Bachisio Bandinu ha organizzato, per il 21 settembre 2024, un incontro in cui ha provato a mettere insieme a discutere tutto coloro i quali sono impegnati nella battaglia contro la speculazione energetica in Sardegna. Il Comitato No Tyrrhenian Link di Quartu mi ha chiesto di intervenire. Dopo aver chiesto a Bandinu di intervenire, non mi è stata data la parola. Pubblico qua l’intervento che avrei voluto fare.
Questo intervento contiene alcune opinioni personali, che devono essere considerate, appunto, personali e non del Comitato No Tyrrhenian Link di Quartu.
Terna collegherà la Sicilia con la Sardegna e la penisola italiana attraverso un doppio cavo sottomarino: un nuovo corridoio elettrico al centro del Mediterraneo, il Tyrrhenian Link. Con circa 970 chilometri di lunghezza e 1000 MW di potenza è un’opera infrastrutturale di importanza internazionale. Il collegamento migliorerà la capacità di scambio elettrico, favorirà lo sviluppo delle fonti rinnovabili e l’affidabilità della rete.
Il progetto complessivo prevede due tratte: quella dalla Sicilia alla penisola e quella dalla Sicilia alla Sardegna.
La tratta est unisce l’approdo di Fiumetorto nel comune di Termini Imerese, in Sicilia, all’approdo di Torre Tuscia Magazzeno a Battipaglia, in Campania.
La tratta ovest è lunga circa 480 chilometri, e collega l’approdo di Fiumetorto a quello di Terra Mala, Marina delle Nereidi, in Sardegna.
Si tratta di un progetto da circa 3,7 miliardi di euro.
Secondo Sardegna Statistiche il PIL della Sardegna è di 37 miliardi di euro, per dare una idea delle proporzioni
Tutto a posto?
Giorgia Meloni, qualche anno fa, mi pare durante le dichiarazioni programmatiche in Parlamento, è stata chiara: “Con un po’ di intelligenza e risorse spese bene potremmo fare del Sud l’hub dell’approvvigionamento energetico d’Europa”.
Giacomo Donnini, direttore grandi progetti e sviluppo internazionale di Terna, riguardo il Tyrrhenian Link, è stato altrettanto chiaro: “L’energia delle fonti rinnovabili è per sua natura intermittente e pertanto dobbiamo prevedere un’importante capacità di trasporto: una rete che consenta di prelevarla dove viene prodotta e di portarla dove viene consumata, sostanzialmente quindi da Sud verso Nord, dove si concentra la maggior parte dei consumi civili e industriali”.
Collegando questi dati a quanto detto da Bachisio Bandinu, ed al movimento che da molti anni esiste, e dobbiamo dare atto che esiste da molti anni, non da quando ci sono state le elezioni.
E Bachisio Bandinu, che è indipendentista, sa bene queste cose, perché gli indipendentisti si impegnano sul tema da almeno 15 anni.
Collegando questi dati a quanto detto finora ed all’attuale fase storica, il tema Tyrrhenian Link mi pare chiaro.
A chi conviene? Chi ci guadagna? Cosa serve alla Sardegna?
Ma questa, diremmo, è ricostruzione politica e storica, qualcuno direbbe ideologia.
Il Comitato No Tyrrhenian Link Quartu nasce in un altro modo, e poi è arrivato a mettere insieme i pezzi, diciamo
PERCHE’ E’ NATO IL COMITATO di Quartu?
In data 14 Marzo i residenti del villaggio si sono trovati all’improvviso una nave che ha iniziato ad effettuare trivellazioni e carotaggi a riva.
Nel villaggio risiedono 120 famiglie, ed in via delle Ninfee una comunità assistenziale, ove sono ospiti i bambini e le bambine della Casa Famiglia che vanno a fare il bagno proprio nel punto di approdo
I residenti hanno scoperto a posteriori che si trattava dei lavori di Terna relativi all’approdo del Tyrrhenian Link
Qualche giorno dopo hanno appreso che la Capitaneria di Porto con un’ordinanza vietava di fare utilizzo di quel mare, il loro mare, in tutta la spiaggia.
Cosi’ Il 30 marzo un’assemblea di cittadini si è riunita a terra Mala e ha costituito il Comitato di Quartu No Tyrrhenian link.
Agli abitanti di quel posto il processo partecipativo di cui parla Terna nel suo sito non è arrivato, non l’hanno visto, non l’hanno vissuto.
Il 18 maggio è stato presentato un esposto alla Procura della Repubblica, secondo il quale Terna avrebbe violato le normative italiane ed europee per la mancata procedura obbligatoria della fase di consultazione popolare, senza la quale l’autorizzazione del progetto non può essere avviata.
Il dibattito pubblico è uno strumento fondamentale al fine di coinvolgere le comunità locali nelle scelte relative alle grandi infrastrutture che potenzialmente potrebbero avere un impatto sull’ambiente, sul tessuto sociale ed economico del territorio, tanto più in questo caso, posto che l’autorizzazione poi concessa, comprende anche l’attribuzione di poteri in capo a Terna di esproprio dei terreni di proprietà dei cittadini.
Terna si è limitata ad una consultazione via web il 4 Ottobre 2021 alla quale hanno partecipato 12 persone con soli 3 interventi da parte dei cittadini quartesi a fronte 71000 abitanti del comune di Quartu.
Alla consultazione di Selargius il giorno dopo il 5 ottobre 2021 hanno partecipato 3 persone.
