Nelle scorse settimane si è parlato nuovamente della Rockwool e del Rockbus Museum. Vi propongo una lettera che, sul tema, ho inviato al Sindaco di Cagliari.
Enrico
Caro Massimo,
ti scrivo a proposito dello stabilimento Rockwool e della vertenza dei suoi ex dipendenti. La Rockwool produceva lana di roccia e aveva sede a Iglesias. È nata anche grazie ad incentivi pubblici e, al momento della sua chiusura, nel 2009, era una azienda che occupava decine di operai e con i conti in attivo.
La chiusura del 2009 è stata decisa dai padroni al fine di de localizzare, e non perché ci fosse una crisi della produzione. Si è trattata della classica mossa atta ad aumentare i profitti senza aumentare gli investimenti ma tagliando i costi.
I lavoratori sono stati messi per la strada. Stiamo parlando di quarantenni, cinquantenni, padri di famiglie spesso monoreddito, con una forte difficoltà a trovare un altro lavoro. La storia lavorativa del Sulcis di questi anni la conosciamo tutti.
I lavoratori Rockwool hanno cominciato una lotta durissima, ed hanno occupato un autobus, proprio di fronte all’entrata dell’IGEA di Campo Pisano. Hanno chiesto ai cittadini e alle istituzioni di esprimersi, di stargli vicino, di trovare delle soluzioni adeguate.
La vertenza si è caratterizzata quasi da subito come molto aperta. Vi è stato un contributo solidale di artisti e intellettuali. A visitare i lavoratori e partecipare alla loro vertenza arrivano in tanti. I cagliaritani Federico Carta e Bob Marongiu, Ivo Murgia, Michele Atzori e molti altri. Decine, forse centinaia di cantanti, artisti visivi, ballerine e ballerini, scultori, musicisti e poeti hanno dato un loro contributo nei pressi dell’autobus occupato ribattezzato Rockbus.
L’autobus dunque diventa un perno della vertenza e luogo delle sue manifestazioni trasformandosi in museo, il Rockbus Museum.
Dopo un lungo braccio di ferro i lavoratori riescono a dare un segno positivo alla vertenza. Nonostante abbiano vinto la propria battaglia, questi lavoratori, non pensando solo a se stessi, vogliono continuare a lottare e vogliono lasciare il Rockbus Museum quale espressione simbolica di una fase storica, di una lotta positiva e di una terra, la Sardegna, dove arte e lavoro non sono mondi che non parlano.
Più di due anni fa, promossa dal sottoscritto, i lavoratori hanno tenuto un incontro con l’Assessore comunale alla cultura. Pensavano che sarebbe stato bello regalare questo simbolo della Sardegna del XXI secolo ad una città dove c’è aria nuova.
L’assessore disse loro che sarebbero stati ricontattati. Da allora nessun segnale.
Oggi diversi comuni, Mandas e Ales ma anche altri, si sono fatti avanti per dare al Rockbus Museum una nuova vita, che nasca da cosa è stato finora. Perché non il Comune di Cagliari?
Ci siamo candidati a Cagliari capitale europea della cultura nel 2019. Tra tutti gli elementi che trovano spazio in quel progetto, dovrebbe esserci anche il lavoro, e gli artisti che hanno donato le loro opere per loro.
Cordialità,
Enrico Lobina
[…] Qualche giorno fa sono stato a Radio X a raccontare del Rockbus Museum, e della proposta di portarlo a Cagliari http://www.enricolobina.org/wp/2013/11/25/rockbus-museum-la-lettera-al-sindaco-di-cagliari/ […]