Tolo Tolo è l’ultimo film di Checco Zalone, nelle sale dal primo giorno del 2020. Zalone, in realtà Luca Pasquale Medici, ha portato al cinema, con questo film, 6 milioni di italiani e di sardi.
Ai primi di gennaio ci sono stato anche io.
Ho visto tutti i film di Zalone. Dopo 10 ore di lavoro, impegno, sbattimenti, un film di Zalone ci sta? Si, ci sta.
Sono film che mi hanno sempre divertito. Questo un po’ di meno, è meno intrattenimento rispetto agli altri. Ma è comunque spassoso.
Medici ha avuto coraggio: coraggio ad affrontare, in chiave nazional-popolare, le migrazioni. Per la vita di tutti i sardi, e degli europei del sud, è riflessione quotidiana. Chi non ha un fratello, sorella, un parente stretto migrante?
Questo però avviene nel momento in cui ci mettono in testa che c’è l’invasione, non si bene di chi per fare cosa, soprattutto in Sardegna.
Un amico cagliaritano impiegato di banca mandato in esilio a Bosa mi raccontava che da qualche anno i suoi clienti gli dicevano: “c’è l’invasione dei negri”; “arriveranno gli zingari a rubarci il lavoro e le donne”….e lui pensava: “ma se non c’è nessuno a Bosa!, a parte i turisti due mesi all’anno”; “ma se non ce ne sono immigrati”; “ma se gli unici che si muovono sono i bosani che partono!”.
In mezzo a questa bolla c’è il film di Zalone. E’ più vicino alla commedia di Alberto Sordi ed alle gag dei film di Vanzina, piuttosto che alla fantastica commedia all’italiana, ma va bene così.
Rispetto ai film di Vanzina, ed è un tratto di tutti i suoi film, Zalone non fa
della donna un oggetto sessuale. Onore al merito. L’ipersessualizzazione è un
fenomeno di costume di massa che non ci fa neanche godere dell’amore.