Giovedì 6 giugno racconteremo come è cambiata La Marina in questi 30 anni. Ci saranno tantissime personalità, oltre quelle in locandina, che con la loro presenza vogliono testimoniare di essere stati parte di un fantastico processo di inclusione e trasformazione del cuore di Cagliari.

Siete tutti invitati a venire e far partecipare. Sarà una bellissima serata. Vi propongo una scheda su Don Mario.

Enrico Lobina

Don Mario Cugusi è stato vicario, amministratore parrocchiale e infine parroco titolare di S. Eulalia, nel quartiere Marina, per trent’anni: dal 1980 al 2010. La Marina del 1980 era ancora quella del 1944-45. Il sindaco Cesare Pintus contava allora, nella cerchia urbana, 862 edifici distrutti dai bombardamenti e 1.647 edifici danneggiati.

Don Mario Cugusi è stato protagonista di una ampia e positiva trasformazione del quartiere. Non l’unico, ma certamente il più rappresentativo, associando nella sua persona e nel suo ministero le migliori esperienze sociali ed etico-religiose della popolazione.

La Marina oggi è un angiporto del Mediterraneo dove donne e uomini di diverse età, di diverse provenienze e di diverse religioni sono parte della medesima comunità. Non sappiamo quante altre città di porto del Mediterraneo possano avere l’orgoglio di affermarlo.

L’oratorio parrocchiale, ma in generale tutte le strutture educative, ricreativo-sportive, culturali o teatrali di Sant’Eulalia reinventate da don Cugusi, da lui accudite e sviluppate con un impegno quotidiano, e fra esse si segnala la scuola di alfabetizzazione degli extracomunitari, sono la sede centripeta di una variegata platea di soggetti che hanno cambiato – arricchendola – Cagliari.

La parrocchia ha funzionato come luogo di accoglienza, orientamento e accompagnamento, con una abilità di pedagogia civile che ha smorzato ogni rischio o pericolo che nell’angiporto di tutte le città importanti di mare l’immigrazione massiva da altri mondi e altre civiltà porta inevitabilmente con sé.

L’accoglienza dei migranti è un elemento caratterizzante del fattivo parrocato di don Cugusi. Sono arrivati giovani e coppie con bambini di mezzo mondo: non soltanto senegalesi, marocchini, cinesi e filippini; di più: egiziani,  pakistani, indiani, e anche malesi e indonesiani, dallo Sri Lanka e dal Bangladesh. Hanno riempito le case rimaste vuote. Molti uomini si sono fatti raggiungere da mogli e figli, ed i gruppi familiari si mostrano in vivace e colorata espansione. Mentre i bambini frequentano la scuola Satta alle elementari, o la scuola Manno alle medie, la sera sono ai campi dell’oratorio di Sant’Eulalia. Parlano l’italiano con lo slang cagliaritano.

In questa stessa prospettiva potrebbe collocarsi l’attività ecumenica – religiosa e sociale insieme – sviluppata dalla parrocchia di S. Eulalia. Si sono trovate forme nuove di collaborazione con la chiesa evangelico-battista che ha un insediamento storico alla Marina. Inedita è stata la fraternità spirituale e civica promossa da don Cugusi e dai suoi collaboratori con le comunità ortodosse (di obbedienza moscovita e bizantina) che si è estesa seguendo in particolare la via delle occupazioni lavorative di centinaia di badanti provenienti dai paesi slavi, ed anche quella con la comunità musulmana che compie i propri riti in via del Collegio.

Sul piano sociale meriterebbe rilevare, inoltre, quanto la parrocchia di S. Eulalia sia riuscita, in questi ultimi decenni che hanno registrato la dispersione delle giovani famiglie locali nei quartieri periferici della città o nell’hinterland, ad operare come raccordo delle memorie e delle frequentazioni, come dimostra il bellissimo fenomeno degli incontri periodici degli ex allievi dell’Asilo della Marina e delle Figlie della carità, che si saldano ai gruppi di ex piccioccus de crobi chiamati “marianelli” legati alla memoria della beata Giuseppina Nicoli e di suor Teresa Tambelli.

Sul piano strettamente culturale meritano rilievo alcune singolari ed efficacissime iniziative lanciate dall’inventiva di don Cugusi, che ha trasferito nel suo ministero religioso molto della sua lunga esperienza di insegnante di filosofia dei licei. Il riferimento è alla scuola popolare “Monsignor Romero”, per il recupero degli anni di studio perduti da molti cagliaritani costretti al lavoro in giovanissima età; al teatro posto a disposizione di gruppi scenici anche di altri quartieri della città; al cinema che per anni ha messo in cartellone pellicole cosiddette “d’essai”; al museo storico, che raccoglie dotazioni liturgiche e documenti d’archivio che riportano addirittura al Cinque-Seicento; ed ancora alla riscoperta archeologica operata nel sito storico della parrocchiale: stiamo ragionando su una parrocchia del XVI-XVII secolo, con presenze addirittura anteriori, salvata dai crolli e dall’instabilità, e recuperata nella profondità dei suoi tre livelli, oltre il carnaio amministrato per secoli dalla storica Congregazione del SS. Sacramento, fino alle prime colonne monumentali. Il quartiere e Cagliari, e tutta la Sardegna, hanno riscoperto se stesse. Prima ancora ci fu il cantiere del Santo Sepolcro, sito pregevole per l’archeologia e l’architettura.

Per queste ragioni abbiamo pensato di strutturare una serata, da tenersi presso la sala consiliare del Comune di Cagliari, dal titolo “I quartieri della città: la Marina e le sue trasformazioni negli ultimi 30 anni – Serata di riconoscimento civico a don Mario Cugusi per la trentennale (1980-2010) opera di promozione sociale, culturale ed ecumenica svolta nel quartiere della Marina. Sono previsti diversi interventi di persone che hanno collaborato con don Mario in quei decenni, nonché la proiezione di alcuni video.

A fine serata vi sarà la consegna di una targa di riconoscimento al merito a don Mario Cugusi da parte dei consiglieri comunali di Cagliari.