La consultazione popolare è avvenuta online senza che gli incontri venissero pubblicizzati e le comunità interessate conseguentemente sono rimaste escluse.
Terna infatti non ha fatto precedere la consultazione online da adeguati avvisi .
Pertanto non solo non è stato possibile per la popolazione partecipare all’incontro ma neanche proporre osservazioni, contestazioni e alternative meno impattanti per il territorio. Pensate che a distanza di quasi 3 anni coloro che sono interessati da vincoli di servitù e dagli espropri a Selargius non sono mai stati avvisati personalmente del progetto.
Era prevista l’affissione di locandine nei luoghi di passaggio e di sosta , nel centro abitato, e nelle apposite bacheche comunali . Non c’è traccia di tutto questo.
Nessuna locandina è stata mai affissa nelle bacheche condominiali e nessuna brochure o avviso nelle cassette della posta nemmeno nei luoghi interessati dall’intervento.
Poi c’è il tema dei punti di approdo
Andando a verificare la documentazione di Terna abbiamo appreso che gli altri due approdi delle altre due regioni sono in area industriale, nello specifico l’approdo di
- Fiume Torto a Termini Imerese in Sicilia
- e quello di Torre Tuscia Magazzeno in Campania
Perché in Sardegna no?
Costava troppo? E chi decide che costava troppo? Quanto troppo rispetto ai 3,7 miliardi del progetto, o alla scelta dei sardi su cosa fare del proprio territorio?
A differenza di quello che è avvenuto nella regione Sardegna nelle altre due regioni la fase di consultazione c’è stata, ed è stata talmente lunga e partecipata da addirittura modificare il progetto presentato da Terna e spostare la stazione di conversione nella regione Campania.
Il lungo processo di progettazione partecipata con il territorio durante la fase di concertazione e consultazione pubblica ha consentito di modificare la proposta di localizzazione inizialmente presentata da Terna al fine di accogliere le richieste del territorio legate al minor consumo di suolo della piana del Sele.
Infatti la stazione di conversione è stata localizzata nell’area dell’ex mercato di San Nicola Varco
Poi c’è il tema delle interlocuzioni con le amministrazioni locali.
Non penso sia questa la sede per ripercorrere completamente questo tema, mi preme sottolineare che il comitato ha sempre cercato il dialogo con le istituzioni, e questa volontà non è stata ricambiata.
Mi risulta, tuttavia, che in una intervista del 30 gennaio 2024, l’attuale Presidente della Giunta regionale abbia dichiarato che “Le istanze dei territori sono corrette perché la prepotenza di Terna è inammissibile. È NECESSARIO trovare una soluzione condivisa”.
Noi chiediamo di dare seguito a queste dichiarazioni.
Il Comitato chiede che la Giunta Regionale, e l’insieme della Sardegna, si faccia immediatamente carico della situazione preoccupante e gravosa che imperversa nei territori di Quartu, Quartucciu e Selargius che si sentono violentati dalla prepotenza di Terna.
In particolare il sopruso che la popolazione di Selargius sta subendo a causa degli espropri degli agricoltori nel suo territorio sta determinando una drammatica ed inarrestabile situazione di tensione e rivolta che peggiora ogni giorno di più.
Mi risulta che due giorni fa un consigliere regionale di maggioranza abbia affermato che stanno facendo di tutto per capire come intervenire e si sia posto gli stessi dubbi sul perché questa mostruosità sia stata progettata nell’agro di Selargius e nel mare di Quartu. Ha ammesso inoltre che effettivamente la popolazione non è stata coinvolta.
Cosa stiamo aspettando?
Penso che nessuno possa essere contraria o contrario ad un cavo che trasporta energia a prescindere. Il tema è a cosa serve il cavo, dove passa e cosa comporta.
Il Comitato no Tyrrhenian Link di Quartu è qua perché condivide moltissime delle preoccupazioni espresse da Bachisio Bandinu nella sua comunicazione che è alla base dell’incontro di oggi, e facciamo nostri i suoi auspici.
Concludo questo intervento con due considerazioni del tutto personali.
La prima è un enorme ringraziamento che tutte le sarde ed i sardi dovrebbero rendere a quelle centinaia di volontari e attivisti che in questi mesi si sono spesi e impegnati per la raccolta di firme per la cosiddetta Legge Pratobello 24, qualunque sia l’opinione che si possa avere sulla stessa. Quegli stessi volontari e attivisti sono in campo per la lotta contro la speculazione energetica, e sono una risorsa enorme per tutta l’Isola, così come lo sono tutti coloro i quali hanno firmato.
Il Comitato No Tyrrhenian Link ha raccolto le firme per la Pratobello 24.
La seconda è che lo spirito dei tempi va colto, pena la dispersione di enormi energie positive. La mobilitazione degli ultimi anni, che avviene in un periodo di autonomia differenziata, rende non rinviabile una “Assemblea Costituente del Popolo Sardo”. La Fondazione Sardinia, di cui mi onoro di fare parte dal 2014, e che ha come Presidente Bachisio Bandinu, già nel 1997 denunciò l’esaurimento della spinta propulsiva dello Statuto di Autonomia, e chiede a tutte le sarde e sardi di ritrovarsi, in una Assemblea Costituente, per riscrivere il nostro ruolo nel mondo e nella storia.
Far passare inutilmente un’altra legislatura porterebbe ad una sconfitta non solamente sul tema dell’energia, cioè su una incombente quarta colonizzazione, ma anche sul tema di cosa i genitori di oggi, come me, lasciano alle loro figlie e figli.