Premesso che
• che il Senato della Repubblica, il 13 ottobre 2015, ha approvato con modificazioni, nuovamente in sede di prima deliberazione, il disegno di legge costituzionale d’iniziativa del Governo, già approvato, in sede di prima deliberazione, dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati il 10 marzo 2015;
• il ddl introduce importanti riforme istituzionali;
• l’abolizione del Senato elettivo a favore di un Senato rappresentativo delle autonomie locali, così come configurato, rappresenterà proporzionalmente i diversi territori che formano lo Stato, a differenza di altri ordinamenti che, per istituzioni rappresentative quali il Senato, sono costituite in modo differente;
• Il Parlamento, a seguito della sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del “Porcellum” (sistema elettorale), è politicamente delegittimato a discutere di riforme costituzionali di tale natura e portata;
• la presenza di una compagine di governo la cui maggioranza non è stata votata dagli elettori mina la credibilità di una riforma istituzionale che per sua natura è competenza squisitamente parlamentare e non d’iniziativa del governo;
• molteplici forzature di prassi e regolamenti hanno determinato in parlamento spaccature insanabili tra le forze politiche, giungendo ora al voto finale con una maggioranza e occasionale, che non esisterebbe senza il premio di maggioranza dichiarato illegittimo.
• Il ddl modifica in senso centralista il rapporto Stato-Regioni. In particolare, in tema di “ambiente ed ecosistemi” e “produzione, trasporto e distribuzione nazionali di energia” la competenza ritorna in capo allo Stato centrale;
• Viene inserito, nel ddl, una clausola di sovranità statale estremamente chiara: “su proposta del governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridico economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”;
• La proposta di riforma non intacca l’art. 81 della Costituzione (pareggio di bilancio), il quale ha mortificato la democrazia in Italia, e strozzato gli enti locali;
Constatato che
• Una lunghissima e nobile tradizione costituzionale, il cui esempio più conosciuto è quello statunitense, prevede che una camera rappresentativa delle realtà locali non venga costituita in base alla popolazione, con un tendenziale, costante e continuo processo che favorisce i territori maggiormente abitati e ricchi, bensì in misura paritaria, così da permettere l’emersione degli interessi delle realtà meno popolate, che spesso sono le più povere.
• L’attuale riforma costituzionale renderebbe completamente ininfluente il peso dei senatori sardi nel nuovo senato, anzi la Sardegna risulta penalizzata rispetto ad altre Regioni speciali;
• L’attuale riforma costituzionale va letta in combinato disposto con la nuova legge elettorale, in quanto pur avendo subito dei correttivi importanti in materia di terzietà ed autonomia sui controlli e del sistema di elezione degli organi di garanzia costituzionale, senza i necessari e opportuni correttivi della legge elettorale trasforma comunque natura, ruolo ed essenza democratica della nostra Repubblica cosi come delineata dai padri costituenti, e la avvicina ad una Repubblica presidenziale;
Tutto ciò premesso e constatato, si considera
• Che la riforma costituzionale cosi concepita tratteggia un diverso assetto dei poteri e della natura della Repubblica democratica fondata sul lavoro e sul sistema delle Autonomie (artt. 1 e 117 Carta) e questo determina esiti nefasti sia per il Regionalismo a partire da quello delle autonomie speciali come quello sardo, e mira rendere sempre meno decisivo il popolo sovrano, fonte unica legittima e legittimante dell’esercizio delegato del potere sia per la Sardegna che per l’Italia;
• Urgente che tutti i Comuni della Sardegna si esprimano sul tema ed in primis il comune Capoluogo di Regione, per il ruolo che ha e che il futuro ordinamento gli assegna
Tutto ciò premesso, constatato e considerato, si impegna:
• Il presidente del Consiglio a far pervenire al presidente della Consiglio regionale, al Presidente della Giunta, al presidente dell’ANCI, al Presidente della Camera dei Deputati ed al Presidente del Senato l’OdG;
• Il Sindaco ad agire in tutte le sedi opportune per affermare il dettato dell’OdG, e per coinvolgere la cittadinanza sul tema.
Enrico Lobina
21 ottobre 2015