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Sulla proposta di direttiva europea contro la violenza sulle donne – di Claudia Cardia

In occasione della giornata internazionale della donna 2022, la Commissione UE ha presentato una proposta di Direttiva contro la violenza domestica e sulle donne

La proposta mira a uniformare su tutto il territorio dell’Unione le legislazioni nazionali e le pene in materia di violenza di genere.

Cinque gli elementi chiave delle nuove norme proposte:

  1. Perseguibilità penale dello stupro, delle mutilazioni genitali femminili e della violenza online

La Commissione propone di qualificare come reati in tutta l’UE: i) lo stupro come atto non consensuale, ii) le mutilazioni genitali femminili, iii) lo stalking online, iv) la condivisione non consensuale di immagini intime, v) le molestie online e vi) l’incitamento alla violenza o all’odio online.

2. Modalità di denuncia sicure e procedura di valutazione del rischio

Nuove modalità di denuncia più sicure, più semplici, più accessibili, anche online, e attente sia alla dimensione di genere che alla sensibilità del minore

3. Rispetto della vita privata della vittima nel procedimento giudiziario e diritto al risarcimento

È previsto che le prove o le domande relative alla vita privata della vittima, soprattutto sulla sua vita sessuale, possano essere utilizzate solo se strettamente necessarie. La vittima dovrebbe avere il diritto di chiedere all’autore del reato il risarcimento integrale dei danni, compresi i costi dell’assistenza sanitaria, dei servizi di sostegno, della perdita di reddito e dei danni fisici e psicologici subiti, nel corso del procedimento penale.

4. Assistenza alle vittime attraverso l’istituzione di una linea di assistenza telefonica e di centri antistupro

Per rispondere alle esigenze molto specifiche delle vittime di violenza sessuale, la Commissione propone che gli Stati membri mettano a disposizione servizi ad hoc, ad esempio mediante la creazione di centri antistupro e di linee di assistenza telefonica nazionale a supporto delle vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica disponibili gratuitamente 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, per tutto l’arco dell’anno.

5. Miglior coordinamento e cooperazione

Gli Stati membri dovrebbero scambiarsi le migliori pratiche e consultarsi sui casi di rilevanza penale, anche attraverso Eurojust e la rete giudiziaria europea. Per seguire i progressi compiuti e monitorare la situazione in tutti gli Stati membri, la Commissione propone inoltre l’obbligo per gli Stati membri di raccogliere dati sulla violenza contro le donne e la violenza domestica da utilizzare ai fini di un’indagine condotta a livello dell’UE ogni cinque anni.

Benché sarebbe stata auspicabile una proposta di legge più completa ed esaustiva che abbracciasse tutte le forme di violenza di genere, nella proposta manca una visione integrata di misure di prevenzione della violenza domestica e sulle donne, prevenzione che richiede un profondo cambiamento di atteggiamenti e il superamento di stereotipi culturali che favoriscono o giustificano l’esistenza di tali forme di violenza.

Prevenzione che rappresenta uno degli standard della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul) e tra le priorità della stessa Strategia per la parità di genere 2020-2025 della Commissione europea.

Su questo aspetto la direttiva è lacunosa e l’art. 36 insufficiente.

Prevenire efficacemente la violenza è fondamentale e implica educare ragazzi e ragazze alla parità di genere sin dall’infanzia e sostenere lo sviluppo di relazioni non violente. Richiede inoltre l’adozione di un approccio multidisciplinare da parte dei professionisti e dei servizi preposti, che coinvolga anche il sistema della giustizia penale ed includa il supporto alle vittime, programmi rivolti ai responsabili degli atti di violenza e servizi socio-sanitari.

Prevenire la violenza di genere vuol dire anche combattere concretamente il divario di genere nell’accesso al mercato del lavoro e alla carriera, superare il divario retributivo e pensionistico di genere, colmare il divario di genere nella cura e assistenza familiare, investire strutturalmente su azioni che consentano di compiere passi avanti in materia di parità di genere nell’UE.

Criminalizzare lo stupro, la mutilazione dei genitali femminili, la violenza cibernetica, la diffusione e condivisione di immagini intime, il cyber stalking, le molestie e l’incitamento alla violenza e all’odio online su tutto il territorio dell’Unione allo stesso modo, come anche l’introduzione di nuove regole che rafforzano e favoriscono l’accesso alla giustizia e incoraggiano gli Stati membri a implementare servizi di sostegno e protezione concentrati nello stesso luogo è una condizione necessaria ma non sufficiente

Ma è necessario lavorare in parallelo alla radice del problema per abbattere, attraverso educazione, conoscenza e formazione, stereotipi e pregiudizi radicati e ancora troppo diffusi nelle nostre società. La violenza di genere rappresenta il punto di arrivo di comportamenti favoriti da un terreno culturale retrostante fertile, nel quale si conserva e si propone un’immagine della donna stereotipata, fonte di squilibri e discriminazioni insopportabili. Stereotipi e pregiudizi che si ritrovano spesso anche nelle sedi chiamate ad intervenire a tutela delle vittime di violenza di genere, come questure e aule giudiziarie nelle quali al centro del dibattimento, come imputato, finiscono le vittime che vengono spesso rappresentate come la causa della violenza subita.

Infine, sul tema delle risorse, non basta scrivere leggi in cui si rende obbligatoria l’istituzione di centri di antiviolenza attivi 24 ore su 24, 7 su giorni su 7, linee telefoniche dedicate formazione continua di operatori coinvolti nei vari livelli di assistenza alle vittime di violenza se poi i bilanci degli Stati membri non prevedono risorse adeguate alla realizzazione di questi adempimenti.