
Abbiamo promosso, qualche mese fa, anche in seguito al risultato del referendum comunale di Bologna, una interrogazione per sapere quanti soldi diamo ai privati, prevalentemente cattolici organizzati, nel settore degli asili nido e delle scuole dell’infanzia. Vi proponiamo le nostre controdeduzioni, relative alle risposte degli assessori coinvolti, che vi riportiamo in formato pdf qua sotto.
Asili nido e scuole dell’infanzia sono temi centrali per la città. Non per il dibattito politico. Noi vogliamo riportarli all’attenzione di tutti. E chiediamo che venga rispettato l’art. 33 della Costituzione!
Al seguente link l’interrogazione: http://www.enricolobina.org/wp/2013/06/10/bologna-e-napoli-per-la-scuola-pubblica-e-cagliari/
Ai seguenti link le risposte sugli asili nido: Risposta asili nido e INTEGRAZIONE RISPOSTA SCRITTA INTERROGAZIONE PROT. N. 268 DEL 2013
Al seguente link la risposta sulle scuole dell’infanzia: Risposta scuole dell’infanzia
Ciò che emerge è che rispetto al 2011 non è cambiato molto. Continuiamo a foraggiare abbondantemente gli asili nido e le scuole dell’infanzia private. Le scuole dell’infanzia sono quasi tutte confessionali. Non sappiamo se gli uffici fanno controlli, e quali ne siano gli esiti. Oltre i finanziamenti regionali e comunali, questi enti ricevono sovvenzioni statali e chi ci va paga delle rette.
Vi proponiamo la nostra risposta. Lavoriamo affinchè sul tema si alzi un dibattito e un movimento, così come accaduto con sucesso in alcune città italiane.
All’Assessore alla Politiche Sociali del
Comune di Cagliari
Susanna Orrù
All’Assessore all’Istruzione del
Comune di Caglairi
Enrica Puggioni
p.c. Al Sindaco
Massimo Zedda
SEDI
Oggetto: asili nido e scuole dell’infanzia
Cara Susanna, Enrica e Massimo,
vi inviamo questa breve riflessione in seguito alle risposte inviateci realtive all’interrogazione su asili nido e scuole dell’infanzia, e al fine di condividere con voi l’esigenza di un ripensamento dei rapporti finanziari tra Comune di Cagliari, scuole per l’infanzia pubbliche e scuole per l’infanzia private cosiddette convenzionate o “pubbliche non statali”, nonché tra Comune e asili nido.
In primo luogo, crediamo sia bene che i due servizi, nell’articolazione delle risposte all’interrogazione, si coordinino in futuro, invece che dare risposte separate, così come è invece accaduto.
Abbiamo letto i dati sui finanziamenti che il nostro Comune ha erogato negli ultimi due anni alle cosìddette scuole paritarie, asili nido e scuole infanzia, per sostenerne prestazioni e servizi. Si tratta senza dubbio di cifre importanti. Le scuole dell’infanzia, nel 2012, hanno ricevuto un finanziamento di circa 1.400.000 euro per i propri servizi didattici e di mensa. A Bologna, città che conta 381.000 abitanti, più del doppio dei cagliaritani, gli stessi servizi sono finanziati nel 2012 per circa 1.800.000 euro, dunque “solo” 400.000 euro in più che da noi.
Per quanto riguarda gli asili nido convenzionati notiamo che tra il 2011 e il 2012 solo la quota parte di spese relative al personale sono raddoppiate e che più in generale la prima infanzia privata convenzionata e asili nido a gestione indiretta sono stati finanziati con nostri soldi per oltre 1.300.000 euro.
Vorremmo affrontare il tema in oggetto non limitandoci alla lettura dei soli numeri, ma trattandolo con un approccio più squisitamente politico e partendo anche da un ragionamento sui motivi che portarono al finanziamento pubblico ai privati nell’istruzione, che oggi ci pare ne giustifichino un ripensamento.
In Italia il finanziamento pubblico agli istituti privati, tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90, fu giustificato in base a diversi di motivi.
Il primo atteneva alla qualità del servizio. Si valutò che le scuole pubbliche materne fornissero standard educativi molto più elevati rispetto a quelle private e che il divario si dovesse appianare finanziando chi offriva standard più scadenti, anziché premiando chi già forniva standard elevati, favorendo l’apertura di ulteriori presidi di educazione di patrocinio statale e comunale. La seconda argomentazione retorica era la bontà della gestione di costi e risorse, per cui si sottolinearono i presunti elevati costi di fornitura dei servizi scolastici pubblici rispetto a quelli privati che, se adeguatamente finanziati, avrebbero potuto fornire servizi dello stesso livello ma a costi complessivi più bassi, data la razionalizzazione delle risorse che sarebbe conseguita alla gestione aziendalista. Entrambi questi motivi di fondo hanno dimostrato, nel tempo, poca veridicità.
Intanto i controlli sulla qualità dei servizi della scuola privata d’infanzia sono approssimativi, se non nulli. A tal proposito, sono mai stati fatti controlli nelle strutture che finanziamo? Potremmo averne le risultanze?
