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Storie di preti, vescovi, comunità e… di un giornale molto amato, e di memorie vietnamite – di Gianfranco Murtas

June 26th, 2015  |  Published in Cagliari, In evidenza

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Fuori dal mio orizzonte di studio e d’immediato interesse, alle questioni di chiesa e della Chiesa sarda sono stato portato di recente da alcuni scritti di Gianfranco Murtas che ho pubblicato nel blog: così sulle questioni del trascorso Concilio Plenario Sardo (1987-2001), così anche sulle questioni della formazione del clero regionale – problematica emersa drammaticamente dopo l’arresto del parroco di Villamar (e già di Mandas) – e sul sabotaggio operato dall’ex-arcivescovo di Cagliari del Seminario regionale.

Ora la materia mi è riproposta da Murtas per un altro aspetto che mi riporta invece, pur indirettamente, ai miei studi e alle prime esperienze professionali: al Vietnam cioè. Si tratta di una realtà su cui ho anche scritto molto e che quasi mezzo secolo fa, al tempo della guerra, venne raccontata con molti reportage da cronista freelance.

Ma non di Vietnam tratta ora questo nuovo scritto di Gianfranco Murtas, bensì dell’autore di quel rapporto per le Nazioni Unite – don Angelo Pittau, prete villacidrese della diocesi di Ales-Terralba – e di altri suoi confratelli con lui giunti al cinquantesimo di messa.

Tale imminente ricorrenza ha consigliato di cercare nei notiziari del giornale diocesano “Nuovo Cammino” degli elementi biografici che possano oggi favorire una ricostruzione delle esperienze di vita di questo pugno di sacerdoti , taluno di avanguardia non soltanto all’estero (come don Pittau appunto in Vietnam o, come prete-operaio, bracciante-manovale a Lione e poi a Torino), ma anche in patria, e in Sardegna, sostenitori della cosiddetta “pastorale del lavoro” al tempo della industrializzazione del Villacidrese e poi della crisi prolungata produttiva ed occupativa del settore tessile (SNIA, Filati Industriali, Villavel, ecc.).

Dalla ricerca sulle pagine di quel periodico è venuta fuori l’idea di dar vita a un gruppo di lavoro di giovani del medio Campidano (diocesi di Ales-Terralba) che possano applicarsi al censimento integrale delle annate della testata traendo da esso lo spunto per una storia sociale ed economica del territorio e degli interventi della Chiesa locale nel concreto vissuto della popolazione.

 

 

 

Storie di preti, vescovi, comunità e… di un giornale molto amato, e di memorie vietnamite

di Gianfranco Murtas

Si avvicinano le date di calendario che da sole possono raccontare, con suggestione che va per magici automatismi, tutto il senso della vita dei preti e, nel caso, di don Angelo Pittau – prete glolocal già prima che fosse ordinato – e del direttore di “Nuovo Cammino”, don Petronio Floris, così come dei loro compagni di corso al seminario regionale di Cuglieri, in specie di quelli della stessa diocesi di Ales-Terralba chiamati a concelebrare con papa Francesco l’altro ieri (il 19 giugno): sono date che segnano i cinquant’anni di messa.

E certo la coscienza conta più del calendario, ma il calendario – con il preciso riferimento temporale a quel mezzo secolo dall’evento tanto atteso – rimanda, in un indistinto come in un film in rewind, al concreto della missione ampia e varia onorata con il dono, sempre, del meglio delle proprie energie, della propria generosità e abilità nella conduzione comunitaria o degli uffici ricevuti. Vale per il direttore di “Nuovo Cammino”, ordinato in San Gavino dalle mani dell’indimenticato vescovo Antonio Tedde – vescovo degli agricoltori e dei minatori, il vescovo che abolì le tariffe liturgiche vent’anni prima del Concilio! – il 18 luglio 1965, vale per don Pittau, prete-omnibus e poeta universale che già l’11 luglio festeggerà in Villacidro il suo giubileo…

Fu un anno importante, per la diocesi di Ales-Terralba, quel 1965, perché furono in sette allora a raggiungere l’obiettivo che si erano dati già da ragazzini e sempre confermati nel tempo successivo, fra adolescenza e prima giovinezza, seguendo gli studi prima al Diocesano di Villacidro, poi al Regionale di Cuglieri.

