gremiule rosa o azzurro

Grembiule rosa o azzurro? – di Alessandra Fantinel

In numerose scuole dell’infanzia pubbliche è consuetudine utilizzare il grembiule.

Pare non ci sia una normativa di riferimento e che ogni scuola sia dotata di un regolamento che ne stabilisce l’eventuale utilizzo. Non è un caso però che all’inizio dell’anno scolastico nei negozi specializzati e in quelli non specializzati, ma che trattano articoli per la scuola, ci sia un brulicare di modelli per tutti i gusti.

La varietà delle sopravvesti è infatti notevole: a quadretti o senza, rosa, azzurri, celesti, senza o con “logo” di un protagonista di un cartone animato. Su questi ultimi notiamo che abbinati allo sfondo rosa i personaggi sono “femminili” quali le Lol, Winks o Minnie, per quelli con lo sfondo celeste o azzurro sono presenti Spiderman, Batman o altro supereroe. Se per caso ci troviamo in prossimità di una scuola dell’infanzia, alle ore 08:00 del mattino, incontriamo le bambine col grembiule rosa e i bambini con quello celeste/azzurro.

Concordo sul fatto che nelle scuole dell’infanzia l’uso del grembiule sia fortemente consigliato per le attività che si svolgono: attività ludiche artistiche nonché il pranzo in comune rappresentano i momenti in cui i bambini e le bambine non solo si sporcano ma talvolta macchiano i vestiti. Il grembiule serve per avvantaggiare i genitori nell’igiene quotidiana e rappresenta una barriera protettiva contro lo sporco.

Dal punto di vista educativo pare che uniformare gli studenti e le studentesse insegni l’uguaglianza: col grembiule non c’è differenza tra ricchi e poveri. Il grembiule evita inutili confronti tra marche.

Il grembiule inoltre trasmette “appartenenza ad un contesto” ossia ad una scuola o ad una classe, al pari di una divisa più utilizzata presso strutture private.

I vantaggi nell’utilizzo possono essere tanti ma non giustifica la differenza di colore. Non mi è mai capitato di incontrare una bambina che indossasse il grembiule azzurro o viceversa. Se a partire dalla scuola primaria, laddove si utilizza il grembiule, il colore è uniformato per maschi e femmine, perché il retaggio continua a persistere nella scuola dell’infanzia? Quale è la reale motivazione?

E’ perché rosa per le bambine e celeste/azzurro per i bambini? Sono gli stessi colori che si usano per annunciare la nascita (il fiocco) e sono gli stessi dei capi di abbigliamento per i neonati e le neonate. Per chi avesse maturato l’esperienza, per i/le lattanti i colori sono bianco, rosa, celeste o con qualche disegno: gli altri colori costituiscono una eccezione. Avete mai provato a regalare ad un neonato una tutina rosa? Se l’avete fatto e nessuno ha storto il naso costituite una bella eccezione. Invece, come sappiamo, il celeste o l’azzurro possono essere indossati dalle neonate. Per la mia esperienza quando vestivo mia figlia di celeste mi chiedevano puntualmente se fosse un maschio .……..

E’ evidente che la nostra società attribuisca un valore simbolico ai colori. Se andiamo avanti nella descrizione anche i giocattoli e le pubblicità presentano colori diversi a seconda che i/le destinatari/e siano maschi o femmine.

Ma ritorniamo ai nostri grembiuli: nessun/a Dirigente Scolastica vieterebbe ad una bambina che lo volesse di indossare il grembiule azzurro anziché rosa, né tanto meno (almeno spero!) nessun/a insegnante! Nelle aule delle scuole dell’infanzia i giochi sono a disposizione di bambine e bambini, non ci sono differenze nelle attività didattiche e in occasione delle recite i ruoli non sono pre-definiti dal genere di appartenenza. Pertanto è incomprensibile come questa consuetudine persista.

Non si rileva un effettivo vantaggio: se vogliamo insistere sull’utilizzo del grembiule per le motivazioni prima descritte va bene, così se vogliamo aggiungere un “logo” di un cartone animato ma evitiamo la distinzione maschio e femmina.

Non sottovalutiamo il fatto che questo rappresenta un costo aggiuntivo in famiglie in cui il primogenito è maschio e la secondogenita è femmina o viceversa: costringe loro ad un doppio acquisto quando magari potrebbero essere “passati” da fratello a sorella.  

Permettere ai bambini e alle bambine di utilizzare un grembiule diverso a seconda del genere crea e rafforza le differenze. Il ruolo della scuola dovrebbe essere quello di valorizzare le specificità delle persone e soprattutto creare persone libere da pregiudizi.

Personalmente ritengo che in quella fase della vita (dai 3 ai 5 anni) i bambini e le bambine debbano vivere nella “promiscuità”, intesa come condivisione. Così come devono poter accedere ai giochi che preferiscono così mi sembra assurdo non solo l’utilizzo di grembiuli diversi ma che ci siano i bagni distinti per maschi e femmine (e magari neppure uno per gli o le invalidi/e). In media nelle famiglie italiane c’è uno o due bagni per appartamento: il servizio igienico è condiviso dalla famiglia. Tutti vengono educati al rispetto e all’igiene: perché non fare questo discorso anche con gli studenti e le studentesse della scuola dell’infanzia? Non concordo con chi dice che i maschi siano meno “attenti” nell’utilizzo dei servizi: penso che tutti e tutte, educati/e al rispetto degli spazi comuni, si comportino in maniera simile.

Anche quello non è un modo per differenziare? La curiosità è naturale e non viene sedata dall’utilizzo di un bagno diviso… nel caso questa fosse la paura per l’utilizzo in comune dei servizi igienici!

Allora viva gli spazi comuni, viva il grembiule neutro o i capi di abbigliamento dipinti o colorati dai bambini e dalle bambine!