
La storia di Unilever è una storia che dovrebbe far vergognare tutti coloro che amano la Sardegna, e che vogliono una industria seria nella nostra terra. La Unilever aveva è subentrata ad una fabbrica di gelati che funzionava, gestita da un sardo, che si era fatto dal nulla. La fabbrica, gestista da Unilever, funzionava, faceva utili ed era produttiva.
Un bel giorno l’Unilever decide che la fabbrica doveva essere chiusa. Questa grande multinazionale aveva un progetto strategico di riduzione delle proprie attività.
Da allora è cominciata una lotta per tenere aperta una industra che faceva lavorare centinaia di persone. Trovate la storia, o almeno una sua parte, sul blog http://www.unilevercagliari.blogspot.it/
Qualche mese fa i lavoratori ex-Unilever hanno tirato in causa il Comune rispetto a lavori molto sospetti che stanno avendo luogo nell’area che fu di Unilever.
Subito mi sono prodigato per avere le informazioni necessarie. Sia in via informale, che in via formale, gli uffici non mi hanno dato alcuna risposta. Perchè? Si vuole nascondere qualcosa? Non si è data nessuna risposta ad una formale richiesta di accesso agli atti.
Per chiarire questa vicenda, ho presentato una interrogazione, che vi propongo.
Se qualcuno fosse interessato a raccontare questa storia, sono pronto a fare la mia parte.
Enrico Lobina
Interrogazione urgente all’Assessore all’Urbanistica ed Edilizia Privata Paolo Frau:
Sulle eventuali autorizzazioni date per i lavori in corso nell’ex spazio Unilever di Viale Marconi.
Premesso che:
– La fabbrica di gelati di Viale Marconi n. 195, sede cagliaritana della multinazionale Unilever, ha chiuso i battenti alla fine dell’anno 2007;
– l’impianto industriale è stato chiuso per una delocalizzazione volta al taglio dei costi di produzione;
– la causa principale della delocalizzazione addotta dalla dirigenza aziendale sarebbe stata quella della “pesante crisi del settore”;
– i numeri del settore della commercializzazione dei gelati da allora fino ad oggi sono andati in crescita;
– l’impianto in questione è stato chiuso quando, a prescindere dai dati generali del settore, era pienamente in attivo dal punto di vista contabile e produttivo;
– con la chiusura, tra dipendenti a tempo indeterminato, determinato e stagionale, hanno perduto il proprio posto di lavoro circa 200 lavoratori di un impianto industriale a basso impatto inquinante ed efficiente sul piano industriale;
– Unilever ha spostato la propria produzione senza pagare penali nonostante avesse ricevuto numerosi contributi, incentivi e agevolazioni pubbliche;
– che dei 200 lavoratori rimasti disoccupati solo una parte hanno usufruito della cassa-integrazione straordinaria e successivamente della mobilità;
– per le ragioni appena illustrate gli ex lavoratori Unilever non hanno mai smesso di cercare di rilanciare il ciclo produttivo nell’impianto;
– per rendere possibile il rilancio dell’impianto i lavoratori hanno sempre cercato la sponda delle istituzioni Regionali, Provinciali e Comunali sui diversi livelli e aspetti in cui ciascuna di esse potesse e possa intervenire;
Considerato che:
– Al momento della chiusura l’area è stata ceduta al signor Giuseppe Esposito titolare della FERDIFIN s.p.a.;
– che il suddetto titolare starebbe effettuando dei lavori di ristrutturazione degli impianti frigoriferi e di bonifica del sottosuolo;
– non è dato sapere con certezza quali siano i progetti del signor Esposito per l’impianto una volta terminati i lavori e se questi possano essere compatibili o no con un riassorbimento totale o parziale dell’ex personale ;
– gli ex lavoratori sono legittimamente interessati a capire quali futuro si stia predisponendo per l’impianto dati gli elementi riportati in premessa;
– a prescindere, e dati gli attuali tempi di crisi, a maggior ragione, il Comune di Cagliari dovrebbe facilitare, nelle more delle proprie competenze, i tentativi di recupero di un attività produttiva di quel tipo dentro i propri confini;
– un campo specifico su cui l’istituzione comunale può fare una sua parte sulla vertenza Unilever è proprio quella di rendere note le autorizzazioni eventualmente concesse per effettuare i lavori in corso nell’impianto;
– in data 10/04/2013, con una mail privata e motivata, indirizzata al Servizio Edilizia Privata, ho chiesto che si rendessero note le autorizzazioni in questione;
– in data 17/04/2013 la mail di cui al punto precedente è stata reiterata;
– a seguito di una telefonata di sollecito, data 22 aprile, in Assessorato mi è stato detto che il ritardo nella risposta era dovuto ad un avvicendamento interno all’Assessorato stesso e che a breve la mia risposta avrebbe avuto una risposta;
– da questa telefonata è passata una altra intera settimana senza che vi sia stata alcuna risposta in merito;
– in data 30/04/2013 ho provveduto ad effettuare specifico e formale accesso agli atti;
– alla data di deposito di questa interrogazione sono passati 38 giorni dalla data di spedizione della richiesta di accesso agli atti;
Si interroga l’Assessore Frau:
– sul perché non si sia provveduto a dare risposta motivata alla richiesta di documentazione in oggetto nonostante le notevoli reiterazioni fatte a sollecito;
– se vi siano impedimenti di merito o formali a fornire copia degli atti richiesti;
– in caso contrario rispetto all’ipotesi del punto precedente su quali siano siano i modi e tempi in cui poterli ricevere;
– se è possibile avere, in attesa della documentazione richiesta, una spiegazione esaustiva in aula.
