Pensieri di un sindacalista
Cercando foto della Federatzione Sarda Metalmecanicos (perché non pensiamo a chiamare in sardo i nostri sindacati?), mi sono imbattuto in una frase di Pierre Carniti.
Ho conosciuto Pierre Carniti solamente mediante libri sulla storia d’Italia e sul movimento dei lavoratori. L’esperienza unitaria di allora dei metalmeccanici è stata, in una fase storica molto diversa dalla nostra, la risposta dei lavoratori verso chi voleva dividerli e sconfiggerli. Complice una fase storica mutata, ci sono poi riusciti.
La frase di Pierre Carniti suonava così: “ad un’intera generazione l’impegno sociale e sindacale è apparso più bello del denaro, del successo pubblico, dell’entrata nel mondo del censo e del Potere tradizionale”.
Nella Funzione Pubblica CGIL, almeno in quella sarda (quella italiana la conosco poco, ma sono fiducioso), ho conosciuto persone così. E’ innegabile che ci siano le mele marce, ma non è di questo che parliamo. Parliamo di un contesto completamente cambiato.
L’altro giorno parlavo con un compagno sindacalista, che stimo ed a cui sono legato, che a un certo punto mi ha chiesto: “perché, tu non lo vorresti un incarico da 600 euro in più al mese?”. Gli ho risposto di no, ma non so se ci ha creduto.
Lavoro in regione dal 2007, non ho mai avuto un incarico (non l’ho mai chiesto e mai mi è stato proposto), e penso sia un errore che mi abbiano messo in un posto dove quello che ho studiato serve a ben poco, ma poco importa.
Il fatto è che nel mondo di oggi sono io quello strano, perché non sgomito, magari facendo la forca a qualche collega, per un incarico.
Ecco, la CGIL deve far emergere un altro senso comune: c’è qualcosa di diverso oltre il denaro.
C’è qualcosa di sbagliato anche nei Cinque Stelle quando affermano “con noi chiunque può diventare un deputato od un senatore”. Lo dicono non per affermare che “anche la cuoca può fare il commissario del popolo”, come sosteneva la buonanima di Lenin, quanto per dare alla singola individualità l’assicurazione che può accedere al successo pubblico ed al potere anche se non ne ha le caratteristiche comunemente intese.
Alle mie colleghe e colleghi, alle compagne e compagni delegati di base ed iscritti CGIL, vorrei dire che ha ragione Pierre Carniti, e che anche per noi l’impegno sociale e sindacale deve apparire più bello del denaro e del successo pubblico. Perché effettivamente è così! Cosa c’è di più bello di lavorare per la propria comunità, la propria classe?
La fine dei partiti storicamente vicini alla CGIL (e mai vicini a me), sta proprio nella scelta compiuta di “entrare nel mondo del censo”. Ecco, questo è un punto su cui la CGIL, che va a congresso, deve esprimersi una volta per tutte: buttiamo a mare questa gente!