Maria Luisa Piras ha partecipato al festival dell’organizzazione giovanile di Syriza. Vi proponiamo le sue prime impressioni.
Enrico Lobina
IMPRESSIONI DA UN FESTIVAL
Ai primi di ottobre ho partecipato ad Atene al festival dei giovani di Syriza.
Ho ritrovato la città come l’avevo lasciata nel 2012, divisa in due: da un lato la parte turistica e istituzionale, ordinata, pulita, con negozi e locali pullulanti di stranieri, dall’altro solo quartieri con segni della crisi ovunque.
L’unico trait-d’union tra le due parti della città è il sistema del trasporti urbano interconnesso ed efficiente.
Ma ora vi racconto il festival, alla sua terza edizione.
Svoltosi in un’aerea molto vasta di un campus universitario, ha visto l’affollata partecipazione di persone di tutte le età. Il calendario comprendeva eventi culturali, politici , musicali, workshops, ma anche momenti di convivialità e socializzazione. Erano presenti stands dei vari movimenti sociali che in questi anni hanno lottato e attuato forme concrete di resistenza. Uno fra tutti, quello degli operai della Bio.me di Salonicco. Prima della crisi costruivano materiali per l’edilizia , ma di fronte alla prospettiva del licenziamento, sostenuti da un forte movimento di solidarietà in tutta la Grecia, hanno avviato al prima esperienza di autogestione del loro paese . Ora hanno una cooperativa, in cui tutti hanno gli stessi diritti con decisioni prese dall’assemblea generale.
Ma camminare lungo gli stands è stata anche un’occasione di confronto con parecchi compagni greci e, devo dire, che ho colto molta speranza nelle loro parole.
D’altro canto i sondaggi attribuiscono a Syriza il primo posto con il 29,8 % contro il 20.4 % di N.D. il partito del primo ministro A. Samaras.
E’ forte però anche la consapevolezza che se si dovesse andare al governo il percorso non sarebbe privo di insidie. I problemi da affrontare sono tanti e complessi e la bacchetta magica non esiste. Al di la di questo però c’è la voglia di provarci , di mettersi in gioco, di cercare di uscire dal tunnel. Il discorso cade anche sulla situazione della sinistra in Italia e in Sardegna, scuotono la testa quando dico che siamo in una fase di stallo e si rammaricano molto, anche perché sanno che la Grecia da sola può fare poco.
C’è bisogno di un’alleanza forte e diffusa in Europa, “ un’alleanza per rovesciare l’Europa” che, non a caso era anche il filo conduttore degli interventi di Landini, Iglesias e Tsipras, tutti e tre molto applauditi.
Landini, in particolare, si è fatto portavoce della determinazione della Fiom nel condurre una battaglia decisa senza esclusione di colpi. Quanto a Pablo Iglesias ho ascoltato il suo discorso con curiosità. Devo dire che non ho trovato tracce di ambiguità nel suo ragionamento, a dispetto di quanto pubblicato recentemente da alcuni organi di stampa. Ha espresso concetti in perfetta sintonia con gli altri due leaders. Mi sono fatta l’idea che il suo movimento cresciuto in fretta , abbia altrettanto rapidamente deciso da che parte stare.
Il discorso di Tsipras ha chiuso il festival. La folla ha sottolineato spesso con lunghi applausi i passaggi chiave del suo intervento.
Ma, come mi dicevano alcuni compagni greci seduti accanto a me, aldilà dell’innegabile carisma del leader di Syriza, non si trattava del tributo al personaggio, ma a un progetto collettivo costruito con fatica e abnegazione da una grossa parte della società greca.