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Gli Stati Uniti e il loro dittatore speciale

January 2nd, 2011  |  Published in Accademia, Asia

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“Gli Stati Uniti e il loro dittatore speciale”, di Pepe Escobar (traduzione di Enrico Lobina), in http://www.atimes.com/atimes/Central_Asia/GE17Ag01.html, pubblicato su http://www.resistenze.org/sito/te/po/uz/pouz5e25.htm, 2005

“Sono onorato di essere di nuovo in Uzbekistan. Ho appena avuto una lunga, interessante e utile discussione con il presidente … l’Uzbekistan è un paese chiave nella coalizione globale contro il terrorismo. E io ho portato al presidente i migliori auguri del Presidente Bush ed il nostro apprezzamento per il monolitico supporto nella guerra al terrorismo … I nostri rapporti sono forti e devono crescere ancora più forti”.
Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, Taskent, febbraio 2004


L’esercito del dittatore islamico dell’Uzbekistan Karimov, che lo scorso venerdì ha aperto il fuoco su migliaia di manifestanti non armati a Andijan, nella valle del Ferghana, è stato rifornito da Washington negli ultimi anni di centinaia di milioni di dollari (solamente nel 2002 200 milioni di dollari) – tutto in nome della “guerra al terrorismo”.
Non vedrete, quindi, il Segretario di Stato della Casa Bianca Condoleezza Rice denunciare Karimov. Non sentirete molti funzionari di Washington che chiedono libere elezioni in Uzbekistan. I precedenti uomini forti delle colorate, “rivoluzionarie” Georgia, Ucraina e Kyrghizistan erano mostri che dovevano essere rimossi per far prevalere la “libertà e la democrazia”. Lo stesso per il dittatore della Bielorussia. Non Karimov. Lui è il “nostro” dittatore: il Saddam Hussein dell’Asia centrale è un uomo di George W. Bush.

“O con me o contro di me”
Questo è ciò che accadde a Andijan. Ventitre uomini d’affari locali – che arrivarono sino allo sciopero della fame – sono stati sotto processo sino a febbraio, accusati di “terrorismo islamico”. Erano parte di Akramia, un piccolo movimento islamico la cui piattaforma privilegia il successo economico piuttosto che il fondamentalismo ideologico o religioso. Poco dopo aver fondato una compagnia di costruzioni – e pare anche una cassa mutua – per aiutare la gente locale a creare posti di lavoro, gli uomini d’affari vennero arrestati.
Washington ha inserito l’Islamic Mouvement of Uzbekistan (IMU) tra le organizzazioni terroristiche. Hizbut Tahrir (HT) – che condanna la guerra santa – potrebbe ben presto seguire, poiché Washington segue sempre le indicazioni di Karimov. In Uzbekistan, ogni opposizione contro il sistema di Karimov è considerata terrorismo. Karimov incolpa HT e non meglio specificate organizzazioni legate ad al-Qaeda per una serie di attentati.

L’HT rifiuta veementemente tali accuse (l’IMU è responsabile per le bombe di Tashkent nel 1999). Secondo Alison Gill di Human Reghts Watch in Uzbekistan, l’apparato di sicurezza di Karimov ha represso violentemente l’HT, ma adesso anche Akramia è un obiettivo.
Il gruppo (Akramia NdT) venne fondato nel 1992 da un maestro di matematica, Akram Yuldashev, ed è nei fatti una costola di HT.

E’ molto popolare tra i giovani relativamente istruiti della valle del Ferghana – poiché promuove un legame diretto tra uno stile di vita onesto, pio e islamico ed il successo economico. Amplificando la tradizione islamica della zakat, Akramia insiste che parte dei profitti devono essere dedicati all’aiuto dei poveri e di coloro che ne hanno bisogno.

Yuldashev è stato in prigione a partire dal 1999. Sua moglie, una testimone della difesa al processo, ha con forza negato che gli insegnamenti di Akramia incoraggiassero la sovversione politica: ha tutto a che fare con la libertà economica.

Lo scorso martedì, manifestanti esasperati vicini ai 23 uomini d’affari hanno organizzato un raid per liberarli, prendendo possesso del centro locale di amministrazione – e molti hanno chiesto le dimissioni di Karimov. Secondo i dimostranti, se essi non avessero agito in quel modo, i 23 sarebbero stati condannati, torturati o ammazzati: ecco come agisce il sistema Karimov.

Il giorno dopo è arrivato il bagno di sangue. Galima Bukharbaeva, sul sito dell’Institute for War and Peace Reporting, ha descritto una colonna di personale armato che sparava a volontà – e non provocato – ai dimostranti. Almeno 500 sono stati ammazzati, compresi donne e bambini, e più di 2000 feriti. La popolazione ha protestato con rabbia contro la corruzione del sistema di Karimov, che ritiene colpevole delle loro misere condizioni di vita. Karimov ha dato la colpa ai “gruppi terroristici”. La Casa Bianca lo ha ripreso parola per parola.
Sette decenni di sistema sovietico hanno impresso la loro impostazione ateistica sull’Uzbekistan. Questo non è il paradiso islamico. La talibanizzazione è in un vicolo cieco (e questa è la ragione per cui l’IMU è solo una setta minore). L’unica vera religione nazionale è la vodka – capace di alleviare anche i problemi economici. La maggioranza delle donne a Tashkent usa il trucco e la minigonna con stivali a tacco alto. L’HT predica un jihad pacifico. La repressione del sistema di Karimov è costante. Tutte le organizzazioni musulmane e anche le moschee devono essere registrate. Gli sceicchi hanno bisogno di un permesso emesso dal governo. Se non preghi in una moschea riconosciuta dallo stato e hai la barba lunga, il turbante tradizionale o il hikab, puoi andare in prigione.

