Mauro Piredda, giornalista di Liberazione, racconta la storia e la lotta, appena cominciata, di 31 lavoratori del “Guppo Poste italiane”, che ha mandato a casa 31 lavoratori, tutti intorno ai 50 anni. Ve lo propongo. Non deve passare.
Enrico Lobina
C’è posta per voi: licenziati!
La difficile situazione di 31 lavoratori ex Sarda recapiti.
Mauro Piredda
Nella Sardegna della desertificazione industriale abbiamo altre storie proletarie oltre quelle vissute (e ben conosciute) nei poli di Ottana, Porto Torres, del Sulcis. Quella dei 31 lavoratori della Nike srl, società abruzzese che dall’ottobre 2008 al 30 settembre dello scorso anno si occupava, per conto di Poste Italiane, della distribuzione, raccolta e servizi di corrispondenza tra Cagliari, Quartu e Sestu, è una di queste. Il 30 settembre è infatti scaduto il servizio di appalto e gli oltre venti anni di professionalità, se si considerano i trascorsi nella “Sarda recapiti, sono stati da ultimo travolti da una lettera di licenziamento arrivata il 17 dicembre scorso. Lavoratori tra i 40 e i 50 anni di età, con annesse famiglie a carico e problematicità a tale età relative (il famoso mantra “troppo vecchi per…troppo giovani per…”).
«Con la presente, la ditta sottoscritta, comunica che […] il rapporto di lavoro con la S.V. è risolto a tutti gli effetti con decorrenza 31/12/2012». Risoluzione, completamento della procedura di mobilità prevista dalla legge 223/91…fredde sanzioni che stridono con il futuro di questi lavoratori, e che completano le tappe precedenti.
La storia di Nike Srl, raccontataci da uno di loro, vede ai suoi inizi anche aumenti occupazionali (da 30 a 32 unità) e contratti di lavoro portati a tempo pieno (dal tempo parziale dell’82,5% di partenza) grazie all’aumento dei servizi richiesti da Poste Italiane. Ma con il calare di questi iniziano i periodi di cassa integrazione: 7 unità coinvolte con turnazioni differenti dal 1° febbraio al 31 dicembre del 2011 e 9 con turnazioni integrali dal 1° gennaio al 30 giugno 2012. Proprio in quel mese la Nike vince nuovamente l’appalto, ma con un fatturato inferiore (e quindi con chiare conseguenze in termini occupazionali). Dopodiché altre due tegole.
La prima del 1° luglio, quando Poste Italiane decide di reinternalizzare tutti i servizi di logistica. Dieci giorni dopo arrivano infatti a tutti i dipendenti Nike «i preavvisi di licenziamento per giustificato motivo con decorrenza 15/7/2012 e risoluzione del rapporto in data 15/8/2012». Si risponde con la «revoca della procedura di licenziamento individuale in quanto ci sono in corso trattative consultive con i sindacati per l’avvio delle procedure ex artt. 4 e 24 legge 223/91».
Ma mentre si discute su quelli che dovrebbero essere i criteri per stilare le graduatorie da cui attingere il personale da impiegare, ecco la seconda tegola. «Il 1° ottobre, anziché partire con i servizi previsti dal nuovo appalto, si ferma completamente e definitivamente l’attività lavorativa per mai chiarite irregolarità della Nike stessa». Subito i sindacati e il legale Nike, il dottor Franco Rubini, si adoperano per la cassa integrazione fino al 31 dicembre e tale risultato (insieme alla deroga dei termini previsti dalla legge per l’attuazione dei licenziamenti) emerge da un incontro tra gli stessi presso l’assessorato provinciale al lavoro. Nonostante una prima possibilità iniziale «Rubini dichiara (durante un nuovo incontro sempre presso l’assessorato, Ndr) di non aver presentato e non di non avere intenzione di presentare alcun ricorso, né di partecipare al successivo bando di Poste Italiane in sostituzione del vecchio. Rifiuta anche la proposta dell’assessore Lorena Cordeddu di evitare di licenziare alla fine del mese il personale in maniera che i lavoratori possano usufruire di adeguati ammortizzatori sociali nel mentre che Poste organizza i nuovi bandi di gara». Le lettere del 17 dicembre rappresentano così l’atto finale.
Ora le segreterie regionali e territoriali di Cagliari di Slc Cgil, Slp Cisl e Failp Uil chiedono a regione e amministrazione comunale un intervento «al fine di promuovere uno specifico incontro alla presenza dei responsabili della società Poste Italiane per esaminare la situazione […] e nel contempo, in quanto azienda pubblica, chiamarla a responsabilità sociale, nei confronti del territorio regionale, in un momento di gravissima crisi economica e sociale». Tuttavia non si respira un clima di totale fiducia nei confronti dei vertici sindacali. Parlando con i lavoratori ne esce fuori una propensione «ad attendere incontri». «Non c’è una vera battaglia. Ci dicono che “se ci sarà una nuova gara…”. Ma ci sarà? E quando? Teniamo anche conto del fatto che Poste Italiane ha diminuito i lotti da 91 a 41. L’importo è quindi diminuito e anche vincendo l’appalto metà di noi sarebbero stati mandati a casa». Infine la questione dell’“azienda pubblica”. «Poste Italiane è una Spa, controllata per il 70% dal Tesoro e per il 30% dalla Cassa depositi e prestiti, ma è sempre una Spa…». Che la soluzione stia in questo “ma” (e nel suo ribaltamento)?
http://www.liberazione.it/news-file/C—posta-per-voi–licenziati-.htm
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