Inoltre, il tema dei costi è stato affrontato in modo fuorviante e, di fatto, ideologicamente a sostegno del profitto privato, sostenendo che il costo complessivo di offerta al singolo posto sarebbe più basso nel privato piuttosto che nel pubblico, ma non considerando in questa comparazione il fatto che nel privato i costi di un singolo alunno non tengono conto delle spese manutentive che sono, giustamente, a carico del privato e attengono alla gestioni di beni che risultano estranei, a lungo andare, alla godibilità da parte della collettività.
Va, inoltre, considerato che questi istituti godono anche di sovvenzioni regionali e statali.
Il costo del singolo posto per i bambini della scuola pubblica è invece comprensivo di spese di gestione su beni pubblici appartenenti alla collettività e il cui mantenimento in buone condizioni permette di tenere a disposizione del pubblico un bene anche in futuro.
Il pubblico, inoltre, garantisce una terzietà ed un rispetto delle regole che, nel privato, possono non esserci. Questo significa una migliore qualità. In questa sede, infine, citiamo solamente il dettato dell’art. 33 della Costituzione.
Insomma, si tratta di un investimento collettivo costituzionalmente orientato, per i figli, ma anche per i figli dei nostri figli.
Sulla base di queste considerazioni il dato per cui il Comune di Cagliari su 667 richieste complessive nel 2013 riuscirà a soddisfarne solo 303 e altre 300 le si soddisferanno solo grazie all’affidamento/finanziamento a privati va letto come dato negativo, perché sottrae risorse che pagherebbero personale e manutenzioni destinabili ad altri fondamentali presidi pubblici. Teniamo anche conto del fatto che una parte di quei 300 bambini che andranno a frequentare gli istituti a gestione privata li frequenterebbero a prescindere dal contributo pubblico sulla retta, per ragioni culturali, religiose e di possibilità economica.
Nella risposte scritte date da Susanna ed Enrica viene espressa, e condividiamo, l’esigenza di ripensare complessivamente il rapporto tra Amministrazione, asili nido e scuole dell’infanzia.
Per fare questo, a nostro parere, non possiamo trascurare un segnale che ci viene dato da due recenti episodi.
Pochi mesi fa a Bologna un piccolo comitato referendario, che aveva come presidente onorario Stefano Rodotà, ha chiamato la cittadinanza a pronunciarsi proprio su questo tema. Nonostante il comitato fosse costituito esclusivamente da singoli cittadini auto organizzati, partiti e sindacati minori, hanno votato per un referendum consultivo sul finanziamento pubblico alle scuole parificate 85.000 bolognesi. Circa 50.000 (59%) hanno votato A, contro il finanziamento pubblico, nonostante a favore del punto B fossero schierati tutti i sindacati confederali, i principali partiti di destra e di sinistra, Confindustria e le alte sfere ecclesiastiche.
Nonostante il clamoroso risultato referendario l’amministrazione comunale bolognese ha proseguito per la sua strada, senza modificare sostanzialmente l’erogazione di risorse, rendendo inascoltato il parere della propria cittadinanza.
Siamo convinti che quello di Bologna non sia da considerare un episodio “locale”, ma che rappresenti un sentire molto diffuso in tutta Italia e anche da noi. Con i tagli sistematici degli ultimi anni la scuola pubblica si è trovata ad avere sempre più penuria e dunque bisogno di risorse. Spesso sono gli stessi genitori che devono sopperire a certe mancanze. Ne deriva un naturale sentimento di lamentela, che sta anche dentro il risultato di Bologna, che 15 anni fa sarebbe potuto essere opposto.
Noi come amministrazione “non direttamente” interessata a quel risultato referendario possiamo far finta di nulla e proseguire con i consistenti finanziamenti alle scuole private degli anni passati, magari modificando alcuni aspetti procedurali, però lasciando passare di fatto la sensazione che la nostra gestione complessiva della cosa pubblica sia stata più conservatrice che di reale cambiamento, nonché più sordamente elitaria piuttosto che popolare rispetto ai bisogni diffusi, manifesti o sottintesi che siano.
In questa direzione va un altro episodio dal quale potremmo ripartire se facessimo prevalere la politica alla burocrazia e il coraggio alla cautela. Si tratta di un episodio recente, che riguarda Napoli.
L’anno prossimo il Comune di Cagliari potrebbe essere costretto a sopprimere un asilo nido. Cinque insegnanti andranno in pensione e, per effetto del patto di stabilità, non verranno rimpiazzati. Non abbiamo, inoltre, programmato concorsi per assumere queste figure.
Il blocco delle assunzioni potrebbe però essere “superato”, prendendo esempio da Napoli. La giunta De Magistris, in deroga al patto di stabilità, ha contrattualizzato a tempo determinato alcuni docenti per sopperire alle carenze d’organico. Il ministero dell’Istruzione, ravvisando un danno erariale, ha portato l’ente davanti alla Corte dei conti: ne è uscito “sconfitto”. Per la magistratura contabile, infatti, il principio del diritto all’istruzione – sancito dalla Costituzione – prevale su una legge dello Stato.
In attesa di una pronta risposta su temi così centrali, rimaniamo a disposizione.
Cordialità,
Enrico Lobina
Giovanni Dore
