
Alessio Frau ha partecipato, per conto dell’associazione “Comuna”, al convegno dell’11-12 gennaio di Chianciano Terme, dal titolo “Oltre l’euro. La sinistra, la crisi, l’alternativa”. Vi propogiamo la bozza della relazione.
Enrico Lobina
ASSOCIAZIONE “COMUNA”
Verbale della riunione del 18 gennaio 2014
Il diciotto gennaio 2014, alle ore 17.00, a Cagliari e Oristano, si riunisce l’assemblea dei soci dell’associazione “Comuna” per discutere e deliberare sul seguente ordine del giorno:
Relazione di Alessio Frau sul convegno “Oltre l’euro. La sinistra. La crisi. L’alternativa” e discussione
[…]
Alessio espone la sua relazione. Comincia con il riportare una prima impressione negativa determinata dall’età media delle persone che era abbastanza alta. Luogo e orari degli incontri sono stati modificati a causa della grande partecipazione. I contenuti sono stati abbastanza interessanti. I lavori sono cominciati sabato con una introduzione che è stata fatta da Moreno Pasquinelli. La relazione inizia ponendo il dilemma del superamento della dicotomia destra/sinistra. Poiché la Sinistra è stato il luogo in cui si è posta la domanda del superamento del capitalismo, è giusto ripartire da lì. Per comprendere l’attuale crisi economica e sociale vengono indicate due date periodizzanti: il 1971 in cui Nixon sgancia il valore del dollaro da quello dell’oro e il 1989, anno della caduta del muro di Berlino. Pasquinelli spiega come la UE sia nata come blocco geopolitico in appoggio agli USA e questo spiega anche la gravità della crisi della sinistra che ha appoggiato la nascita della UE. Fa anche notare come vi siano alcuni temi che la Sinistra evita di trattare perché considerati di destra e fra questi c’è la sovranità nazionale. Pasquinelli si auspica una fuoriuscita dall’eurozona di tipo sovranista democratica.
I temi del convegno sono strati sostanzialmente tre: la sovranità nazionale, l’euro come strumento politico, costruzione di un fronte democratico e costituzionalista.
Non ci sono state definizioni univoche del concetto di sovranità ma sono state proposte due posizioni. La prima è quella secondo cui la sovranità è l’unico luogo in cui la classe lavoratrice porta avanti le sue rivendicazioni ed è quindi l’unico luogo in cui può sperare di ottenere quelle conquiste che ha già ottenuto nel ‘900. Ci sono stati però anche altri interventi, tra cui quello di Cesarato, che pongono la questione in maniera più problematica. Cesarato ha paragonato Marx a Friedrich List la cui teoria economica si sviluppa a partire dallo stato nazionale, affermando che ogni stato deve sviluppare sé stesso e le proprie potenzialità a partire dalle proprie risorse: agricoltura, industria, commercio ecc, cercando di affermarsi a livello internazionale, non disdegnando misure protezionistiche. List afferma che questa crescita è legittima se non si pone in contraddizione con l’obiettivo superiore dell’umanità, ossia con la futura confederazione universale. Cesarato si chiede dunque se è possibile una teoria marxista che contempli lo stato nazionale.
La seconda posizione, più moderata, sostiene che in Italia non ci sia mai stata piena sovranità. Questa affermazione ci dice che la questione della sovranità va posta in maniera consapevole. Il problema non è solo l’Unione Europea o l’Euro, ma dobbiamo ricordare che anche gli USA costituiscono un problema. In questo senso il nemico principale non è la Germania. Un altro intervento interessante è stato quello di Warren Mosler, economista americano della Mmt (modern money theory), che ha sfatato una serie di luoghi comuni sul funzionamento della moneta, e ha sottolineato la necessità della presenza dello Stato e del Pubblico; nel cambio della moneta deve essere lo Stato a dire alle banche cosa devono fare e a controllare ciò che viene fatto. L’euro non è un problema in sé, ma è stato utilizzato come strumento politico affinché si portassero avanti una serie di riforme strutturali che smantellassero le conquiste ottenute nel secolo scorso dal movimento operaio, giustificandole come necessità dovute alla crisi. Queste cosiddette riforme vengono portate avanti da anni e spesso sono passate sotto silenzio e sono state attuate anche dalla stessa sinistra. Il ritorno alla lira è quindi condizione necessaria ma non sufficiente.
