Francesco Tirro, che milita a Napoli in Potere al Popolo, mi ha chiesto di esprimermi su Potere al Popolo, sul risultato elettorale, sulle criticità e le prospettive.
Gli rispondo pubblicamente, perché sono sicuro che gli fa piacere, e perché più il dibattito è collettivo, meglio è.
Rispondo in modo poco ordinato, ma se Potere al Popolo è disposta davvero a prendere in considerazione quanto dice un militante cagliaritano, che il 18 non sarà a Napoli, posso anche provare a scrivere qualcosa di più articolato. Sto scrivendo, infatti, dopo quasi 14 ore di seguito passate a difendere 34 lavoratori dal licenziamento.
Io credo che il risultato di Potere al Popolo in Italia sia negativo, e lo sia ancora di più in Sardegna. Abbiamo praterie di fronte a noi, e non le usiamo.
In Europa occidentale ci sono organizzazioni e persone che ci riescono: Podemos, France Insoumise, il Labour.
Non credo sia stato utile riproporre un linguaggio e, in alcuni casi, una liturgia molto lontana dal sentire e dalla vita del popolo, sia esso quello sardo o quello italiano.
In Sardegna si è voluta eliminare la questione sarda dal novero degli argomenti da affrontare: è come imporre ai giocatori di una squadra di calcio di non discutere della loro posizione in campo. Ed i risultati si sono visti. In ogni caso, si è preso l’impegno ad affrontare il tema in appositi “laboratori” subito dopo le elezioni. Come ho detto in alcune riunioni di potere al popolo, io mi iscrivo a questi laboratori, spero che vengano convocati quanto prima e che prendano anche delle posizioni chiare in tempi ragionevoli.
Ma torniamo a Potere al Popolo Italia.
Bisogna scegliere: il popolo o la “sinistra”? A me personalmente viene l’orticaria quando sento la parola sinistra.
Populismo e mutualismo sono per me due fari. O, se non vi piace la parola populismo, possiamo anche dire che dobbiamo essere “popolari”, ma la sostanza non cambia.
Allo stesso tempo, se ci si presenta alle elezioni dobbiamo sapere che ci si candida per governare e, quindi, dobbiamo avere un progetto di governo e, quindi, fare alleanze sociali e politiche per governare. O, almeno, proporle ed averle chiare in testa. Altrimenti si finisce a prendere qualche punto percentuale in più di Casa Pound.
Dobbiamo essere nelle piazze ed essere fautori di un “ordine nuovo”. Piazza ed ordine, insomma. Dobbiamo attaccare i corpi intermedi ed egemonizzarli, e costruire una organizzazione autonoma, che si autosostenta.
Se facciamo tutto questo alle prossime elezioni, in Sardegna ed in Italia, possiamo rinascere.
Le elezioni non sono tutto, ed infatti a questo giro il circolo nel quale milito ha scelto di non partecipare, ma se si vuole contare nella società da essa, e dalle sue regole, non si può prescindere. Altrimenti si fa solamente lavoro culturale e sociale, il quale è assai positivo, ma è una cosa diversa.
Vi sono una marea di elementi che non sono esaminati in questo scritto, i quali dovrebbero esserlo. Uno su tutti: il Movimento 5 Stelle oggi in Italia ed in Sardegna.
PS. Mi permetto di essere così duro perché stimo Francesco, e perché lo sono stato per Cagliari Città Capitale quando abbiamo preso il 2,45%, nelle stesse elezioni comunali in cui i partiti comunisti e tanti sovranisti ed indipendentisti sostenevano il PD ed il suo candidato. http://www.cagliaricittacapitale.com/it/2016/06/21/sulle-elezioni-di-cagliari-sulle-elezioni-e-su-cagliari-citta-capitale/