cultura sardegna

Siamo tutti padri, o c’è anche qualche figlio?

Keki Ladu sostiene, giustamente, che nel mondo della cultura e della politica sarda tutto vogliono essere padri, e nessuno vuole essere figlio. Non si creano le scuole, non si formano “intellettuali collettivi”.

Dal punto di vista culturale, ci ha provato negli ultimi 25 anni anni la Fondazione Sardinia, di cui mi onore di fare parte. Dal punto di vista politico, ProgRes sta faticosamente, anche insieme al progetto di Helis, realizzando una organizzazione non leaderistica. Ci sono poi tanti esperimenti di attivismo sociale assai interessanti, per esempio Sa Domo de Totus di Sassari.

Ma si tratta di casi singoli, non sistematici.

Oggi però voglio nominare e ricordare brevemente, da vivi, perché è che queste cose si devono fare una volta che si passa a miglior vita, due “babbi” di cui dovremmo tutti essere figli, anche se magari non condividiamo tutto quello che hanno scritto, detto o fatto. Quando mai i figli hanno seguito in tutto e per tutto i padri?

Il primo che voglio ricordare oggi è Mario Puddu, il secondo Mauro Maxia.

Mario Puddu ha ininterrottamente dedicato 4 ore e mezzo della sua vita, dal 1981 circa ad oggi, alla preparazione e stesura del “Ditzionàriu de sa limba e de sa cultura sarda”. L’unico, vero, grande dizionario monolingue sardo. Il Ditzionàriu è descrittivo, non normativo, e risente del fatto che è un’opera sostanzialmente di una persona sola, ma è una delle opere più importanti del XX e XXI secolo, almeno per la Sardegna.

Se la lingua sarda scompare completamente, e fra 200 anni non ci sarà neanche più un parlante, sarà comunque possibile, tra 400 o 500 anni, ricostruire il sardo, a partire dall’opera di Mario Puddu.

Per chiunque non sia madrelingua sardo e voglia conoscere il sardo il Dizionario di Mario Puddu è insostituibile. Esso è anche uno schiaffo fortissimo alle Università di Cagliari e Sassari, per tutto quello che avrebbero potuto fare e non hanno fatto.

Se un giorno riusciremo a sostituire la statua di Carlo Felice a Cagliari, e metterla in un bel museo, al suo posto dobbiamo mettere Mario Puddu!

Mauro Maxia è autore di decine di libri sul sardo, il gallurese, il corso, ed oltre che lingusitica e filologo è anche storico, ha lavorato sui condaghi e su altri aspetti della storia sarda. Da ultimo ha pubblicato il monumentale “I nomi di oltre ottomila nuraghi – diffusione e significato”.

Qua lo voglio omaggiare e ricordare, però, perché se l’istituto comprensivo di Perfugas è l’istituto comprensivo che ha realizzato il miglior progetto, organico, qualificato, pluriennale (tuttora in corso) progetto per inserire il sardo nel percorso formativo, lo si deve sostanzialmente a lui.

Oggi se volessimo portare il sardo in orario curriculare in tutte le scuole, dall’infanzia alla scuola media primaria, sapremmo come fare.

Chi si ritrova, si riconosce, si identifica, con una comunità, individua in questa comunità dei padri, dei maestri, degli esempi. Facciamolo.