
Vito Biolchini ha ospitato, sul suo blog, un mio intervento sul dibattito consiliare sull’Università del prossimo 3 aprile. Ve lo propongo.
Cagliari e l’Università
Caro Vito,
come sai la mia attività politica e culturale viene ospitata, oltre che sul mio sito, anche da diversi organi di informazione, on-line e cartacei: Sardegna Quotidiano, Sardegna Democratica, Sardinia Post, Manifesto Sardo e altri.
La Nuova Sardegna non ha mai risposto alle mie sollecitazioni. L’Unione Sarda mai in forma completa, anche se tanti comunicati stampa vengono pubblicati.
Una delle iniziative che sto portando avanti in consiglio comunale riguarda un nuovo rapporto tra Cagliari e l’Università. A tal fine ho proposto, ed ottenuto, che si tenesse un dibattito consiliare sull’Università, con la presenza attiva del Rettore, del Presidente dell’ERSU e del Presidente del Consiglio degli Studenti.
Dato che gli avvenimenti diventano importanti se noi li facciamo diventare importanti, ho proposto all’Unione Sarda di avviare un ampio dibattito sul tema. Finora ciò non è successo. Ti propongo, quindi, il contributo che avevo scritto per l’Unione Sarda.
Il dibattito è aperto.
Enrico Lobina*
Mercoledì 3 aprile si terrà un dibattito consiliare su “Cagliari e l’Università”, alla presenza del Rettore, del Presidente dell’ERSU e del Presidente del Consiglio degli Studenti.
Lunedì 11 marzo l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) ha presentato il primo rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (BES). Fra i 30-34enni italiani il 20,3% ha conseguito un titolo universitario, contro il 34,6% dell’Unione Europea a 27 paesi. Il rapporto tra spesa per ricerca e sviluppo e Pil è fermo a 1,3%, a fronte di una media europea del 2% e un obiettivo del 3%.
Questi dati fanno da contraltare alla cosiddetta “Strategia di Lisbona” dell’UE. Bruxelles decise, al Consiglio Europeo del 2000, che sarebbe dovuta diventare la “più competitiva e dinamica economia della conoscenza entro il 2020”. Così non è stato. Soprattutto in Italia. Soprattutto in Sardegna.
La Sardegna ha, in tema di dispersione scolastica e di formazione universitaria e post-universitaria, notevoli difficoltà. Abbiamo i tassi di dispersione scolastica più alti d’Italia e d’Europa. La percentuale di laureati sul totale della popolazione è tra le più basse d’Italia e d’Europa. I laureati hanno difficoltà a trovare lavoro.
All’interno di questo contesto si inserisce l’Università di Cagliari ed il suo rapporto con la capitale della Sardegna, e con tutta l’area vasta in generale.
Cagliari, con circa 29.000 studenti, è nei fatti una città universitaria. Non lo è nella impostazione, nella strategicità delle proposte, nelle strutture, nei rapporti con la popolazione studentesca.
Cagliari non può avere un futuro senza l’Università. L’Università non ha un futuro senza un legame profondo, nuovo, con la capitale della Sardegna.
Nel marzo del 2012 è stato firmato un protocollo d’intesa tra l’Università di Cagliari ed il Comune. Nelle dichiarazioni programmatiche il sindaco ha affermato che “non siamo […] per un modello socio-assistenziale passivo ma fortemente attivo, responsabile e coinvolgente. La nostra sfida è […] rendere la scuola il luogo dove non solo si forma la persona ma dove si diventa cittadini consapevoli, certi che come dimostrano tutti gli studi condotti il sistema formativo ed educativo diffuso eccellente sia il presupposto per politiche di crescita economica. Per il perseguimento dei suddetti obiettivi e per affrontare emergenze o problematiche specifiche, si attiveranno collaborazioni e sinergie con le altre istituzioni operanti sulle materie di riferimento (es. Università”.
Vi è la necessità, quindi, di un impegno solenne e fattivo, mediante obiettivi concreti e di alto livello, per rendere Cagliari una città in cui il sapere universitario e l’alta formazione siano elemento di cittadinanza diffusa e di creazione di ricchezza. Il concetto di “smart city” lo impone. La programmazione europea 2014-2020, il Mediterraneo ed il confronto, e se necessario lo scontro, con il MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca), sono elementi cardine di una discussione strategica.
È bene, altresì, che i temi del diritto allo studio, delle strutture, dell’integrazione urbanistica e sociale tra mondo studentesco ed accademico e città, siano anch’essi affrontati.
Gli obiettivi sono molti ma precisi: far tornare l’Università al numero degli studenti conosciuto negli ultimi decenni, al netto del declino demografico che la Sardegna conosce; rendere l’Università di Cagliar una delle migliori e più accoglienti del Mediterraneo; impedire la selezione di classe che, ancora, sussiste nella formazione superiore.
Insieme a questi, un obiettivo relativamente semplice, che sia l’inizio di un nuovo rapporto tra Cagliari e i suoi studenti: la tessera dello studente, cioè dare allo studente sardo la stessa possibilità che i colleghi, europei e non, hanno di visitare musei, biblioteche ed edifici storici.
Affrontare questi temi, con soluzioni innovative, significa discutere di come uscire dalla crisi. Vorrei lo facesse la città fuori dal consiglio comunale. Vorrei lo facessero i neo-parlamentari e senatori, compresi i tanti deputati e senatori cagliaritani del MoVimento 5 stelle. Prima del 3 aprile, che mille fiori fioriscano, che cento scuole gareggino.
*consigliere comunale
