capitalismo della sorveglianza

Shoshana Zuboff, “Il capitalismo della sorveglianza”

Shoshana Zuboff è una professoressa americana che ha dedicato gli ultimi decenni a studiare la forma contemporanea di capitalismo, che si nutre, convive e modifica le altre: il “capitalismo della sorveglianza”.

“Nel 2008 due […] professori hanno calcolato che una lettura accettabile di tutte le ‘norme e condizioni’ che ognuno incontra in un anno sarebbe durata 76 giorni lavorativi pieni”[1].

Venti anni fa la rete era il mezzo post-moderno per realizzare la libertà. Oggi nessuno avrebbe il coraggio di ripeterlo.

Shoshana Zuboff dimostra come, in un contesto di “nuova razionalità neoliberista”[2], i dati che lasciamo nelle nostre attività on-line ed off-line sono la materia prima che permette ad enormi aziende di indirizzare i consumi e di “predirli”, arrivando a modificare i nostri comportamenti, cioè i comportamenti degli individui, dei gruppi e di intere popolazioni.

Il libro parte dalle origini di questo fenomeno ed arriva sino al 2017, anno in cui fu scritto.

Ma cosa è il capitalismo della sorveglianza?

“1. un nuovo ordine economico che rende l’esperienza umana una materia prima gratuita per pratiche commerciali nascoste di estrazione, predizione e vendita;

2. una logica economica parassita nella quale la produzione delle merci e dei servizi è subordinata a una nuova architettura globale della trasformazione comportamentale degli individui e delle masse;

3. una disonesta mutazione del capitalismo caratterizzata da una concentrazione di ricchezza, sapere e potere sconosciuto nella storia umana; […]

5. una minaccia significativa alla natura umana nel XXI secolo così come il capitalismo industriale è stato una minaccia per il mondo naturale nel XIX e XX secolo”[3].

Progressivamente, e con forza a partire dalla crisi del 2008-2009, “google” ed un’altra manciata di aziende riesce ad elaborare dati sui nostri comportamenti che diventano “servizi” da vendere a chiunque sia disposto a pagare. Così come agli inizi della rivoluzione industriale le regolamentazioni sul lavoro minorile o sull’ambiente non esistevano, allo stesso modo oggi sostanzialmente non esiste un quadro normativo che ci difenda.

In più, è cambiata la “qualità” del capitalismo con cui ci confrontiamo, il quale agisce sui nostri desideri e comportamenti. Non c’è più differenza tra “mercato” e “società”, tra “mercato” e “persona”.

Un limite: il tomo della Zuboff fornisce numeri, documenti ufficiali ed ufficiosi, studi e analisi, relativi sostanzialmente al “solo” mondo europeo ed anglosassone.

Le realtà cinesi, per esempio quelle dei “social credit system” viene solamente accennata, così come quella russa.

Democrazia e libertà non sono concetti fermi e statici. Democrazia e libertà, se vogliamo sia concetti pieni di senso, nel XXI secolo hanno bisogno di risposte nuove. Il libro dedica qualche pagina alle proposte, che si possono racchiudere nell’esigenza di regolamentare ciò che oggi regolamentato non è.


[1] La traduzione è mia, in quanto ho letto il libro in lingua originale. Shoshana Zuboff, The age of surveillance capitalism – the fight for a human future at the new frontier of power, PublicAffairs, New York 2019.

[2] Pierre Dardot, Christian Laval, La nuova ragione del mondo – Critica della razionalità neoliberista, DeriveApprodi, Bologna 2013

[3] Libera traduzione dall’inglese.

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