
L’editoriale di TraMAs, pubblicato su “Sa Chida Sarda” il 1° marzo 2010, è dedicato alla legge regionale n. 1/2010 “Norme per la promozione della qualità dei prodotti della Sardegna, della concorrenza e della tutela ambientale e modifiche alla legge regionale 23 giugno 1998, n. 18 (Nuove norme per l’esercizio dell’agriturismo e del turismo rurale)”.
L’editoriale riporta giudizi che si rifanno alla lettera della legge, e sono condizionati dal contesto nel quale la legge stessa è stata approvata (unanimità in consiglio regionale, grande risalto sulla stampa e sulle televisioni). Non vi è alcuno sforzo comparativo, e non si pongono quesiti che problematizzano interi passaggi della legge. Ma andiamo con ordine. Si scrive nell’editoriale “Si punta inoltre ad incrementare la vendita diretta di questi prodotti da parte degli imprenditori agricoli ed in ultimo, ma non meno importante, favorire il consumo di alimenti privi di organismi geneticamente modificati (OGM)”.
La legge (art. 2, comma 1) recita: “La Regione promuove il consumo di prodotti tipici […] dando priorità a quelli di cui si garantisca l’assenza di organismi geneticamente modificati”. Questo significa che gli OGM sono ammessi. Solamente non hanno priorità. Si stravolge l’indicazione politica della precedente Giunta, secondo la quale nessun prodotto sardo doveva contenere OGM.
Si legge poi nell’editoriale: “Saranno […] ancora più restrittivi i requisiti che dovranno avere gli agriturismo per esser definiti tali e ci saranno severi controlli dei servizi preposti […] al fine di garantire l’applicazione delle disposizioni di legge”. I controlli ci dovevano essere anche prima. È una delle questioni più spinose. Ad oggi è difficile valutare l’importanza data al tema da parte della Regione Sardegna, nel senso che l’Amministrazione, ed in primo luogo coloro che la dirigono (Assessori) non sembrano attenti a prioritarizzare lo sviluppo di un sistema dei controlli efficace ed efficiente.
La stessa valutazione dell’effetto delle leggi regionali, dei provvedimenti attuativi, e dei vari capitoli di spesa di cui si compone il bilancio regionale, raramente viene effettuata. Tra le altre cose, è contestabile il fatto che il numero massimo di pasti somministrabili sia mensile invece che giornaliero. In questo modo diventa virtualmente impossibile, per esempio per i NAS (Nucleo antisofisticazioni) che gli agriturismi possano venire controllati. Se il numero è mensile, infatti, i controlli saranno compiuti sulle fatture emesse (pochissime) e non si potranno più fare appostamenti giornalieri per contare il numero di coperti.
Si scrive poi: “Da non sottovalutare […] il vantaggio per noi consumatori; si avvertiva infatti l’esigenza di maggiore trasparenza e di chiarezza, perché svariate volte ci hanno “spacciato” prodotti di importazione come primizie sarde: ricordiamo per esempio il maialetto in arrivo dalla Romania o la bottarga del Brasile venduta come prodotto oristanese, oppure a quanti di noi è capitato di trovarsi servito al tavolo di un agriturismo un bel piatto di gnocchetti Barilla?”. La legge non risolve assolutamente questo problema.
Come ha scritto Pietro Tandeddu: “Suscitano […] perplessità forme e modi con i quali si è inteso raggiungere l’obiettivo primario […] di favorire e promuovere il consumo delle produzioni regionali. Se mettiamo a confronto le vecchie norme sull’agriturismo e le ultime approvate, ci rendiamo conto che si compie un […] passo indietro. La lettera b) del secondo comma dell’articolo 2 della legge regionale n. 18 del 1998 recitava:’b) somministrare pasti e bevande costituiti prevalentemente da prodotti propri, ivi compresi quelli a carattere alcolico e superalcolico. Il requisito di cui sopra si intende soddisfatto anche attraverso l’integrazione parziale di prodotti provenienti da altre aziende agricole sarde collegate per l’esercizio delle attività agrituristiche….”
Ora essa è sostituita dalla seguente: ‘b) somministrare pasti e bevande costituiti da prodotti di propria produzione o provenienti da fornitori iscritti all’elenco regionale, compresi i prodotti a carattere alcolico e superalcolico…’. Emerge con tutta evidenza che decade il principio di prevalenza prima dettato per i prodotti aziendali, indebolendo il legame con l’azienda ed il territorio […]. Potrebbe obiettarsi che, comunque, vige l’obbligo della fornitura di alimenti provenienti dai fornitori iscritti all’elenco regionale, ma, guarda caso, non vi è alcuna norma che definisca senza margini di dubbio che cosa debba intendersi per prodotto regionale. Pertanto, se maggiore certezza potremo avere, in presenza dei dovuti controlli, sull’origine regionale di un prodotto fresco, la norma consente invece che possano essere somministrati prodotti trasformati, realizzati sì in Sardegna, data la localizzazione degli impianti, ma con materie prime di importazione. Questo sta a significare che negli agriturismi potremmo mangiare salumi prodotti con carni di maiali olandesi o danesi, o emiliani”.
Vi sono poi altra novità introdotte dalla legge, come la costituzione dell’osservatorio regionale della concorrenza od il concreto operare dei fornitori iscritti all’albo regionale, che suscitano forti perplessità riguardo il loro concreto svilupparsi. Per quanto riguarda l’osservatorio regionale per la concorrenza, sarebbe più opportuno affrontare in maniera organica la questione del rispetto della normativa sugli aiuti di stato e sul rispetto della normativa europea in materia di concorrenza, piuttosto che istituire un osservatorio che, come tanti altri, probabilmente non funzionerà mai.
Per quanto riguarda i fornitori, se il giorno di ferragosto un agriturismo ogliastrino ha bisogno di 50 agnelli IGP, e nell’elenco ci sono solamente due fornitori di agnello IGP aperti, a sassari, che praticano l’oligopolio e fanno pagare la carne il doppio del prezzo di mercato, cosa dovrebbe fare l’agriturismo? Andare sino a Sassari a comprare agnelli a prezzi esorbitanti?
In definitiva, non si può condividere l’opinione dell’editorialista, che scrive “trovo che questa legge sia di fondamentale importanza (e non è un caso che sia stata approvata all’unanimità, senza differenze di schieramenti politici) perché dà nuova linfa ad un settore, quello dell’agricoltura, che nella nostra regione ha un potenziale immenso ma ancora scarsamente sviluppato”. I problemi degli agricoltori, dei pastori e dei contadini sardi non verranno risolti con questa legge. Anzi.