Un trono impregnato di sangue
Quando l’Uzbekistan divenne una repubblica indipendente nel 1991 Karimov operò un classico cambiamento di facciata dell’imperatore: fuori l’apparato comunista, ecco il presidente; fuori Marx, Lenin e Stalin, ecco Tamerlano. Karimov, faccia di pietra e occhi vacanti, è il nuovo Tamerlano – senza lo spirito di conquista però (Tamerlano costruì un impero che andava dall’Egitto alla grande muraglia in Cina).
Il leggendario, ultimo comandante nomade delle pianure dell’Asia centrale aveva l’abitudine di ordinare l’erezione di piramidi di teschi dopo le battaglie, così da terrorizzare meglio la popolazione soggiogata. Karimov si affida a collaudati metodi di tortura “controinsurrezionali”, con accenti macabri e creativi (immersione nell’acqua bollente). Egli ha una volta dichiarato, sotto registrazione, che gli islamisti dovrebbero essere ammazzati con una pallottola nella fronte – esattamente come molti feriti potrebbero essere stati uccisi ad Andijan dall’esercito uzbeco, secondo alcuni testimoni.

Nel 2004, Human Rights Watch ha pubblicato un libro con più di 300 pagine di studi sui casi di tortura in Uzbekistan. Uno degli obiettivi chiave delle torture è consegnare ai servizi segreti Usa prove dei collegamenti tra l’opposizione uzbeca – ogni tipo di opposizione – e al-Qaeda e gli altri “gruppi terroristi”. Il sistema Karimov considera terrorista ogni tipo di opposizione.

Tutto in Uzbekistan è clanico, in senso sovietico, e controllato da Karimov. Praticamente ogni pollice quadrato in ogni quartiere (mahalle) in Uzbekistan è sotto la sorveglianza dei così detti “White Beards” – gli informatori del sistema. L’unica debolezza di Karimov è sua figlia. Gulnara Karimova, la prima, possiede, praticamente, il paese – aziende, compagnie telefoniche, agenzie di viaggio, i nightclubs dove la minuscola élite al potere balla la techno russa. Nel paese abbonda il gas, il petrolio e il cotone – ma la maggioranza dei 26 milioni di uzbechi vive con meno di un dollaro al giorno. La moneta – il som – è virtualmente senza valore: 0,0007 euro. Cambiare valuta a Tashkent può diventare un’operazione di guerra che dura sino a un’ora.

Rosebud
Se Orson Welles potesse rifare Citizen Kane (Citizen Karimov?) , Rosebud sarebbe Khanabad. Khanabad rappresenta plasticamente l’ironia del periodo post-guerra fredda. Era la più grande base aerea sovietica durante la guerra in Afghanistan degli anni ’80. Adesso ospita gli statunitensi – e serve apparentemente per aiutare nella “guerra al terrorismo” in Afghanistan.

La “relazione speciale” tra Washington e Tashkent cominciò a metà anni novanta, durante l’amministrazione Clinton. Nel 1999, i berretti verdi stavano attivamente preparando le forze speciali uzbeche. Khanabad non ha niente a che fare con l’Afghanistan: Bagram si prende cura del paese. Però Khanabad è fondamentale in quanto è una delle basi chiave per l’accerchiamento del Great Middle East di Bush, o, per porla sotto un’altra prospettiva, dell’arco magico del petrolio e del gas del Middle East/Caucasus/Central Asia. E’ stata data in affitto al Pentagono per soli sette anni, dato che il contratto terminerà a fine 2008.
Karimov, quindi, è una pedina essenziale nella grande scacchiera del petrolio e del gas, così come Hamid Karzai in Afghanistan. Inevitabilmente, ci saranno più rivolte nell’impoverita valle del Ferghana, che ha raggiunto alti livelli di disagio. Karimov ancora una volta darà carta bianca al suo esercito finanziato dagli statunitensi. La Casa Bianca rimarrà muta. Il Cremlino rimarrà muto (o la chiamerà la “rivoluzione verde” – dei fondamentalisti islamici, come ha fatto a Andijan). I media allineati rimarranno muti: si immagini il furore degli stessi se ciò che è accaduto a Andijan fosse accaduto nel Libano mentre le truppe siriane erano ancora nel paese.

Gli uzbechi nel Ferghana non saranno giudicati come un popolo che legittimamente combatte per la libertà e la democrazia: saranno chiamati terroristi. E Rumsfeld continuerà a coltivare una “relazione privilegiata” con Rosebud Karimov.

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