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LE POLITICHE SOCIALI AL COMUNE DI CAGLIARI – UN INTERVENTO DI GISELLA TRINCAS

November 22nd, 2014  |  Published in Cagliari, In evidenza, Politica

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trincas

 

 

 

Ad un recente convegno Gisella Trincas ha presentato una relazione sulle politiche sociali del Comune di Cagliari. Ve la propongo. Credo sia necessario aprire un dibattito, e ringrazio Gisella, che ha cominciato.

 

 

Le politiche sociali della città di Cagliari le dobbiamo collocare, necessariamente, all’interno del quadro normativo di riferimento che la regione Sardegna si è dato.
La Legge 23 del 2005 “Legge di riordino delle funzioni socio-assistenziali”. Strumento che avrebbe dovuto farci fare il salto di qualità dalle “politiche riparatorie” (l’assistenzialismo appunto) alla “promozione e libero sviluppo della persona umana, alla sua partecipazione sociale, culturale, politica ed economica alla vita della comunità locale”
Questo in attuazione, con grande ritardo, dei principi costituzionali e della Carta Europea dei diritti fondamentali della persona.
La legge 23 quindi, per rispondere al dettato costituzionale, disciplina il sistema integrato dei servizi alla persona, attraverso l’attività di programmazione, realizzazione e valutazione dei servizi e delle prestazioni necessarie a favorire il benessere della persona e della famiglia che si trovano in situazione di bisogno.
Il sistema integrato dei servizi promuove i diritti di cittadinanza , la coesione e l’inclusione sociale delle persone e delle famiglie, le pari opportunità, attraverso la realizzazione di precise azioni di:
1) Prevenzione
2) Riduzione ed eliminazione delle condizioni di bisogno e disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autosufficienza.
Uno dei principi di indirizzo (tra i tanti) più significativi è l’integrazione delle politiche e degli interventi sociali con le altre politiche e gli interventi posti in essere per assicurare una risposta organica ed integrata ai bisogni che le persone incontrano nel corso della vita (casa, lavoro, formazione, relazioni sociali e affettive, cultura, tempo libero)
Spetta alla regione garantire l’equità, l’efficienza e la qualità del sistema.
Chi ha diritto ad accedere al sistema integrato dei servizi?
I cittadini italiani, i cittadini europei, i cittadini extracomunitari, gli apolidi e i rifugiati, i cittadini stranieri, i minori presenti sul territorio regionale, i cittadini sardi emigrati e le loro famiglie, le persone occasionalmente presenti o temporaneamente dimoranti in Sardegna, che si trovano in situazione di bisogno tale da richiedere interventi non differibili e non tempestivamente attuabili dai servizi territoriali competenti o dagli stati esteri di appartenenza.
Questo significa che chi è nella condizione di “senza fissa dimora” ma che abitualmente vive nel territorio comunale deve essergli data la possibilità di eleggere una propria residenza anagrafica convenzionale.
E il Comune deve intervenire laddove si manifesta la situazione di bisogno, in questo territorio, avvalendosi dell’azione di rivalsa verso i comuni o gli stati esteri di appartenenza.
Purtroppo la frase “non è di nostra competenza” è invece ricorrente e alle persone non resta che dormire nei cartoni, vicino alle chiese, alla stazione, nei giardini. E andare a mangiare (per fortuna) alla Caritas.
I Comuni sono chiamati, attraverso la legge 23, ad attuare servizi che riguardano:
• Misure di contrasto della povertà e di sostegno al reddito e servizi di accompagnamento per l’inclusione sociale
• Interventi di tutela dei minori in situazioni di disagio e di nuclei familiari in difficoltà
• Misure economiche e servizi per favorire la vita autonoma e la permanenza nel proprio domicilio di persone non autosufficienti
• Pronto intervento sociale per fronteggiare emergenze personali e familiari
• Interventi di accoglienza presso famiglie, persone e servizi semiresidenziali e residenziali
• Interventi per affrontare condizioni di dipendenza
• Prestazioni per l’inserimento e l’integrazione sociale di persone con disabilità fisica e psichica in attuazione della Legge 104
• Interventi in favore di persone sottoposte a provvedimento giudiziario in misura alternativa alla detenzione, in stato di bisogno e prive di risorse per il reinserimento e l’integrazione sociale.
Poiché è prevista la compartecipazione alla spesa da parte dei destinatari, la regione entro 6 mesi dalla legge doveva adottare un regolamento che stabilisse la quota di compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini destinatari degli interventi. E anche un regolamento che definisse le rette socio-assistenziali per le strutture
Ciò non è avvenuto e il Comune di Cagliari stabilisce la compartecipazione alla spesa, ma anche le rette per gli inserimenti nelle strutture, sulla base delle proprie disponibilità finanziarie.
