Lo scorso mese di settembre, in occasione di una delle tappe della manifestazione Autunno in Barbagia, ho visitato Orune, in provincia di Nuoro. Non avevo mai visto il tempio nuragico e la fonte sacra di “Su Tempiesu”. Sito molto suggestivo, incastonato in una splendida campagna: 800 metri a piedi attraverso il sentiero botanico in discesa e il sentiero faunistico in risalita! Una bella passeggiata.
L’auto si parcheggia in uno spiazzo nei pressi del Centro Servizi gestito da una cooperativa che mette a disposizione un bar/punto ristoro, i servizi igienici ed una piccola mostra che racconta le bellezze del posto e la loro storia. Nella storia di Orune sono narrate le vicende degli amministratori locali che si sono succeduti.
Margherita Sanna
Ma è una donna, la sindaca Margherita Sanna, che ha destato la mia attenzione.
Nacque a Orune nel 1904, figlia di pastori, si diplomò in Ragioneria a Sassari nel 1930. Vinse un concorso per lavorare in una banca della città ma per una discriminazione di genere fu assunto un uomo. Ritornò a Orune dove lavorò come impiegata del Comune: nel frattempo studiò e si diplomò a Cagliari nel 1935 come maestra elementare. Conosceva la lingua inglese.
Margherita Sanna iniziò la sua attività politica nell’Azione Cattolica ma la sua passione per l’insegnamento la portò, nel 1939, ad iscriversi al Partito Nazionale Fascista. Non era però convinta delle scelte politiche che Mussolini stava portando avanti. Fu infatti segnalata “come appartenente al gruppo degli oppositori nuoresi” ma continuò la sua azione educativa per conto della parrocchia. Nel gennaio del 1943 venne arrestata e imprigionata presso il carcere di Buoncammino a Cagliari per due mesi, con Salvatore Mannironi e Ennio Delogu. L’accusa: essere una spia inglese e facente parte del gruppo che doveva favorire lo sbarco alleato nelle coste della Sardegna orientale (a Tortolì). Dopo la guerra, nonostante l’esperienza terrificante del carcere, proseguì la sua attività educativa dando ripetizioni private e dedicandosi alla politica. Fu eletta sindaca di Orune il 7 aprile 1946 con la tessera della Democrazia Cristiana. Proseguì per tre legislature rassegnando le dimissioni per motivi di salute nel 1966. Nel 1956 fu eletta consigliera provinciale e successivamente ebbe l’incarico di Assessora all’Assistenza. Portò avanti diverse attività sociali e di interesse economico. Favorì la nascita della Cooperativa Pastori Orunesi e sostenne la campagna di scavi che portarono alla luce “Su Tempiesu”.
Si racconta di lei nel libro di Carlo Levi “Tutto il miele è finito” (1952) in cui descrive che “Dal municipio uscì una donna dai capelli grigi, avvolta in uno scialle da contadina: era il sindaco di Orune“. Morì nel 1974. Dal 2008 il libro “Sa Sindachessa Margherita Sanna” pubblicato per volontà dell’Amministrazione Comunale di allora, racconta le gesta di questa eroina di altri tempi e che in tempi non sospetti ebbe un primato di rilevanza nazionale.
Ninetta Bartoli
Dalle successive ricerche ho scoperto che Margherita Sanna non fu l’unica sindaca eletta nel 1946 in Sardegna. A circa 100 km da Orune, nella provincia di Sassari nella zona del Meilogu, un piccolo paese, Borutta, diede i natali all’altra sindaca sarda, Ninetta Bartoli. Pare in realtà che Ninetta Bartoli divenne sindaca prima, per uno scarto di qualche giorno, rispetto a Margherita Sanna, esattamente l’11 marzo dello stesso anno.
Nacque a Borutta nel 1896, da una famiglia nobile, studiò nel prestigioso istituto “Figlie di Maria” di Sassari. Si avvicinò all’ambiente culturale cattolico a seguito della sua amicizia col missionario Giovanni Battista Manzella. Nel 1945 divenne segretaria della sede della Democrazia Cristiana di Borutta e si candidò l’anno successivo ottenendo il 90% delle preferenze. Ninetta Bartoli era molto apprezzata dai componenti più autorevoli della DC e il giorno del suo insediamento, nel rispetto della tradizione, indossò il costume di Borutta. Governò sino al 1958 distinguendosi per la realizzazione di opere di interesse sociale come scuole, asilo, casa comunale, acquedotto e impianto fognario. Istituì una cooperativa per la raccolta del latte e per la produzione del formaggio, una casa di riposo, una cooperativa agraria e avviò iniziative per favorire l’occupazione femminile. Durante la sua attività politica si occupò anche del patrimonio storico locale: finanziò il restauro del monastero di San Pietro di Sorres, dove arrivò una comunità di monaci benedettini che ancora oggi si occupano della bellissima struttura.
