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Cagliari porto nucleare. Il Comune cosa fa? Un’interrogazione

November 20th, 2014  |  Published in Cagliari, Interrogazioni/Mozioni/Ordini del Giorno, Politica

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COMUNICATO STAMPA

Oggetto: Cagliari porto nucleare. Il Comune cosa fa?

Sabato 13 dicembre una manifestazione, a Cagliari, continuerà la mobilitazione popolare contro le basi militari, culminata recentemente nella manifestazione di Capo Frasca.
La politica, per ora, non ha ottenuto nulla. Che ruolo vuole avere il Comune di Cagliari?
Nel febbraio 2000 abbiamo scoperto che in Italia ci sono 11 porti cittadini, tra i quali quello di Cagliari, classificati come “a rischio nucleare” in quanto passibili di ospitare navi e sommergibili a propulsione nucleare in transito. Il sindaco Delogu, informato dal Prefetto, confermò la notizia in Consiglio Comunale, precisando che gli eventuali sommergibili o navi nucleari in transito avrebbero potuto sostare in rada e non nei moli.
La Marina Militare Italiana ha predisposto il “Piano di emergenza per le navi militari a propulsione nucleare in sosta” ospitabili negli 11 porti, delegando le Prefetture nel predisporre quelli per le relative popolazioni interessate e nel renderli pubblici.
La Prefettura non l’ha mai reso pubblico. Perché? Il Comune cosa fa? L’abbiamo chiesto al Sindaco con un’interrogazione, che si allega. L’interrogazione fa seguito ad una dello stesso tema, presentata da Enrico Lobina, rispetto alla quale ancora non si ha avuto una risposta esauriente.

L’indignazione e le mobilitazioni che nei mesi scorsi, a partire dalla manifestazione di Capo Frasca e fino allo sbarco dei carri armati nel porto civile di Cagliari dell’altro giorno, hanno dimostrato che il tema delle servitù militari è sentito dalla popolazione.
Nel 2006 la mozione n. 40, presentata in consiglio comunale e firmata anche dall’allora consigliere e attuale Sindaco Massimo Zedda chiedeva al primo cittadino di allora di contattare il Prefetto e il Ministero della Difesa e di pretendere che il porto di Cagliari e la sua rada venissero esclusi dall’elenco di porti autorizzati al transito di natanti a propulsione nucleare.

Bisogna dare seguito a quella mozione. Altrimenti la coerenza viene meno. Con questa interrogazione intendiamo fare chiarezza.
Cordialmente,
Enrico Lobina

Giovanni Dore

Ferdinando Secchi

 

 

Interrogazione al Sindaco di Cagliari sul piano di salvataggio in caso di emergenza nucleare.

