
Francesco Cocco mi ha proposto il seguente articolo, che vi propongo a mia volta.
No al ripristino dei vitalizi consiliari.
E’ accaduto al termine della passata legislatura che l’ Ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Sardegna abbia deciso di abrogare l’istituto del vitalizio post-mandato. Encomiabile provvedimento, soprattutto se chi decideva avesse deliberato di applicare la nuova regola anche a se stesso . Cioè non avesse deciso che l’abrogazione dei vitalizi valeva a partire dalla legislatura che sarebbe seguita, e quindi auto-escludendosi dall’ applicazione del provvedimento. Sì badi che escludere se stessi dal rispetto della norma non è una novità. Ma bisogna risalire molto indietro nel tempo , almeno a prima della rivoluzione francese quando il monarca era sciolto dall’ osservanza della legge.
L’abrogazione dei vitalizi è certamente un fatto positivo. Ma vi è la necessità di una nuova disciplina in relazione alle regole da applicare per chi continua ad usufruirne. Occorre una puntuale regolamentazione ispirata a principi di equità da rapportare alla complessiva situazione economica e sociale della Sardegna. Nel contempo è necessario mirare alla sua totale eliminazione in un lasso di tempo ragionevole. Anche per evitare, come altre volte abbiamo sottolineato, che il vitalizio stesso finisca per essere un beneficio elargito talvolta ai discendenti sino alla terza generazione. E’ presente in una tale stortura una chiara violazione del principio costituzionale di eguaglianza.
Sono temi sui quali altre volte sono intervenuto. Non vi sarei tornato se non mi fosse giunta voce che da parte di taluni componenti del Consiglio regionale si penserebbe di far rivivere “su connottu”. Con la pretestuosa motivazione di una più equa disciplina , si vorrebbe ripristinare l’istituto del vitalizio anche a favore dei nuovi consiglieri.
Voglio essere ottimista e convincermi che nelle proposte che tendono a prender corpo in Consiglio regionale possa concretizzarsi l’inizio di un processo nuovo di rinvigorimento della nostra autonomia. Da quel che sento vi sono molti aspetti da mettere a punto, proposte in cui evidenziare maggiormente la dimensione dell’ equità e della parsimonia. L’importante è che il cammino inizi, soprattutto che non si torni ad un passato che sa tanto di privilegio.
A tal fine dobbiamo esser capaci di una massiccia mobilitazione popolare che dia forza a chi vuole intraprendere e portare a compimento un serio e profondo processo di rinnovamento della nostra democrazia autonomistica , e nel contempo sappia respingere disegni miranti a ripristinare un istituto ancorato a regole confliggenti con gli elementari principi di un serio stato democratico.
Francesco Cocco
