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BOLOGNA E NAPOLI PER LA SCUOLA PUBBLICA. E CAGLIARI?

June 10th, 2013  |  Published in Cagliari, In evidenza, Interrogazioni/Mozioni/Ordini del Giorno, Politica

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A Bologna il 26 maggio un referendum consultivo, osteggiato da quasi tutte le forze politiche e sociali, ha stabilito che il comune non deve finanziare le scuole private e che, invece, bisogna concentrare i propri sforzi sulla scuola pubblica. Trovate tutte le informazioni su http://referendum.articolo33.org/

A Napoli, con una deliberazione di giunta dell’anno scorso, il Comune ha deciso, pur di continuare a garantire un servizio nelle scuole dell’infanzia, di sforare il patto di stabilità. Il principio seguito è che gli obblighi costituzionali vengono prima degli obblighi di bilancio. La Corte dei Conti della Campania, con una recente pronuncia, ha dato ragione al Comune di Napoli.

Ed il comune di Cagliari? Al fine di avere notizie precise, ho predisposto una interrogazione a risposta scritta, che vi propongo, che è stata sottoscritta anche da Giovanni Dore. Vi propongo anche il materiale, non completo, che ho raccolto finora, così che possiate farvi voi autonomamente un’idea.

A Cagliari abbiamo tantissimi anziani, e tanti giovani che abbandonano la città. Tante giovani coppie non possono permettersi i costi stellari degli asili nido e delle scuole dell’infanzia. Uno dei compiti del pubblico, in Sardegna, dovrebbe essere quella di favorire la presenza di scuole dell’infanzia e asili nido.

Enrico Lobina

 

 

 

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA A SINDACO, ASSESSORE ALLA CULTURA E PUBBLICA ISTRUZIONE E ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI

Oggetto: Asili nido e scuole dell’infanzia comunali e finanziamento alle strutture private

Premesso che :

     l’art. 31 della Costituzione stabilisce che “la Repubblica […] protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”

     l’art. 33 della Costituzione stabilisce che “la Repubblica detta le norme generali sull’istruzione e istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti a privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”;

     il Sindaco, nelle dichiarazioni programmatiche, afferma che “la nostra azione di governo in materia di politiche scolastiche si muoverà lungo le due direttrici del potenziamento dei servizi e del sostegno mirato alla programmazione didattica, sulla base di parametri oggettivi da definire insieme a chi lavora e opera ogni giorno nella scuola in modo da rispondere in modo efficace alle criticità dei singoli territori. In particolare intendiamo per quanto riguarda il primo punto, ovvero il potenziamento dei servizi, potenziare la scuola dell’infanzia ponendoci come obiettivo quello di soddisfare la richiesta d’accesso presente in modo più diffuso possibile nel territorio, grazie anche a un razionale recupero degli spazi e quindi liberando le risorse ore investite in contratti di locazione. Si punterà alla massima estensione possibile del tempo pieno e si cercherà di soddisfare nel mondo più diffuso possibile la richiesta di iscrizione nelle scuole comunali. Solo un dato esemplificativo della situazione attuale: su un totale di 3528 alunni solo 433 sono in scuole dell’infanzia comunali, 1865 in quelle statali e ben 1230 in strutture private. Considerata l’importanza della scuola dell’infanzia all’interno del sistema educativo e formativo soprattutto nei quartieri disagiati, si punterà, in sinergia coi lavori pubblici, a una celere soluzione delle situazioni critiche a livello infrastrutturale in modo da permettere l’istituzione di nuove sezioni e anche di aprire spazi da destinare alle attività extracurriculari. Inoltre daremo il nostro supporto all’elaborazione di un modello flessibile per le scuole dell’infanzia sulla base degli studi e delle esperienze già in atto;

     Nella deliberazione n. 228/2012 del 21/11/2012 (Stato di attuazione del programma) vengono descritti due interventi che riguardano la scuole dell’infanzia. Il primo riguarda le scuole dell’infanzia comunali ed una convenzione con gli ordini religiosi, prorogata per l’anno in corso. Il secondo punto riguarda le scuole dell’infanzia private, e riporta la notizia del rinnovo della convenzione con le 27 scuole d’infanzia private.

La stessa deliberazione riporta la descrizione degli interventi, svolti dal servizio politiche sociali, relativi ai “servizi prima infanzia”

   Vi è un’alta dispersione scolastica nel Comune di Cagliari, la quale può essere contrastata con un netto miglioramento dell’offerta e della qualità degli asili nido e delle scuole dell’infanzia;

–      Dal punto di vista demografico, il Comune di Cagliari presenta un indice di vecchiaia estremamente alto, che rende urgente interventi a favore delle giovani coppie;

    Il potenziamento dei servizi prima infanzia e delle scuole dell’infanzia, visti i costi che le famiglie devono sostenere, rappresentano un serio ostacolo alla realizzazione di azioni positive per le giovani coppie;

–      Risultano delle convenzioni con strutture private sia per quanto riguarda gli asili nido che le scuole dell’infanzia;

Constatato che:

–      a Bologna, il 26 maggio 2013, si è tenuto un referendum consultivo, il cui quesito era: “quale, fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole dell’infanzia paritarie a gestione privata, ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia?

a)      utilizzarle per la scuole statali;

b)      utilizzarle per le scuole paritarie private”.

