Gli studi postcoloniali sono sicuramente uno dei filoni di ricerca più interessanti apparsi negli ultimi 35 anni negli studi umanistici e storici. Da Edward Said a Spivak a tutti gli altri, gli studi postcoloniali hanno rimesso in discussione il modo in cui l’occidente ha guardato il mondo, e come l’ha soggiogato. Non sono un fulmine a ciel sereno, nella storia del pensiero umano, ma hanno aperto oggettivamente una fase nuova.
Sono anche figli, nonché padri, di molti movimenti sociali.
In Sardegna il collettivo Filosofia de Logu ha colmato una enorme vuoto, ha cioè applicato quel paradigma epistemologico, filosofico, alla Sardegna, producendo un volume e, sostanzialmente, avviando una scuola.
C’è differenza tra postcoloniale e decoloniale?
Secondo me si, l’ho sempre pensato, e qualche lettura recente, nonché qualche decina di ore di video e podcast di Ramon Grosfoguel, un portoricano che insegna in California, me lo ha confermato. Tra l’altro, pare che in italiano sia stato pubblicato solamente un titolo di questo autore, così
Ho sempre considerato gli studi postcoloniale, e per la verità anche gli esiti dei movimenti contro gli imperi coloniali del XX secolo, come studi e movimenti che, non tanto paradossalmente, riproducono le dinamiche che volevano distruggere e, non tanto paradossalmente, mantengono legami fortissimi con quei soggetti (cultura accademica occidentale, potenze coloniali), che volevano distruggere.
Se in campo politico ha fatto capolino il concetto di neocolonialismo, e cioè di rapporti economici e culturali “di fatto” coloniali tra Stati formalmente indipendenti ma nei fatti dipendenti dalle vecchie potenze occidentali, o dagli Stati Uniti (per la Cina il ragionamento è differente), nel campo dello studio e della ricerca si è affacciato il concetto di “decolonialismo”.
Cosa c’è di scorretto in molti studi postcoloniali? A mio parere, ma mi sono ritrovato in Grosfoguel, che decolonizza gli studi postcoloniali, sono studi che non introducono la “diversità epistemica” del mondo, anche riguardo gli studi sociali, che continuano a fare riferimento solamente al mondo occidentale, anche perché poi i maggiori autori sempre nelle università occidentali finiscono.
Grosfoguel contrappone a postcoloniale il concetto di decoloniale, cioè un concetto che mira a decostruire la trama conoscitiva esistente, piuttosto che a costruire una “dopo”, cioè post, la quale rischia di ricadere facilmente negli errori del passato.
Sono argomenti da approfondire.
Saltando apparentemente da palo in frasca, dentro queste argomentazioni vi è la mia convinzione che oggi in Sardegna non ha senso costruire la contrapposizione indipendentista/non indipendentista. Io non sono indipendentista perché, pur riconoscendo il diritto dei sardi all’autodeterminazione e i rapporti sostanzialmente di tipo neocoloniale tra l’Italia/Europa e la Sardegna, credo altresì che la soluzione non è la “indipendenza”, così come la soluzione non è stata la “indipendenza” per tanti Stati africani, e non solo, che oggi sono “formalmente” indipendenti, ma in realtà ancora pienamente interni, da ultimi, a rapporti economici e di potere, ed anche culturali, di centrali capitaliste esterne rispetto al loro territorio.