Cagliari, 06/06/2013.
Enrico Lobina

Segnalo questo comunicato dei lavoratori Unilever. Domani la discussione in aula dell’interrogazione di cui sopra. Ci saranno anche i lavoratori.
Enrico
Continuano incessanti da oltre sei mesi i misteriosi lavori di ristrutturazione del sito ex unilever di viale Marconi.
Attualmente di proprietà della Ferdifin S.p.a., facente riferimento all’imprenditore Giuseppe Esposito.
Durante questo periodo il via vai di camion, carichi di materiale che uscivano dal sitoè proseguito ad un ritmosempre più sostenuto.
A ciò si aggiunge l’ingresso di altri camion, tir, container, gru per la movimentazione di carichi pesanti in quota, ruspe, escavatrici, tutti mezzi operanti all’interno del sito, con operai e muratori impegnati nell’opera di smantellamento dell’impianto dell’ammoniaca, scavi, lavori sulla struttura, lavori in quota e quant’altro.
Sembra a prima vista la normale routine di un cantiere di lavoro come tanti altri. Tuttavia nonostante le
apparenzesi riscontra qualcosa di diverso dalla prassi comune.
Infattiin questa sorta di area 51 Cagliaritana non è mai stato esposto in modo chiaro e leggibile, dalla strada, il cartello d’inizio e fine lavori con relative autorizzazioni, indicazione del direttore dei lavori, capo cantiere, responsabile della sicurezza, proprietario del sito, ditte esecutrici dei lavori e scopo finale dei lavori.
Inoltre da più di sei anni a questa parte, sulle sorti del sito ex unilever di Viale Marconi è rivolta l’attenzione delle istituzioni Regionali, Provinciali, Comunali, dei sindacati e degli ex lavoratori, per le note questioni relative alla chiusuradel sito perpetrata dall’unilever algida nel dicembre del 2007.
Se consideriamo che buona parte delle autorizzazioni sono concesse da uffici istituzionali preposti , rimaniamo quanto meno sconcertati per quanto sta accadendo in Viale Marconi 195.
Questo nonostante le vicissitudini dei lavoratori ex unilever algida siano ben note alle rappresentanze istituzionali e sindacali, per via delle varie ipotesi di ripresa produttiva del sito e successivamente di vendita dello stesso a seguito di diverse manifestazioni d’interesse che hanno visto coinvolte le stesse istituzioni, anche con sopraluoghi sul posto.
Emerge a distanza di sei anni la vera responsabilità sociale dell’unilever che è ben diversa da quella presente nel suo sito web.
Senza colpo ferire per mero calcolo numerico ha distrutto una realtà sana e produttiva che la stessa unilever
definiva un gioiello, attingendo contributi regionali per oltre trentacinque anni, cancellando quaranta anni di storia del gelato a Cagliari. Non dimentichiamo che chi ha avviato quella realtà produttiva si chiamava Efisio Orrù. Unilever ha cancellato questo, disperdendo il patrimonio professionale altamente qualificato che tanto lodava e facendo tutto il possibile, contrariamente a quanto affermava, per impedire qualsiasi tipo di ripresa produttiva nel suo sito. Non a caso la fabbrica è stata venduta all’imprenditore Giuseppe Esposito tanto annunciato dalla stessa unilever nel gennaio del 2007 come futuro datore di lavoro, con tanto di commesse in esclusiva della stessa multinazionale. Inutile ribadire che questo inganno ha avuto un ruolo determinante nella firma dell’accordo del 17/12/2007.