Per due settimane mi sono rinchiuso full time, mattina e sera – con Andrea Giulio Pirastu –, in Biblioteca universitaria, a Cagliari, e per svariate ore anche nella bella biblioteca della Camera di Commercio ed ho spulciato circa diecimila pagine di “Nuovo Cammino” dai primi anni ’50 – immaginando questi giovanissimi seminaristi già allora “prigionieri” della talare, alle medie e al ginnasio di Seddanus – al capitale 1965, agli anni immediatamente successivi, diciamo pure al 1970, anno della visita cagliaritana di papa Paolo VI, o al 1971, quando il Regionale fu trasferito da Cuglieri a Cagliari.

Avevo recuperato, molti anni fa, qualche pezzo – tre-quattro forse – di scritti di don Angelo Pittau (presto volato nell’inferno del Vietnam) e di don Petronio Floris (presto incaricato della cappellania di Montevecchio) risalenti proprio alla vigilia della loro ordinazione presbiterale. Erano quelli gli anni magni del Concilio e, con riferimento alla nostra storia regionale, quelli di impostazione della politica di Rinascita. I chierici al completamento degli studi di teologia a Cuglieri ricevettero anche la visita, nel febbraio 1964, del presidente della Regione Efisio Corrias – senz’altro uno dei migliori esponenti della classe politica sarda di quel tempo – che illustrò la filosofia riformatrice e innovativa della Rinascita, quel principio di aggiuntività degli stanziamenti cui lo Stato centrale si era impegnato per un dodicennio, il collegamento che la Rinascita sarda voleva avere con il primo tentativo di politica di programmazione, a livello nazionale, propria del centro-sinistra allora all’esordio con i governi Moro,tesa a riequilibrare negli investimenti e negli standard di vita le regioni del nord e quelle del sud. E don Angelo e don Petronio, giovani di 22-23 anni furono, fra il 1962, il 1963 e il 1964 prolifici autori di articoli apparsi nella pubblicistica cattolica non solo alerese. Ho schedato almeno cinquanta loro pezzi di quel triennio fecondissimo.

Padre Giuseppe Pittau S.J. – futuro rettore della università Sophia di Tokio, futuro arcivescovo ed incaricato, negli anni ’80, della sovrintendenza alle università e accademie cattoliche di tutto il mondo – aveva iniziato a farsi conoscere per quel gran valore che si portava addosso, ricevendo ripetutamente le attenzioni del giornale, ma poi ecco che dal 1962 fu Pittau jr., don Angelo ancora agli studi, a farsi conoscere ora per le sue poesie – che da allora cominciarono ad essere pubblicate in sillogi di case nazionali che costituiscono oggi una preziosità editoriale – o i suoi racconti (rubrica “Racconto della settimana”), ora per le recensioni letterarie o spirituali o per la rassegna stampa (“Ciò che non scrivono i giornali”). Don Petronio non fu da meno.

Contro la fame nel mondo (a Villacidro si radicò in quel tempo la Lega Missionaria Studenti) fu un articolo ancora di don Angelo sul numero 11 del 14 marzo 1963, e guardando al continente nero fu invece del suo collega il pezzo titolato “Ottanta milioni di africani sono disponibili per Cristo” uscito su numero doppio 20-21 del 23 maggio 1963. E poi ecco gli articoli, documentati e gustosissimi, usciti a puntate sulla comunità rurale di Sa Zeppara, quello sui licenziati dalla scuola ENALC, quegli altri – a mo’ d’inchiesta condotta unitamente a don Angelo nell’arco di vari mesi – sulla Rinascita in atto, “A che punto i progetti d’industrializzazione della Sardegna” e “Intervista all’on. Alfredo Atzeni assessore agli Enti Locali”(ecco i titoli, questi ultimi sul numero 10 del 12 marzo 1964), ecc.

