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COMUNA NEL NETWORK EUROPEO DI TRANSFORM – L’ARTICOLO

February 11th, 2015  |  Published in In evidenza, Mondo, Politica, Sardegna

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Il network europeo Transform! ha pubblicato un articolo dell’associazione Comuna sul principio di autodeterminazione dei popoli. Transform! è un network che racchiude le fondazioni e centri culturali europei che fanno riferimento al GUE ed alla Sinistra Europea. Al GUE aderiscono Tsipras e Syriza, Iglesias e Podemos, e decine di altre organizzazioni. Con questo contributo apriamo un dibattito che, speriamo, porti risultati profondi.

Ecco il link:  http://www.transform-network.net/blog/blog-2015/news/detail/Blog/-5e8caea5ae.html

Vi proponiamo l’articolo nella sua versione inglese ed in quella in italiano.

Enrico

 

The European Left needs to understand left-wing self-determination movements

So far, the European Left has had serious problems distinguishing left-oriented self-determination movements from violent, nationalist or right-wing secessionist forces. When the question of sub-state, autonomist or independentist political movements is approached, some intellectual and political leaders of the European Left immediately associate it with phenomena such as the Northern League in Italy. This is all the more surprising if we bear in mind that, in 2014, self-determination movements have formulated some of the most interesting leftist political ideas and projects in Europe.

For instance, in 2014 the Scottish National Party (SNP) has succeeded in challenging the established order in the United Kingdom by focusing its pro-independence campaign around the topics of public health care, free education, the integration of immigrants and a more egalitarian society – topics that are dear to the European Left. They did this in a country, the United Kingdom, where no national party affiliated to the European Left exists. The Scottish national question was intertwined with key social questions that no other political force in the country has been willing or able to address. Why, then, should the default position of the European Left invariably be “we are against sub-state, self-determination movements”?

Political parties such as the SNP are not nationalist or chauvinist; in fact, they are no less internationalist than the parties of the European Left. They represent a solid majority within a nation (i.e. Scotland) and simply seek to detach themselves from polities dominated by a larger nation (such as the UK), where their interests are highly unlikely to be given sufficient representation due to the predominance of conservative (Cameron’s Tories) and inadequate social democratic forces (the Labour Party). The European Left should not take such polities for granted and consider them unchangeable – particularly if (as in the case of the UK) they are governed by political forces that cherish an abominable past of colonialism and conservatism.

The European Left should be able to imagine and support different political constructions that give better political representation to the peoples of Europe and that are functional to left-wing projects. It should seek cooperation with left-wing forces that challenge the centralized power of conservative state structures, be they in Scotland, Catalonia, the Basque Country, Ireland or Sardinia. The Irish party Sinn Féin and the Basque coalition Euskal Herria Bildu are already members of the European United Left/Nordic Green Left (GUE/NGL) in the European Parliament. Comparable political forces are emerging in Sardinia, where the coalition Sardegna Possibile received over 10% of the votes at the last regional elections (February 2014) and could now consolidate its position through an alliance with new, young left-wing formations. At a time when old state borders within the European Union matter less and less, the European Left should be open to similar self-determination movements that pursue a democratic, left-wing political project. And, if the political project is sound, it should endorse their struggle.

Marco Siddi, on behalf of Associazione Comuna

 

 

La sinistra europea ha bisogno di comprendere i movimenti di autodeterminazione

Sinora, la sinistra europea ha avuto seri problemi nel distinguere i movimenti di autodeterminazione orientati a sinistra dalle forze violente, nazionaliste e secessioniste dell’ala destra. Nell’approcciarsi alla questione dei movimenti politici sub-statali, autonomisti o indipendentisti alcuni intellettuali e leaders politici della sinistra europea immediatamente li associano a fenomeni quali la Lega Nord in Italia.
Ciò è sorprendente se teniamo conto del fatto che, nel 2014, i movimenti di auto-determinazione hanno formulato alcuni tra i più interessanti progetti e idee politici di sinistra in Europa.
Tanto per citare un esempio, nel 2014 il Partito Nazionale Scozzese è riuscito nell’impresa di sfidare l’ordine precostituito del Regno Unito, concentrando la sua campagna in favore dell’indipendenza su sistema sanitario pubblico, istruzione gratuita, integrazione degli immigrati e una società più egualitaria – argomenti cari alla sinistra europea. E lo ha fatto in un Paese, il Regno Unito, in cui non esiste un partito nazionale affiliato alla sinistra europea. La questione nazionale scozzese si intreccia con questioni sociali chiave che nessun’altra forza politica del Paese aveva mai avuto la volontà o era riuscita ad indirizzare in precedenza. Per quale motivo, allora, la posizione di default della sinistra europea dovrebbe fossilizzarsi in un “Noi siamo contro i movimenti sub-statali e di autodeterminazione?”.
Partiti politici quali il Partito Nazionale Scozzese non sono nazionalisti o sciovinisti; fondamentalmente, non sono meno internazionalisti dei partiti della sinistra europea. Rappresentano una solida maggioranza interna a una nazione (ad esempio la Scozia) e tentano di staccarsi dalle politiche dominanti di una nazione più grande (quale il Regno Unito), i cui interessi difficilmente potrebbero dare rappresentatività sufficiente a causa della predominanza delle forze conservatrici (vedi Cameron) e inadeguate dal punto di vista sociale e democratico (si pensi al Partito Laburista). La sinistra europea non dovrebbe dare per scontate alcune costruzioni politiche e considerarle immutabili – in particolare se (come nel caso del Regno Unito) esse sono governate da forze politiche che strizzano l’occhio ad un abominevole passato, conservatore e colonialista.
La sinistra europea dovrebbe cercare di immaginare e sostenere costruzioni politiche diverse, che rappresentino meglio i cittadini europei e che siano funzionali ai progetti dell’ala sinistra. Dovrebbe inoltre cooperare con le forze di sinistra che sfidano il potere centralizzato e conservatore degli stati. Questo discorso può valere per la Scozia, come per la Catalogna, i Paesi Baschi, l’Irlanda o la Sardegna. Il partito irlandese Sinn Féin e la coalizione basca Euskal Herria Bildu sono gia’ membri dell’European United Left/Nordic Green Left (GUE/NGL) nel Parlamento Europeo.
Forze politiche comparabili a queste stanno emergendo in Sardegna, laddove la coalizione Sardegna Possibile ha totalizzato più del 10 % dei voti alle ultime elezioni regionali (febbraio 2014) e potrebbe ora consolidare la sua posizione attraverso l’alleanza con le nuove e giovani formazioni della sinistra. In un momento storico in cui i vecchi confini tra gli stati dell’Unione Europea contano sempre meno, la sinistra europea potrebbe aprirsi a movimenti di auto-determinazione che perseguano un progetto democratico di sinistra. E, se questo progetto politico è valido, dovrebbe appoggiare la loro lotta.

 

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