Care e cari,
sul mio sito non pubblico quasi mai articoli di altri. Oggi faccio una eccezione. Ho appena avuto modo di leggere lo studio di Onofrio Romano sulle fabbriche di Nichi. Ve lo propongo perchè credo che tutti coloro che militino a sinistra, in Sardegna e in Italia, possano e debbano riflettere a fondo sul rapporto che deve intercorrere tra leadership carismatica, formazione di una classe dirigente progressista e partecipazione di massa a fenomeni di trasformazione. Non è attraverso scorciatoie, nè in un senso che nell’altro, che la Sardegna e l’Italia troveranno la loro salvezza.
Buona lettura a tutti.
Enrico
Onofrio-Romano-Le-Fabbriche-di-Nichi
Gran bel saggio! Condivido in pieno l’analisi dei temi trattati dal Professore. Penso che politici come Vendola vadano immediatamente fermati perché stanno incubando nello schieramento del centro sinistra le peggiori forme di cesarismo care alla destra. Per onestà intellettuale devo però riconoscere che la colpa di questa deriva virtuale profondamente antidemocratica è anche dei coglioni come me che da tempo hanno smesso di frequentare le sezioni di partito e preferiscono cazzeggiare su Facebook per delle ore. Le sezioni dei partiti e le discussioni interminabili che vi si sviluppano sono il tempio di ogni vera democrazia e chi pensa di sostituirle con qualcosa di simile alle righe che adesso sto scrivendo non è degno di definirsi di sinistra. Per questo ho letto con un profondo fastidio, ovviamente sentendomi una merdaccia colpevole, la conclusione dello studio:
“ Il soggetto che lo abita non è in grado di sostenere la fatica della relazione: oscilla tra il narcisismo e l’eteronomia, due estremità apparentemente inconciliabili ma accomunate da un connotato di autismo che agevola la rimozione dell’Altro, della realtà, della necessità della mediazione. La Fabbrica permette a ciascun operaio di eruttare a piacimento (come il vulcano) e, al contempo, gli costruisce attorno un mondo conchiuso, artificiale che ne stimola il godimento. L’importante è fuggire dalla relazione discorsiva. Ovverosia, sfuggire alla politica”.
Il punto triste e dolente è che continuando a sfuggire alla politica stiamo diventando completamente schiavi di pochi delinquenti che oltre a stabilire se e come dobbiamo vivere vogliono anche persuaderci di essere noi i veri, consapevoli protagonisti delle scelte che contano veramente. Bisognerebbe riscoprire il gusto di alzare una tessera in aria per dire:” Io la penso così e voto così ed il compagno Segretario può andare a cagare”.