Fabio Atzeni è un funzionario regionale, un delegato della FP CGIL, ed un quartese di adozione, da anni impegnato a monitorare, vivere e migliorare la terza città della Sardegna. Lo fa anche in modo collettivo, con l’associazione Atòbiu. A Quartu tra qualche mese ci saranno le elezioni, e la città avrebbe bisogno di una rivoluzione. Lui la vuole fare, a cominciare dal tema che qua discute. Buona lettura, e dategli una mano.
Al momento delle elezioni i cittadini lasciano una delega in bianco al politico di turno sperando nella capacità dello stesso di amministrare e confidando nella possibilità di rivalutarlo alla successiva chiamata elettorale.
Il rappresentante il più delle volte non opera sulla base di un programma predisposto e condiviso con il cittadino e assume scelte e decisioni che derivano dalla sua formale posizione in seno alla Amministrazione ma che non sono collegate al mandato specifico ricevuto dal cittadino.
Questa spoliazione di potere che di fatto si manifesta nei confronti dell’elettore ha prodotto numerose situazioni paradossali; il politico che viene eletto con un determinato orientamento politico ma che, dopo aver litigato con la propria maggioranza, accetta di portare avanti il mandato con la parte politica avversa, oppure l’amministratore che rimane nel suo ruolo nonostante ritardi e dilazioni dannose per i cittadini.
È indispensabile pertanto riannodare i fili del rapporto tra eletto ed elettore in modo da recuperare questo gap di rappresentanza pericolosamente perduto. Anzi forse è proprio necessario un nuovo patto di rappresentanza.
Dal punto di vista soggettivo, l’aspetto fondamentale è indubbiamente quello della valutazione del profilo del candidato sia in termini di conoscenza/capacità, sia in termini di etica.
Dal punto di vista oggettivo il più importante strumento, che dovrebbe consentire di valutare la fiducia del cittadino verso il candidato, è il programma elettorale.
Tralasciando l’aspetto soggettivo, di cui parleremo in altra occasione, il programma elettorale dovrebbe contenere le strategie del candidato e caratterizzarsi per scelte concrete, raggiungibili e prioritarie nella amministrazione della cosa comune.
Il lavoro fatto sul programma elettorale può fornire una cartina al tornasole di quanto l’amministratore si possa concentrare sulle attività utili o concrete oppure sulla generalità di esse; può fornire il grado di coinvolgimento dei vari attori sociali; può mettere in evidenza la volontà di fornire trasparenza, logiche partecipative e attenzione verso tutti gli strati di popolazione.
Negli ultimi anni assistiamo alla predisposizione di programmi elettorali perché ciò costituisce un adempimento: programmi elettorali illeggibili per quantità di pagine ma privi di contenuti, programmi elettorali senza cuore nè anima, programmi elettorali presentati il giorno prima delle elezioni e copia di altri già presentati.
Ai cittadini questo non basta più e chiedono programmi caratterizzati e costruiti con i contributi di idee e di contenuti degli elettori nella importantissima fase preelettorale.