Ieri sono stato nominato responsabile Economia e lavoro del PRC sardo. Oggi, 2 luglio 2012, è stato pubblicato sul sito del Fiocco verde (fioccoverde.net), un mio contributo sul tema. Ve lo propongo.
Sovranità, Unione Europea e finanza. A proposito dell’Agenzia sarda delle entrate
A metà giugno si è votato in Grecia. I partiti filo-Commissione Europea e Banca Centrale Europea hanno diminuito i voti, ma sono riusciti a formare un governo. La sovranità, l’Unione Europea e la finanza sono stati al centro del dibattito elettorale.
Le elezioni greche hanno registrato anche l’avanzata di Syriza, una coalizione di organizzazioni politiche della sinistra greca. Il programma di Syriza, sintetizzato in alcuni punti, è chiaro: realizzare un audit del debito pubblico; rinegoziare gli interessi e sospendere i pagamenti fino a quando l’economia si sarà ripresa e tornino la crescita e l’occupazione; esigere dalla Ue un cambiamento nel ruolo della Bce perché finanzi direttamente gli Stati e i programmi di investimento pubblico; adottare una tassa sulle transazioni finanziarie; proibire i derivati finanziari speculativi quali Swap e Cds; combattere il segreto bancario e la fuga di capitali all’estero.
Questo per rimanere alle questioni che hanno a che fare con la sovranità e la finanza. Perché un problema di sovranità c’è in Europa. Sempre di più. Ed anche gli Stati, non solamente le nazioni senza stato, ne sono investiti.
La proposta dell’Agenzia sarda delle entrate sta all’interno di questo contesto. A questo, però, si aggiungono altri fattori. Prima di esaminarli riprendiamo un articolo di Antonio Sassu apparso qualche mese fa su “Sardegna Economica”, il bimestrale della Camera di Commercio di Cagliari.
Antonio Sassu, professore universitario di Economia politica, è stato preside della Facoltà di Scienze politiche, assessore regionale alla programmazione e presidente della Fondazione Banco di Sardegna.
In un articolo dal titolo “Un’integrazione economica mancata”, Antonio Sassu si esprime così: “Quest’anno si celebra il 150° dell’unità d’Italia. […] Personalmente ritengo che l’unificazione politica di un paese sia completa quando si abbia anche una integrazione economica. Il periodo esaminato, che va dal secondo dopo guerra fino ai nostri giorni, invece, ha visto crescere la distanza economica fra le diverse aree del paese”. E ancora: “dopo l’inizio del funzionamento dell’unione monetaria europea (UME), nel 1999, le cose peggiorano […]. Mentre i sistemi economici nazionali convergono, le regioni registrano una progressiva divergenza. Quelle più ricche diventano sempre più ricche, quelle più povere diventano sempre più povere”. E sulle politiche per il credito Antonio Sassu arriva ad affermare: “Non esiste un istituto bancario che abbia il centro direzionale in Sardegna e si sa quanto la prossimità dei centri decisionali ai territori possa avere importanza ai fini delle strategie. Le politiche bancarie non corrispondono a quelle della crescita economica”.
Insomma, il tema sovranità e finanza si arricchisce (sic!) in Sardegna di nuovi elementi. Un elemento centrale, che attiene specificatamente all’Agenzia sarda delle entrate, è che lo stato italiano ci deve 10 miliardi di euro. Con l’Agenzia sarda delle entrate immaginiamo il modo perché quei soldi, che ci spettano a norma di Statuto, rimangano in Sardegna. Ecco perché sostengo la proposta.
Insieme al problema del credito, così ben definito da Antonio Sassu, ed al dramma delle politiche recessive e criminali dell’Unione Europea e della Germania, la questione entrate è il tema in cui si sostanzia il rapporto tra sovranità e finanza in Sardegna, colonia d’Europa.
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