Ninetta Bartoli morì nel 1978. Come riconoscimento per la sua attività politica e sociale, il Comune di Borutta le ha intitolato un premio. Ogni anno è assegnato alle donne sarde che si contraddistinguono nel campo sociale, politico, economico o lavorativo.
Da due piccoli Comuni sono state elette nel 1946 due amministratrici. I ritratti di Margherita Sanna e Ninetta Bartoli sono presenti (insieme a quelli di altre 8 sindache italiane) nella “Sala delle Donne”, inaugurata nel 2016 a Palazzo Montecitorio da Laura Boldrini, allora Presidente della Camera dei Deputati. Oltre alle prime 10 sindache italiane ci sono i ritratti delle 21 costituenti, la prima presidente Nilde Iotti, la prima ministra, Tina Anselmi e la prima presidente di Regione, Anna Nenna D’Antonio.
Il diritto di voto fu riconosciuto alle donne con decreto legislativo luogotenenziale n. 23 del 1 febbraio 1945, firmato dal Presidente del Consiglio Bonomi. La legge fu fortemente voluta da Palmiro Togliatti, Vice Presidente del Consiglio ed esponente del Partito Comunista Italiano e da Alcide De Gasperi, Ministro degli Esteri, esponente del Partito della Democrazia Cristiana, nonché sostenuta dall’Unione Italiana Donne e dal Centro Italiano Femminile. Il decreto stabiliva il diritto di voto alle donne escludendo le prostitute e riconoscendo le liste elettorali femminili in tutti i Comuni. Le donne entrarono a pieno titolo nell’elettorato attivo, non si menzionava invece quello passivo. Lacuna rilevata dalla comunista Teresa Mattei e dal movimento femminile del Partito d’Azione che portò all’approvazione di un ulteriore provvedimento. Il decreto del 10 marzo 1946 n. 74 stabiliva le norme per l’elezione dei/delle deputati/e dell’Assemblea Costituente e esplicitava l’eleggibilità di tutti i cittadini e tutte le cittadine italiane a partire dal 25° anno di età. Tali principi furono recepiti dagli articoli 48 e 51 della Costituzione.
Margherita Sanna e Ninetta Bartoli sono state tra le prime sindache d’Italia, donne forti, che hanno “rotto gli schemi” candidandosi e portando avanti la loro politica, con coraggio e determinazione. Donne che si batterono per l’istruzione anche e soprattutto delle donne, per la loro emancipazione, per la valorizzazione della storia, per lo sviluppo dei territori da cui provenivano.
Donne riconosciute a livello nazionale per il loro primato ma non valorizzate a livello regionale. Non si parla di loro nei libri di scuola, nessun bambino e nessuna bambina che vivono lontano da Orune e Borutta probabilmente le ha mai sentite nominare.
Eppure con orgoglio possiamo affermare che in questa terra, in questa nostra regione, sono stati espressi due esempi di emancipazione femminile. La storia delle pari opportunità non può che partire dallo studio di queste due importanti icone della modernità. Analizzare le loro scelte, fatte in un momento storico in cui per la prima volta in Italia le donne andarono al voto ha un valore simbolico, sociale e culturale elevatissimo.
Livia Turco nella prefazione al libro “Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia” afferma: “Le donne sono state protagoniste della nascita e della costruzione della Repubblica. Hanno partecipato alla battaglia di liberazione contro il fascismo e il nazismo, per la libertà e la democrazia. Hanno conquistato attraverso il loro impegno, che si è dispiegato a partire dal Risorgimento, il diritto di voto e si sono mobilitate per convincere le cittadine ad esercitare questo loro fondamentale diritto. Appello che fu raccolto e nel 1946 la stragrande maggioranza delle donne andarono a votare. Le donne hanno contribuito alla stesura della Costituzione e poi hanno determinato il cambiamento profondo della nostra società, i suoi costumi e valori, le sue condizioni di vita, le sue leggi”. Margherita Sanna e Ninetta Bartoli hanno fatto la loro importante parte in questo processo di evoluzione della società italiana in generale e sarda in particolare. Non possiamo dimenticarcene. Non possiamo dimenticarle.