Premesso che:
– Risale al febbraio 2000 la notizia che in Italia ci sono 11 porti cittadini, tra i quali quello di Cagliari, classificati come “a rischio nucleare” in quanto passibili di ospitare navi e sommergibili a propulsione nucleare in transito ;
– Nel giugno dello stesso anno l’allora Sindaco Delogu, informato dal Prefetto, ha confermato la notizia in Consiglio Comunale, precisando che gli eventuali sommergibili o navi nucleari in transito possono sostare in rada e non nei moli;
– La Marina Militare Italiana ha predisposto il “Piano di emergenza per le navi militari a propulsione nucleare in sosta” ospitabili negli 11 porti, delegando le Prefetture nel predisporre quelli per le relative popolazioni interessate e nel renderli pubblici ;
– Il D.L. n. 230/1995 (Capo VII, art. 36 e seguenti) pone le istituzioni prefettizie in obbligo di informare i cittadini circa le misure di sicurezza prese in materia di sicurezza sanitaria in caso di rischio nucleare e di pericolo di esposizione radioattiva degli stessi ;
– Nel maggio del 2005 il Prefetto di Sassari ha reso pubblico il Piano di Emergenza nucleare per i territori coinvolti dalla base atomica di La Maddalena. Lo stesso anno il Prefetto di Cagliari ha rinviato la pubblicizzazione del Piano di emergenza di propria competenza, sottolineandone la non urgenza dato che per il biennio 2005-2006 il porto di Cagliari sarebbe stato ancora inidoneo a ospitare navi e sommergibili nucleari né in porto né in rada, mancando le strutture logistico-operative di cui dotarsi con lavori appositi nello stesso biennio;
– Ad oggi, passati 6 anni dalle scadenze indicate dal Prefetto, ancora non è stato reso pubblico alcun piano di sicurezza e salvataggio.
Considerato che:
1. Un piano su incidenti di unità militari a propulsione nucleare per essere efficace deve utilizzare standard di sicurezza ispirati a quelli delle centrali nucleari ad uso civile. Deve, quindi, essere tagliato sulle caratteristiche demografiche e morfologiche specifiche del territorio. Deve, infine, ipotizzare che l’emergenza sia uno stato di normalità e deve essere adeguatamente coperto finanziariamente;
2. Il “Piano Nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche” pone come priorità la trasparenza e la rapidità nella comunicazione delle informazioni sia in fase di prevenzione che in caso di incidenti nucleari ;
3. Un piano di emergenza, fino a quando non sia conosciuto dai soggetti che devono praticare le procedure previste da esso previste, anche se la Prefettura lo avesse approntato, è da ritenersi inesistente. La popolazione deve sapere preventivamente cosa fare e a chi rivolgersi qualora il rischio divenga realtà. Non basta la sola informazione. La prefettura deve dare prova della qualità del piano e della efficienza delle sue tutele. L’efficienza si esamina anche praticando le necessarie esercitazioni ;
4. Alcuni dei piani de-secretati in passato, ad esempio quelli relativi al “caso La Maddalena” o quello di Taranto, sono stati ritenuti da diversi tecnici ed esperti in materia di sicurezza e di fisica nucleare assolutamente insufficienti. De-secretare i contenuti di questi documenti serve anche a poterli correggere per migliorarli ;
5. È del tutto evidente che quando si parla, anche per ipotesi, di incidenti di tipo nucleare si parla della salute di tanti cittadini messa a repentaglio per molti anni e in poche ore ;
6. Uno dei compiti del Sindaco di una città è quello di tutelare la salute dei suoi cittadini.
7. Per svolgere al meglio questo compito il sindaco deve conoscere lo stato di salute della popolazione, deve prendere provvedimenti se le condizioni ambientali sono invivibili, se esistono pericoli incombenti e, per la direttiva Seveso (recepita in Italia con il DPR 17 maggio 1988, n. 175), deve informare la popolazione dei rischi rilevanti cui è sottoposta ;
8. I punti precedenti di queste considerazioni, nonché, tutte le premesse e il dispositivo che segue, erano già oggetto di una mia interrogazione fatta al Sindaco nel settembre del 2012;
9. Allora il Sindaco rispose che avrebbe avuto bisogno di tempo per confrontarsi col prefetto per poi farci avere riscontri sulle questioni poste;
10. Da allora sono passati due anni e due mesi ma non è stato fornito nessuno dei riscontri promessi;
11. L’indignazione e le mobilitazioni che nei mesi scorsi, a partire dalla manifestazione di Capo Frasca e fino allo sbarco dei carri armati nel porto civile di Cagliari dell’altro giorno, hanno dimostrato che il tema delle servitù militari è sentito dalla popolazione ed è tutt’altro che di matrice minoritaria;
12. nel 2006, la mozione n.40, presentata in questo consiglio cittadino e firmata anche dall’allora consigliere e attuale Sindaco Massimo Zedda chiedeva al primo cittadino di allora di contattare il Prefetto e il Ministero della Difesa e di pretendere che il porto di Cagliari e la sua rada venissero esclusi dall’elenco di porti autorizzati al transito di natanti a propulsione nucleare;

 

Tutto ciò premesso e considerato, si interroga il Sindaco:
• Sulla conoscenza o meno, da parte dell’Amministrazione, dell’esistenza di un piano di sicurezza e salvataggio in caso di incidente nucleare nella città di Cagliari ;
• Sulle azioni che si intendono compiere ne caso non se ne fosse a conoscenza;
• Sulla possibilità di rendere note le informazioni ricevute dal Prefetto davanti a questo Consiglio Comunale e alla cittadinanza cagliaritana.

 

Enrico Lobina
Giovanni Dore
Ferdinando Secchi

 

 

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