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Piazza San Michele e la democrazia ogni cinque anni

October 4th, 2015  |  Published in Cagliari, In evidenza, Politica

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Piazza San Michele e la democrazia ogni cinque anni
Enrico Lobina

 

Il muro che stanno costruendo in piazza S. Michele è brutto. Lo è oggettivamente. Non sappiamo come sarà alla fine, ma quasi tutti i cagliaritani hanno paura di un risultato negativo. Qualcuno, astutamente, suggerisce di chiedere al maestro Sciola di portare alcune sue opere per abbellire il muro antistante la “parrocchia-bunker” (copyright Paolo Matta).
Non so se a fine lavori il muro sarà così brutto. Se rimarrà come prevede il progetto, lo immagino presto di mille colori e con mille scritte, speriamo artistiche. Agli abitanti di S. Michele è stato chiesto cosa ne pensassero? Quando, in che data?
La città è in declino, e la lista delle cose da fare, o mal fatte, è lunghissima. Ma, sicuramente, la riconversione economica della città non può avvenire senza un vasto processo di partecipazione, del popolo e delle classi dirigenti. Ecco l’errore fondamentale successivo all‘“ora tocca a noi” del 2011, che è diventato “ci vediamo tra cinque anni”. Si è pensato che la partecipazione, la condivisione, il coinvolgimento non dovesse essere una pratica continua, quotidiana. Il caso, diverso da S. Michele, dell’ecocentro a S. Elia è un altro esempio.

Dal 2011 non esistono più le circoscrizioni. Avevano perso quasi tutta la loro capacità di coinvolgere la popolazione nelle scelte che riguardavano i loro quartieri.
Si potevano sostituire con tanti altri strumenti. Non è stato fatto. Volutamente non lo si è fatto. Si è assunta la posizione ideologica per cui la democrazia è votare ogni cinque anni. Per esempio, per rimanere nella cronaca di questi giorni, non è stato permesso a Cagliari di esprimersi sull’ennesima discarica che si sta aprendo poco fuori dai suoi confini, a Machiareddu.
Democrazia non è votare ogni cinque anni. Non è mai stato così. La democrazia è una conquista quotidiana. La città ha bisogno di una profonda trasformazione, perché altrimenti continuerà ad essere sempre più povera. Questa trasformazione non la compiono dieci assessori e venti consiglieri. La compie una città. Se poi ci si limita ad amministrare, cioè a portare avanti atti amministrativi, è un’altra questione.
La circolarità è uno dei tratti propri delle civiltà sarda da riprendere. Cooperare, coinvolgere, dà sempre risultati positivi
Cagliari Città Capitale, al governo della città, avrà questo tratto caratteristico.

 

 

Il 3 ottobre la giunta è intervenuta sull’Unione per raccontare come ha coinvolto il vecchio parroco e la curia. Emerge che nessuna assemblea pubblica, o altra forma di partecipazione, è stata portata avanti.

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