L’imprenditore partenopeo Giuseppe Esposito nel Marzo del 2011 si presentò negli uffici dell’assessorato all’industria, inscenando la pantomima di chi non voleva speculare ma riavviare la fabbrica, lodando i lavoratori e dichiarando di riuscire a strappare commesse dall’unilever. Si scoprirà poi che nello stesso periodo ipotecava la fabbrica. La sceneggiata dura qualche mese, infatti rinuncia anche all’avvio della fabbrica. Troppo complicato. Dichiara di voler vendere.
Inizia una serie di trattative con imprenditori che coinvolgono anche le istituzioni, fra i tanti girano i nomi di Globo, Decathlon, Ikea trattative annunciate e mai concretizzate a seguito di problematiche con il comune di Cagliari, così ci raccontavano.
Pareva essere arrivata la svolta nella primavera estate del 2012 con la firma di un compromesso di vendita, ovviamente Giuseppe Esposito negava, lamentandosi di non avere contatti con la Regione, tanto meno con imprenditori e di essere pure infastidito.
Mentre ci informavano di trattative in corso per l’acquisizione del sito con tanto di bozze di accordo preparate, verso la fine del 2012, Esposito iniziava i lavori nel sito di Viale Marconi 195.
Soltanto il 21/02/2013, in occasione del sit-in dei lavoratori, si apprendeva che qualche giorno prima dichiarava di non voler più vendere . I lavori erano già iniziati da alcuni mesi, con tutti i misteri sopra citati.
Se pensiamo che nel sito ex Unilever di Viale Marconi 195 risultano attive due linee telefoniche, una intestata a Ferdifin s.p.a. di Giuseppe Esposito e l’altra a Unilever Italy Holdings s.r.l. ciò rende l’idea della stranezza di questa vicenda.
Proprio l’unilever che aveva dichiarato di non voler più a che fare con la Sardegna, dopo la chiusura del sito e la messa in mobilità dei lavoratori con conseguente vendita della fabbrica a Giuseppe Esposito, mantiene un legame nello stesso sito di proprietà dell’ imprenditore partenopeo, attraverso un numero di telefono attivo a suo carico.
Proprio fortunato questo imprenditore, titolare della Ferdifin s.p.a., che ha comprato il sito a due milioni e cinquanta mila euro a fronte del triplo del valore al momento dell’acquisto , un vero trattamento di favore.
Sarà per questo che dice che gli ex lavoratori unilever sono stati trattati bene dalla multinazionale? Sarà questo il motivo di questa commedia ?
Si vocifera che il signor Esposito stia allestendo le celle frigorifere per la piattaforma distributiva dei prodotti unilever. Sarà per quello che è visto con tanto favore dalla multinazionale?
Si spigherebbero così i cinque anni di vincolo sulla produzione di gelati imposti nell’atto di vendita, allo scopo di dissuadere eventuali imprenditori .
E’ probabile che a distanza di cinque anni i calcoli dell’unilever prevedessero che le vicende del sito di Viale Marconi 195 e dei suoi lavoratori fossero dimenticate, potendo così agire indisturbati nel lavoro di trasformazione della fabbrica in una grande cella distributiva dei suoi prodotti con l’aiuto dell’imprenditore e amico Esposito .
Invece dopo sei anni rimangono ancora evidenti gli effetti della sua sciagurata decisione nel territorio in cui ha operato in modo irresponsabile contribuendo ad aumentare la povertà è la disoccupazione.
Evidentemente oggi l’Unilever considera il contesto sociale, dove la povertà e la disoccupazione dilagano, grazie anche alle sue malefatte, come potenziale bacino di consumo dei suoi prodotti, come se niente fosse e senza avere il coraggio di metterci la faccia direttamente.
Se consideriamo che l’unilever ha fregato i lavoratori pure sulle spettanze dell’orario di lavoro vedi
(sentenza n° 7826/2005: sentenza 10/09/2010 n° 19358), che il progetto tanto sbandierato di outplacement, ossia il reinserimento nel mondo del lavoro del 100% degli ex lavoratori nel giro di un anno affidato alla agenzia Adecco, è stato caratterizzato da polemiche e discriminazioni e ad oggi non sono mai stati resi noti i risultati.
Si capisce quanto vile sia stato il comportamento di questa multinazionale in Sardegna.
Questo a fatti è l’amore dell’Unilever per la Sardegna!
I Sardi e le Istituzioni non possono assistere passivamente a beffe di questo tipo.
Chiediamo pertanto alle istituzioni preposte di vigilare e fare le opportune verifiche su quanto avviene in
viale Marconi 195, al fine di fare chiarezza su questa grave vicenda, caratterizzata da prese in giro prima da parte dell’Unilever e poi da Esposito.
Ex Lavoratori unilever Cagliari