La lezione di storia sarda del 20 giugno
Lìngua Bia ha organizzato un corso di storia sarda, e mi è stato chiesto di condurre la lezione sulla storia contemporanea della Sardegna.
Fare una presentazione sulla storia della Sardegna contemporanea non è semplice, per chi non si è laureato in storia della Sardegna, per chi non ha l’età per dedicare settimane e settimane ad approfondire alcuni temi della storia sarda, causa lavoro e militanza sindacale e politica.
Ho però accettato perché questo mi avrebbe permesso di riordinare le idee, e di proporverle, rispetto alla storia sarda degli ultimi anni.
Nell’accademia sarda, che è accademia italiana, non c’è lo stesso interesse per le questioni nazionali presente in altre istituzioni universitarie europee. Questo è un grave handicap per chi vorrebbe conoscere la Sardegna.
Potremmo fare una discussione sulla storia istituzionale, la storia economica, la storia sociale o la storia culturale di Sardegna. Io proverò ad affrontare singoli aspetti della storia contemporanea di Sardegna, che afferiscono a questi ambiti, per provare a dare, in modo trasversale, una immagine della Sardegna che cambia.
Ci vorrebbero molte date e molti dati.
Ho un obiettivo, sul quale vorrei coinvolgere diversi attori, compresi gli studenti universitari: studiare la storia dei subalterni, dei movimenti popolari, in Sardegna. Fare questa operazione è un compito enorme, che deve essere collettivo, e la lezione di mercoledì potrebbe essere un momento per cominciare questo percorso. Mi rivolgo, quindi, agli studenti, i militanti politici e sindacali, i patrioti: mettiamo insieme energie e competenze. Vi dono decine di studi compiuti in questi anni i quali dovrebbero essere sistematizzati e collegati tra loro.
In questo senso, la nascita del “Centro studi autogestito”, all’interno dell’Università di Cagliari, è una bella novità!
Di quell’ambiente culturale e politico cito solamente due recenti studi: “la storia di Cagliari nel dopoguerra tra processi urbanistici e conflitti sociali”, e “la storia dei campi fascisti in Sardegna”.
Con Lìngua Bia, mercoledì 6, abbiamo visto il periodo sabaudo con Amos Cardia. Se con il periodo spagnolo c’è stata una gestione della Sardegna, da parte di argonesi, catalani e spagnoli, simile a quella di altre realtà, nel periodo sabaudo la Sardegna perde il treno della modernizzazione economica e sociale, che ebbe luogo tra XVIII e XIX secolo in molte parti d’Europa, e subisce una economia della dipendenza.
Questo è il contesto in cui si arriva all’unità d’Italia.
Studiare la contemporaneità serve a capire la Sardegna di oggi. In Fondazione Sardinia, una fondazione di cui mi onoro di farne parte, e di frequentare, esaminiamo spesso il fatto che molte delle cose che si propongono oggi in realtà sono state già proposte.
Manca la consapevolezza che quasi tutti i temi che si affrontano oggi sono stati già affrontati. Proprio non lo si conosce.
Contemporaneamente, vi sono molti aspetti della storia contemporanea sarda che non sono presenti nel senso comune sardo, quasi che non fossero accaduti.
Ecco, proviamo a farli emergere.
Ultima annotazione: proverò a fare la presentazione in sardo. La nostra lingua, questa lingua estirpata dalle nostre bocche, non può non esserci se non vogliamo comprendere la Sardegna. Come ogni luogo del mondo, lo si può capire se non si conosce la sua lingua?