io voglio scegliere

Firmiamo i referendum. Sfruttiamo la partecipazione democratica che ci viene lasciata

Sul sito dedicato del Ministero di Grazia e Giustizia è possibile firmare gratuitamente alcuni referendum abrogativi recentemente presentati da diversi gruppi promotori. I più interessanti sono due: quelli che riguardano la legge elettorale statale e quello che riguarda l’autonomia differenziata.

Si può firmare on-line solamente se in possesso di SPID, che mi pare stia ormai entrando nella vita quotidiana di milioni di cittadini italiani.

In un momento storico in cui il voto viene rifiutato dalla maggioranza degli elettori, sfruttare ogni spazio di democrazia diretta a partecipativa ridà senso ad una idea di democrazia che si rafforza ogni giorno e vive di relazioni quotidiane basate sul confronto costruttivo, se necessario conflittuale, per migliorare come comunità.

La democrazia referendaria non è ancora deliberante, è solo abrogativa, ma dare il segnale a chi sta in parlamento ed al governo grazie al voto di una minoranza, che ancora c’è partecipazione democratica, serve.

I primi quesiti firmati sono quattro e riguardano la legge elettorale per il rinnovo della Camera dei Deputati e del Senato. Il risultato dei referendum sarebbe rimettere in discussione una legge elettorale che non permette di scegliere liberamente i propri rappresentanti. Non proprio il massimo in un paese in cui molti non hanno più voglia di andare a votare, e sono molti di più di quelli che effettivamente poi si rifiutano.

Il primo quesito prevede l’abolizione del voto congiunto obbligatorio, che permetterebbe di eliminare una norma farlocca per cui tu dai il voto ad una lista, ma forzatamente anche ad un candidato di un collegio uninominale che magari non sopporti.

Il secondo quesito è l’abolizione delle soglie di sbarramento. Le soglie di sbarramento hanno aumentato invece che diminuito la frammentazione politica, ed hanno lasciato senza rappresentanza milioni di votanti. Nessuno può dire il contrario. Perché non abolirle?

Il terzo quesito chiede l’abolizione di ogni privilegio nella raccolta delle firme per la presentazione dei candidati. Perché chi sta in Parlamento, ed ha soldi e risorse, non deve raccogliere le firme per presentarsi alle elezioni? Dovrebbe essere permesso il contrario, al massimo. In ogni caso, con questa norma tutti devono raccogliere le firme.

Il quarto quesito prevede l’abolizione delle pluricandidature, che permettono agli apparati di partito di predeterminare, in modo importante, la composizione del parlamento.

La legge elettorale è una legge fondamentale perché stabilisce le regole del gioco. I partiti fanno finta di dimenticarsene, sino a quando non compiono qualche blitz.

Dimenticati dal Servizio pubblico, questi referendum hanno una vita difficile, e sono dimenticati anche da quei corpi intermedi, per esempio i sindacati, che pure chiedono una legge sulla rappresentanza che realizzi il semplice e rivoluzionario principio “una testa un voto”.

Li ho firmati tutti. Ed ho firmato anche il referendum abrogativo contro l’autonomia differenziata del Ministro Calderoli. È una legge che permetterebbe di continuare il saccheggio del Sud italia e delle isole, a favore dell’area tosco-padana. Un saccheggio che va avanti dall’unità d’Italia e, per quanto riguarda la Sardegna, anche da prima.

La riforma Calderoli, infatti, non è una riforma dello Stato, non propone nessuna forma di federalismo, anzi, va insieme al premierato.

Questo referendum verrà usato per fare male al governo Meloni, ma la soluzione non è certo tornare a come era prima, perché anche prima, appunto dall’Unità d’Italia, il sud e le isole vengono saccheggiate a favore del centro, sia esso in Italia o in Europa.

Un segnale, coi referendum abrogativi, può essere dato. Firmiamoli e facciamoli firmare.