”, diciamo così, dell’orizzonte della nostra azione, è entrato nel nostro agire quotidiano, quasi inconsapevole?

E non parlo di vera e propria corruzione, anche se dobbiamo dirci che lo scandalo del Qatar riguarda anche noi, il nostro mondo, e quindi dobbiamo attrezzarci anche su quel profilo

No, io faccio riferimento ad un “abbassamento di aspettative”, nei fatti, della nostra azione sindacale, a cui magari fanno da contraltare anche roboanti documenti.

“Abbassamento di prospettive” che, nei fatti e nella percezione di tanti, ci ha assimilato agli “altri” sindacati.
E io invece credo che dovremmo insistere nel praticare, oltre che teorizzare, una “diversità”.

Non mi spiego altrimenti, se non con un “abbassamento di aspettative”, il fatto che gli ultimi grandi scioperi generali sardi sono datati 2010-2011-2012.

Perché dal 2012 ad oggi non si è costruita e continuata una mobilitazione simile? Ce n’era bisogno?

Io penso di si.

Non si è fatto. Perché non si è fatto?

Non è una questione di singoli, ma di un gruppo dirigente complessivo che ha compiuto questa scelta. Perché?

La prima argomentazione contro lo sciopero e la mobilitazione di massa potrebbe essere che in Sardegna, tra il 2012  ed il 2022, è andato tutto bene.

Peccato che tutti i fondamentali dell’economia, e la nostra stessa narrazione, dicano esattamente il contrario

Una seconda argomentazione è che ci sarebbero gli “scioperi nazionali”, e per esempio gli “scioperi nazionali generali”, come quello che, giustamente, anche da soli, abbiamo proclamato e realizzato il 16 dicembre 2022.

Non sono d’accordo con questa argomentazione. La Sardegna ha una propria specialità e peculiarità, che attiene innanzitutto ai profili economici, delle relazioni economiche e sociali. Un grande storico sardo, Girolamo Sotgiu, che è stato anche segretario della CGIL, ha giustamente ragionato, studiato e scritto moltissimo sulla questione sarda, sui rapporti di colonialismo interno che hanno coinvolto l’economia sarda, almeno dall’ottocento, e su come esista una specificità che non vedere significherebbe che si viene meno al principio della “analisi concreta della situazione concreta”.

Ma allora perché si è deciso, nella pratica, di lasciare le singole vertenze al livello, appunto, di singole vertenze di categoria, o di comparto?

Un’altra argomentazione è che in questi anni non si è riusciti a convincere CISL e UIL della necessità di una mobilitazione generale e generalizzata. E’ un argomento importante, impattante e pieno di senso, perché bisogna sempre soppesare quanto la nostra azione rischia di essere minoritaria e inefficace.

Non so se è una delle ragioni, però mi chiedo e vi chiedo: la sarde e i sardi, il movimento dei lavoratori, ci ha guadagnato da questo generale “abbassamento di aspettative” dei sindacati in Sardegna?

Per concludere, il nostro congresso non deve solo aggiornare i documenti approvati qualche mese fa, non deve solo darsi degli obiettivi da qua al prossimo congresso. Sicuramente, rispetto al XVIII  la questione salariale, per via dell’inflazione, ha una nuova centralità.

Molti avvertono la necessità, ed io sono tra questi, di costruire una proposta di classe, di riunificazione di un blocco sociale, con valori propri, proposta adatta al mondo del XXI secolo, un mondo completamente diverso dal novecento, un mondo dove si può affermare sia una nuova civiltà del lavoro, in cui si vive bene e si lavora 25-30 ore alla settimana, in un mondo multipolare e senza una grande potenza imperiale, ma anche un mondo dove la guerra e la catastrofe climatica mettono a repentaglio l’esistenza stessa della specie umana.

Il movimento mondiale dei lavoratori, e la CGIL, possono avere un grande ruolo.

Il congresso è il momento per costruire questa proposta ed innescare i necessari cambiamenti organizzativi.


Almeno da due anni faccio politica e sindacato per mia figlia, che è nata nel 2020, che avrà 80 anni nel 2100, ed alla quale voglio lasciare la possibilità di avere una vita degna di essere vissuta, in Sardegna o ovunque nel mondo, non perché ha avuto la fortuna di nascere nella parte giusta del mondo nel momento giusto e nella famiglia giusta, bensì perché abbiamo costruito un mondo in cui tutte le bambine e bambini nati nel 2020 avranno più possibilità di stare bene e realizzare i loro desideri rispetto a cinquant’anni prima.

Il mio auspicio è che la CGIL di Cagliari, tutta, affronti il proprio lavoro con questa ottica, e che con questo spirito partecipi ai lavori congressuali della CGIL sarda.

Buon lavoro a tutte e tutti