Christian Solinas ha stravinto le elezioni del 2019. Ha stracciato i suoi avversari, principalmente il centrosinistra.
Sono passati 15 mesi. In mezzo c’è stato il coronavirus, che segnerà questa legislatura. Ma i sardi hanno già capito che non c’è trippa per gatti. L’indice di gradimento di Solinas è già al minimo, ma soprattutto non c’è nessuna speranza, nessun disegno di una Sardegna diversa, che dia lavoro, istruzione, servizi.
Da ultimo la gestione della sanità, e di tutta l’emergenza coronavirus, è stata ridicola. La scarsa densità, e la forte autodisciplina delle sarde e dei sardi, ha permesso che non si sviluppassero focolai, a parte quelli degli ospedali e delle RSA (Residenze Sanitarie Assistite).
Ora coloro che ancora qualche giorno fa erano eroi, gli operatori della sanità, hanno dichiarato lo stato di agitazione e lo sciopero, anche solo per non ritrovarsi, tra qualche mese, esattamente come ci siamo ritrovati a marzo. Guarda qui. Qualcuno darà risposte?
Lasciando per un momento ad altri spazi e momenti l’analisi della situazione in Italia e nel mondo, anche alla luce di un nuovo capitalismo (il capitalismo della sorveglianza), pensiamo alla Sardegna. La nostra terra, la patria dei sardi.
Il partito degli affari ha governato in modo continuo per tutta la seconda repubblica, a parte l’eccezione di Renato Soru (che pure faceva affari, ma ha governato con una visione) e di qualche singolo assessore che resisteva.
Centrosinistra, centrodestra sono termini vuoti, se la realtà la leggi con quegli occhiali.
Il modello di sviluppo, il riequilibrio territoriale, l’inquinamento che stiamo lasciando in eredità ai sardi per i prossimi 3 secoli, il lavoro con diritti, la salute per tutti, sono al massimo titoli giusti per una conferenza stampa, e buoni per la campagna elettorale.
Vito Biolchini e Paolo Maninchedda, dai loro blog hanno lanciato e discusso l’idea di un CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) sardo, il quale metta insieme tutti, sulla base di 4/5 posizioni politiche e programmatiche. Sono d’accordo. Sono d’accordo per alleanze con chi è diverso da me, se sono sicuro che posso contare e non saremo carta da parati.
È qua il centro: costruire una opposizione di massa, popolare, a Solinas e a chi sta al governo. Strutturare una proposta di governo con un consenso di massa, comprensibile a “tzia Maria”, come mi suggerisce spesso Gigi Marotto (@mororosso su twitter).
L’opposizione che sta in consiglio regionale non aiuta, e pure avrebbero mezzi, risorse finanziarie (non infinite, ma più delle nostre) e visibilità.
Un paio di punti li propongo:
- Il riconoscimento del principio di autodeterminazione di ogni popolo, compreso quello sardo, il quale avviene con un processo democratico;
- la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile;
- il principio di pari dignità e rappresentanza, a partire da quella femminile.
Una opposizione di massa, popolare, con una proposta di governo. Una compagine in cui sia chiaro che chi ha avuto precedenti esperienze, chi è “marchiato”, deve essere generoso e portare consensi, idee, proposte. Ma non deve guidare. E penso innanzitutto a me stesso, senza alcun egocentrismo.
Una opposizione di massa, popolare, deve avere terminali territoriali e terminali sociali. Quali? Come?
C’è poi un campo politico, che in tutta l’Europa occidentale esiste e resiste, ma in Italia ed in Sardegna no: il campo di chi sta con chi campa del proprio lavoro, o di chi un lavoro non ce l’ha. Il campo di chi sta col popolo, contro le élite. Una gamba fondamentale del CLN sardo: associazioni, circoli, sindacati, movimenti, non sentono il bisogno di una rappresentanza politica? Esiste una questione sarda, o si è completamente affossata in nome di quel cosmopolitismo di cui Gramsci si faceva enormi beffe?