Gigi Marotto, Alessandra Fantinel, Marco Cordeddu ed il sottoscritto hanno inviato ai segretari generali sardi di CGIL, CISL e UIL la lettera che potete leggere qui di seguito
Lettera aperta ai Segretari Generali di CGIL, CISL e UIL della Sardegna. La nostra Isola merita di più.
Salviamo la Sardegna.
Occorre una mobilitazione generale del Popolo Sardo.
Carissimi Segretari,
siamo lavoratrici e lavoratori militanti sindacali. Siamo Sardi i quali vogliono che le loro figlie, figli e nipoti possano continuare a vivere in Sardegna nel XXI secolo e vorremmo poter contribuire a farlo con responsabilità e con il nostro lavoro. Poco meno di due anni e mezzo fa hanno avuto luogo le elezioni regionali, che hanno visto un’altissima percentuale di non voto, le quali hanno consegnato la guida della Sardegna, con una vittoria netta, al candidato Presidente Christian Solinas e la sua coalizione.
Dopo due anni e mezzo, la pandemia ha messo a nudo tutti i limiti di una maggioranza e di una Giunta nata su basi di potere partitici e del tutto inadeguata a fronteggiare sia l’emergenza sia i nodi strutturali che da almeno un decennio condizionano lo sviluppo dell’economia sarda, cosi come il DDL 107 e la questione delle Provincie evidenziano, mettendo a nudo la totale assenza di una visione riformatrice moderna e utile. Si evidenzia, anzi, un inutile e dannoso profilo restauratore.
Infatti a fronte della oggettiva necessità di rinnovare lo Statuto, ormai datato (ricordate la battaglia unitaria per l’assemblea costituente) ed all’urgenza di ridisegnare la pubblica amministrazione sarda (abolizione della LR 1/77 etc.) si è preferito mettere in soffitta ogni discussione di alto profilo, e passare alla proliferazione delle Province, senza che ne siano state modificate le funzioni, alla proliferazione delle ASL, alla chiusura di un tentativo di ragionare unitariamente di un’area urbana di 450.000 abitanti (area metropolitana di Cagliari), e di lasciare morire ogni seria politica in materia di trasporti, esterni ed interni, e di diritti dei Sardi in generale. A ciò si aggiunge, come ciliegina di una torta indigesta e che fa vomitare, il DDL 107, che distorce ogni divisione dei compiti tra la politica e l’amministrazione nella struttura regionale, accentra tutto nelle mani del Presidente, istituisce un harem di consulenti profumatamente pagati (compresa la moltiplicazione dei CdA, stiamo parlando di centinaia di posti) di donne e uomini che si dedicheranno più a cercare voti e rafforzare clientele piuttosto che dare risposte ai Sardi del XXI secolo, e cioè le future generazioni. Una spesa enorme, dati i tempi, ed un risultato immorale, che grida vendetta e che dovrebbe far riecheggiare, in ogni occasione pubblica, l’urlo: “onestà, onestà, onestà” di berlingueriana memoria.
Le statistiche e gli studi, da Bankitalia al Censis ed altri centri di ricerca, collocano la Sardegna nei fanalini di coda di tutte le classifiche (natalità, dispersione scolastica, disoccupazione giovanile e di genere, crisi apparato industriale, energia, trasporti, servizi di welfare) solo per citarne alcuni, confermano qst quadro a tinte fosche.
Per non parlare la gestione disastrosa della pandemia, sia nei suoi aspetti strettamente sanitari (attività di prevenzione, di controllo, di organizzazione sanitaria e, da ultimo, la disastrosa esperienza di “sardi e sicuri” e della campagna vaccinale) ha solamente acuito la sfacelo del sistema sanitario sardo (che copre metà del bilancio e che potrebbe diventare un fiore all’occhiello per l’isola) e la totale assenza di un disegno di rilancio economico.
La legge urbanistica, di per sé scellerata, è stata quasi completamente bocciata dal governo, non c’è una vera transizione energetica verso il concetto di “emissioni zero”, ed i comparti primario e secondario sono allo stremo, in alcuni casi scomparsi. Neanche sui ristori si assiste ad un disegno complessivo e lungimirante di accompagnamento finanziario alla fuoriuscita dalla pandemia.
I partiti, soprattutto quelli di opposizione, sono assenti, i consiglieri inermi, l’informazione è supina, ma il popolo Sardo è sofferente.
Sta alle più grandi organizzazioni sociali della Sardegna prendere subito e ora l’iniziativa di proposta e di lotta. La Sardegna e i suoi figli non possono aspettare la fine della legislatura.
I Sindacati Confederali unitariamente prendano l’iniziativa, per avviare un confronto con imprese, università, ricerca e organizzazioni no profit.
Per queste ragioni è necessaria, urgente e utile l’alleanza per la mobilitazione e la lotta che chieda e proceda alla convocazione di uno sciopero generale per:
– Approvazione bilancio di previsione 2021;
– Dimissioni del Presidente;
– Convocazione elezioni Regionali anticipate secondo il disposto dell’ordinamento vigente;
Salviamo la Sardegna
Cagliari, 14 maggio 2021
Gigi Marotto, Alessandra Fantinel, Enrico Lobina, Marco Cordeddu
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