La priorità degli interventi sociali integrati deve essere data alle persone in condizione di povertà o con limitato reddito, con capacità totale o parziale di provvedere alle proprie esigenze per inabilità fisica o psichica, con difficoltà di inserimento nella vita sociale e nel mercato del lavoro, e chi è sottoposto a provvedimenti dell’autorità giudiziaria.
Accade invece che proprie queste persone sono quelle che ricevono meno, a parte qualche piccolo intervento di natura economica sotto forma di sussidi o qualche ora di assistenza domiciliare, o ancora un intervento di legge 162 (per chi ha un disturbo mentale e il riconoscimento della condizione di gravità ai sensi della legge 104), che si sostanzia in un paio d’ore settimanali di affiancamento assolutamente insufficiente a rispondere ai bisogni complessi della persona.
La Legge 23, proprio per il contrasto alla povertà e le misure di sostegno al reddito, prevede l’istituzione del reddito di cittadinanza.
A quasi 10 anni dall’emanazione di questa importante e innovativa legge regionale, il reddito di cittadinanza è ancora una chimera. I poveri sono sempre più poveri e a loro si aggiungono i cittadini che perdono il lavoro, quelli che non lo trovano e che non hanno più i genitori in grado di mantenerli (ricordiamoci che le pensioni di reversibilità vanno solo ai figli minori o studenti e ai figli inabili. Chi vive in casa e non ha lavoro, alla morte dei propri genitori, perde l’unica fonte di reddito della famiglia)
Occorrerebbe istituire e incrementare, non solo il reddito di cittadinanza, ma anche il micro credito a zero interessi per le famiglie, per i singoli cittadini, per le persone che vogliono creare impresa.
Per quanto riguarda invece il sostegno ai minori con famiglie in difficoltà, va rafforzato il sostegno finanziario e psicologico alla famiglia di appartenenza, proprio per garantire al minore di restare all’interno della stessa famiglia e nelle relazioni affettive insostituibili.
In questo Cagliari ha una brutta macchia sulla sua coscienza (tra quelle da me conosciute direttamente) avendo strappato una bimba alla sua mamma e ai suoi affetti e una mamma alla vita. Storia questa dolorosa e assurda che poteva essere evitata col buonsenso di tutti i soggetti coinvolti e buoni servizi di sostegno.
Un altro aspetto che voglio sottolineare riguarda il diritto all’uguaglianza. I cittadini e le cittadine di Cagliari non hanno uguali opportunità. Vivere in un quartiere piuttosto che in un altro determina una diversa qualità della vita e rischio di esclusione sociale. L’amministrazione comunale quindi deve investire in quei quartieri che hanno più bisogno di giardini, di scuole, di palestre, di centri di aggregazione, di biblioteche, di cinema, di negozi, di opportunità culturali.
Mi spiace constatare che anche questa amministrazione, in questo senso, non ha cambiato passo. I proclami sono bravi tutti a farli ma i fatti sono altra cosa. I fatti cambiano i destini dei bambini, delle famiglie, degli uomini e delle donne.
Penso a cosa sarebbe questa città e altre, in Sardegna, se non ci fosse quel mondo straordinario costituito da centinaia e centinaia di donne e uomini della società civile, che si mettono in gioco quotidianamente, dedicando tempo e risorse, per costruire una società giusta e solidale.
Una città orientata al progresso civile, alla emancipazione dei suoi cittadini, al riconoscimento dei diritti di cittadinanza per tutti, alla pari dignità e opportunità, deve necessariamente intervenire, almeno su questi aspetti della vita comunitaria che costituiscono oramai emergenza sociale:
1) Piccoli alloggi immediatamente utilizzabili, per diverse tipologie di beneficiari, per tempi definiti in attesa di soluzioni più stabili o risoluzione dello stato di bisogno, per chi non ha casa e mezzi di sostentamento, per chi si trova nella necessità di allontanarsi temporaneamente dal proprio domicilio.

2) Luoghi di incontro e aggregazione sociale e culturale per tutti in tutti i quartieri della città

3) Un servizio stabile di pronta emergenza sociale (con la mappa delle risorse a disposizione) che sia in grado di intervenire anche al domicilio delle persone e ovunque si manifestino condizioni di bisogno sociale

4) Un sistema diffuso di nidi e scuole per l’infanzia (pubblico/privato) che garantisca l’accesso a tutti i bimbi a costi accessibili per le famiglie e gratuitamente per chi ha un reddito familiare inferiore ai 1.500 euro.

5) Un sistema diffuso di biblioteche pubbliche di quartiere e cinema di quartiere.

6) Un sistema diffuso di palestre pubbliche di quartiere accessibili gratuitamente a chi ha un reddito inferiore ai 1.500 euro

7) Un reddito di cittadinanza a tempo, con contestuale sostegno a percorsi di formazione, di riqualificazione professionale, di inserimento al lavoro.

8) Una quota di alloggi pubblici

Ci sarebbero una infinità di altre cose da mettere in evidenza che rimando ad altre opportunità di confronto.
Vi ringrazio.

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