Sì , erano proprio numeri di “Nuovo Cammino” ad alta intensità di firma Floris e di firma Pittau, e/o di firma abbinata, come poi molti anni dopo, ma neppure tanto, dieci-quindici forse, avremmo ritrovato su “Confronto” – tiratura cinquemila copie, diffusione regionale per quindici anni pieni –, cui anch’io collaborai. Ancora don Angelo sui lavori del Concilio ecumenico o sul quarto centenario della istituzione dei seminari, ancora don Petronio sui movimenti diocesani in seno all’Azione Cattolica, o sulle attività nel Seminario di Cuglieri da cui ancora non s’erano licenziati…

Sul numero 15-16 dell’11 aprile 1963 ecco anche una lettera al direttore monsignor Atzori, sotto il titoletto “Perché i corrispondenti non scrivono”: «Caro direttore, ogni sabato, puntualmente, dieci copie di “Nuovo Cammino” raggiungono i chierici di Ales, una copia per ciascuna delle otto classi, più due abbonamenti personali. Praticamente un giornale per cinque o sei lettori…». La proposta era allora di un sondaggio circa il gradimento del giornale esteso ai chierici di liceo e teologia, circa le preferenze dei temi o delle rubriche, circa le modifiche ritenute opportune…

Chi formulava quelle proposte è ormai lui, da cinque o sei anni, il direttore del giornale, che ha buona circolazione fra Marmilla e medio Campidano. Egli ora è stato fatto destinatario da me, laicus quidam cagliaritano da molti anni abbonato a “Nuovo Cammino”di una proposta innovativa che si muove sulla linea di meglio associare la testata giornalistica al vissuto del territorio… Perché non mettere insieme un gruppo di cinque-sei-dieci giovani di buona volontà (e qualcuno, unendo l’utile al faticoso dilettevole, potrebbe farne materia perfino per una tesi di laurea!) e procedere, armati di pc, al completo repertorio del giornale negli anni dell’episcopato Tedde, fra 1948 e 1982, o almeno fino a quel 1970 anno della visita cagliaritana di papa Paolo VI? La Biblioteca universitaria di Cagliari possiede le annate pressoché complete dal novembre 1951 al 1971 (è presente anche un numero del 1948), la Camera di Commercio quelle del triennio 1960-1962; annate ricche ne trovai a suo tempo, non schedate, anche nella biblioteca del Consiglio regionale, ma immagino che la redazione in Ales o il Seminario diocesano, e forse il Cenacolo di San Gavino o qualche parrocchia particolarmente organizzata o qualche biblioteca comunale del territorio posseggano anch’essi, e felicemente complete, le collezioni.

E dunque, fra Cagliari ed Ales, Villacidro e San Gavino, ecc. potremmo lavorare a un regesto dei titoli e delle firme. Una bella équipe che in fraternità potrebbe operare, coordinata, spalmando la fatica fra diversi colleghi: ciascuno potrebbe prendersi uno, due, tre annate da compulsare e schedare nel suo pc. Periodicamente ci si potrebbe incontrare per gli utili aggiornamenti. Ci si potrebbe dare tempo un anno, lavorando con calma e bene e preparando una pubblicazione da presentare al successore, quando verrà, del vescovo don Giovanni Dettori, altro allievo di quel Seminario cuglieritano che fu ordinato, anche lui – ma in diocesi di Ozieri –, nel capitale 1965…

Ed ho aggiunto un’altra idea, pur se mi rendo conto della sua maggiore difficoltà attuativa (soprattutto d’ordine finanziario): a complemento di una pubblicazione storica/regesto degli articoli di “Nuovo Cammino”, si potrebbe azzardare la ristampa in anastatica di una selezione delle pagine particolarmente significative sotto il profilo della storia ecclesiale e civile raccontata dal giornale: cento pagine di formato ridotto.

Il giornale e la storia locale, premessa a quanto sarebbe venuto negli anni successivi, fino a questi più recenti. Il cui top io vedo nei versi alti di Angelo Pittau, quelli dedicati al Vietnam. E in cui, in modo assolutamente originale, si esprime quel potenziale di universalità che Giuseppe Dessì – non a caso soggetto, con la sua poetica, della tesi di laurea di don Pittau alla Pro Deo di Roma – assegna a Villacidro ed ai villacidresi:

«Oggi / a Khe Sanh / nella pista ieri terrore e morte / piantano il caffè / dell’incontro e dell’amicizia / i combattenti reduci / coi figli dei combattenti morti.

«a Vinh Moc / dalle viscere della terra rossa / sale ancora il tepore del sangue / dei martiri della resistenza / ad accendere il tuo orgoglio / di Vietnamita / e il tuo tenero desiderio / di amore e di pace» (da “Le stelle di terra”, 1999).

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