     Stefano Rodotà, presidente onorario del comitato Articolo 33, promotore del referendum, ha dichiarato: “Appoggio un’iniziativa non aggressiva nei confronti dei privati e rispettosa dei diritti e degli obblighi della Repubblica. Le scuole private si possono liberamente istituire senza oneri per lo Stato, è un principio della Costituzione. Sempre la Costituzione prevede che sia la Repubblica a istituire le scuole statali, di ogni ordine e grado. E quando ci sono difficoltà economiche, bisogna prima di tutto garantire le risorse per le scuole statali”;

     Che il referendum ha visto la netta prevalenza della opzione A.

Annotato che :

     La Giunta comunale di Napoli, con la deliberazione n. 673 del 31 agosto 2012, approvò una delibera con la quale si consentiva la nomina delle insegnanti di scuola dell’infanzia e di asilo nido per garantire il funzionamento della scuola, l’accoglimento delle iscrizioni, la qualità del servizio. Ad una lettura semplificata, il comune non avrebbe potuto farlo per via un buco di bilancio, consolidatosi nel tempo, molto rilevante e una spesa per il personale superiore al 50% dell’intera spesa.

     Tuttavia, vi sono funzioni tutelate dalla Costituzione che non possono essere disattese per motivi di contenimento della spesa pubblica. Questo riguarda l’inserimento degli alunni disabili e la garanzia del servizio comunale rivolto ai nidi e alle scuole dell’infanzia. Sulla base di queste considerazioni, il Comune di Napoli ha deciso di procedere affermando che i vincoli sulla spesa pubblica sono un vincolo per tutti ma che circa il raggiungimento degli obiettivi fissati dal parlamento c’è un’autonomia dell’ente locale.

    La Corte dei Conti della Campania, il 28 maggio 2013, ha licenziato una pronuncia che interpreta in modo avanzato una parte di legislazione in materia di contenimento della spesa e di autonomia degli enti locali: i vincoli di bilancio non possono mettere in discussione i diritti costituzionalmente garantiti, che devono essere erogati anche se in deroga al patto di stabilità. La Corte dei Conti ha ritenuto che «non ci sono i presupposti per l’esercizio dell’azione di responsabilità» nei confronti del comune di Napoli sul caso dell’assunzione delle maestre, il cui servizio, a detta della Corte, è essenziale e di primaria importanza. In sostanza, Napoli – con una spesa complessiva per il personale superiore ai limiti di legge e, quindi, nella teorica impossibilità di poter assumere anche in modo precario- ha ben fatto ad assumere al 1 settembre 2012 le maestre – come recita la sentenza della Corte – «per garantire la continuità dei servizi educativi della scuola dell’infanzia e degli asili nido comunali», anche se in spregio alla normativa in tema di patto di stabilità, «in forza – continua la sentenza – di una legittimazione proveniente da ragioni di necessità di assicurare un servizio essenziale e infungibile» per i cittadini. Quindi, pur dentro ai vincoli della finanza pubblica, è legittimo difendere prerogative che la Costituzione affida ai Comuni sul versante dei servizi e dell’educazione.

Tutto ciò premesso e considerata, si interrogano il Sindaco e gli Assessori competenti:

–      per conoscere l’andamento della frequenza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia comunali, statali e private negli anni 2011 e 2012, e le prospettive per i prossimi anni;

     per conoscere, dal punto di vista finanziario, le spese o il contributo che il Comune di Cagliari ha stanziato, ed effettivamente speso, rispetto agli anni 2010, 2011 e 2012, riguardo gli asili nido e le scuole dell’infanzia comunali, statali e private, nonché le prospettiva per i prossimi anni;

     per conoscere quanto delle spese, o del contributo stanziato ed effettivamente speso, sia riferibile a fonti di finanziamento regionale, e quanto a fonti di finanziamento comunali;

     per sapere come, negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia a vario titolo sostenute dal Comune di Cagliari, avvengano le assunzioni del personale;

     per sapere se, nelle annualità 2010, 2011 e 2012 sono stati effettuati dei controlli negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia a vario titolo sostenute. Se sono stati effettuati, quali tematiche hanno affrontato e quali ne sono stati gli esiti;

     se non ritenga opportuno, alla luce dei risultati del referendum di Bologna, aprire una discussione di fondo sulle politiche comunali riguardanti gli asili nido e le scuole dell’infanzia, volta al miglioramento, quantitativo e qualitativo, dell’offerta formativa pubblica, mediante una progressiva diminuzione del finanziamento alle strutture private ed un potenziamento delle strutture pubbliche;

     se non si ritenga opportuno prendere in considerazione, per servizi considerati essenziali per la comunità, lo sforamento controllato di alcuni parametri del patto di stabilità, così come compiuto dal Comune di Napoli nella deliberazione discussa in premessa.

Enrico Lobina

Giovanni Dore

 

 

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