A questo proposito Nino Galloni ha fatto un intervento in cui ha prospettato 4 mondi economicamente declinati:
- Un mondo senza moneta, quello della decrescita felice che lui critica abbastanza fortemente;
- Un mondo capitalistico in cui il capitale si valorizza attraverso il processo produttivo, cioè quello del ‘900;
- Quello del capitalismo attuale, in cui il capitale cerca di valorizzarsi da sé, tenendo in secondo piano il processo produttivo;
- Il mondo che Galloni si auspica è un mondo sempre a base monetaria in cui questa però non ha un valore intrinseco ma è concepita come strumento per la piena realizzazione materiale e spirituale dell’uomo che deve essere messo al centro del sistema
L’Euro e la Lira quindi non sono problemi o soluzioni in sé, ma il problema è il sistema capitalistico, soprattutto quello attuale. Il punto è uscire dal capitalismo senza vagheggiare di una società perfetta. Quindi come uscirne? Il convegno ha fatto una proposta politica, cioè un comitato di liberazione nazionale, un’alleanza sovranista democratica che abbia alla base la Costituzione. Alessio sottolinea il parallelismo fra la proposta venuta fuori dal convegno e le motivazioni che venivano portate da PRC e PdCI per giustificare l’alleanza con il centrosinistra contro il berlusconismo. Per quanto la proposta sia abbastanza retorica perlomeno ha il pregio di individuare l’avversario comune che è il neoliberismo. L’alleanza potrebbe anche essere la strada giusta ma tutto dipenderà da come questa alleanza verrà costruita.
Un punto problematico è stato quello del movimento del 9 dicembre a cui Moreno Pasquinelli e MPL hanno aderito seppure criticamente. Secondo Pasquinelli questo movimento era costituito prevalentemente da disoccupati, precari, giovani lavoratori, e piccoli imprenditori impoveriti da questo capitalismo, una base sociale dunque che non può essere ignorata da qualsiasi movimento anticapitalista di massa, dato che nella storia non è mai capitato che le rivoluzioni siano state portate avanti senza alleanze. Riprendendo alcuni punti di Costanzo Preve, che però non viene citato esplicitamente, afferma, facendo un parallelismo storico che oggi siamo più vicini alla rivoluzione francese che alla rivoluzione russa in quanto esiste una sorta di aristocrazia finanziaria che ha gettato le basi per una riunificazione del Terzo Stato. Non bisogna avere la pretesa che dopo 20 anni di liberismo assoluto ci saremmo trovati una classe operaia salariata pura pronta a una rivoluzione comunista. Su questo punto interviene anche Cremaschi che si trova d’accordo che le rivendicazioni non debbano essere direttamente socialiste ma democratiche, ma esprime riserve sul Movimento del 9 dicembre. L’alleanza, secondo Pasquinelli, va fatta tra classi sociali e non cercando di riunire le forze democratiche organizzate già esistenti. Propone 5 punti: 1) uscita unilaterale dall’euro-zona, 2) nazionalizzazione della Banca d’Italia e del sistema bancario, 3) emissione della nuova Lira 4) misure restrittive dei movimenti di capitale e 5) moratoria sul debito pubblico, il tutto entro il quadro di una decisa difesa dei redditi e dei diritti della classe lavoratrice. In generale durante il convegno è emersa fortemente l’idea di una irriformabilità della Unione Europea e le soluzioni sono essenzialmente quella della fuoriuscita dall’Eurozona, per costruire su altre basi l’Europa stessa. Per queste ragioni le posizioni di Tsipras sono generalmente mal viste e vengono accostate a quelle di Vendola con cui non c’è la volontà di fare alcun tipo di alleanza.
Alessio ritiene che sia difficile riformare questo sistema ma sia un errore alzare le barricate nei confronti degli altri raggruppamenti di sinistra come SeL che peraltro si sta spaccando sulla proposta di candidatura di Tsipras. Allo stesso tempo non serve neanche un altro cartello elettorale senza un progetto politico a lungo termine che rischierebbe di portarci all’ennesimo disastro che determinerebbe una ulteriore disaffezione della base militante.
Alessio ritiene auspicabile una fase costituente degli anticapitalisti, dei comunisti, socialisti ecc che abbia un’unità di intenti e di programma che faccia sintesi aldilà delle differenze che certamente esistono ma che devono essere messe in secondo piano.
Enrico Lobina: condivide i contenuti politici della relazione […]. Ricorda poi che Moreno Pasquinelli è storicamente il leader del campo anti-imperialista che già negli anni ‘90 teorizzava il superamento della dicotomia destra/sinistra. Ritiene che però noi dobbiamo guardare alla Sardegna dove non esiste il movimento dei forconi. Esiste sicuramente un problema di blocco sociale, di politica di massa, e di soggetto politico, ma le esperienze fatte sinora non sono state all’altezza. Concorda con Alessio sul fatto che dobbiamo rifuggire in tutti i modi le ipotesi che sanno di cartello elettorale. Il problema è che mancano completamente gli strumenti teorici. Dobbiamo continuare a studiare e approfondire questi temi.
