
Sardegna Quotidiano ha pubblicato oggi un mio articolo sul “Forum dei comuni per i beni comuni”. Ve lo propongo
Il “Forum dei Comuni per i beni comuni”. Un esempio di buona politica
“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. L’art. 1 della Costituzione è chiarissimo. Leggiamolo insieme all’art. 75: “È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione […] di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori […]. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto”.
La sovranità appartiene al popolo. Non allo Stato. Esistono diverse forme di sovranità e, quindi, di democrazia, liberalmente intesa. Esiste la democrazia rappresentativa. Sono le elezioni. Esiste, poi, la democrazia diretta, che si esplica anche attraverso i referendum. È uno di quei mezzi attraverso i quali si esercita la sovranità.
Il 12 e 13 giugno le italiane e gli italiani hanno conseguito una vittoria epocale. Per la prima volta dopo 16 anni hanno superato nuovamente il quorum e hanno espresso 2 chiari sì all’acqua bene comune. È stato un esercizio di sovranità. Ancora non è stata data attuazione ai due referendum. Anzi. Da agosto in poi si è lavorato senza sosta per affossarne il risultato.
Cosa ha detto il referendum? Due cose semplici. La prima è che l’acqua, sia nella proprietà che nella gestione, deve rimanere pubblica. La seconda è che esistono dei beni comuni. Sta a noi stabilire quali e come difenderli.
Il 2011 è stato anche un anno importante per il vento nuovo che ha investito alcune amministrazioni comunali. Milano, Napoli, Cagliari. Amministrazioni che hanno a cuore i risultati del referendum e i beni comuni.
Il Comune di Napoli, in questa ottica, ha organizzato il “Forum dei Comuni per beni comuni”. Il 28 gennaio più di 2.000 tra amministratori e rappresentanti di associazioni e movimenti si sono incontrati per discutere concretamente di economia del territorio e patto di stabilità, beni comuni e servizi pubblici, politiche sociali e del lavoro, ambiente e nuovi modelli urbani.
È emersa la necessità di assumere impegni rilevanti, che possono essere realizzati solamente se vi è un forte movimento dal basso che li pretende, nonché una rete dei comuni che chiedono che venga rispettato il referendum. Sia nel suo dettato che nel suo spirito politico generale.
Due impegni sono chiari: rendere pubblica la gestione dell’acqua e costituire un “patto contro il patto di stabilità”. Il patto di stabilità castra i comuni e le amministrazioni locali. Gli investimenti per i servizi pubblici devono stare fuori dal patto di stabilità. I sistemi pubblici locali devono rimanere pubblici.
Un comune, da solo, non può né sforare né combattere il patto di stabilità. Una richiesta collettiva, corale, può farlo.
Gli amministratori sardi al Forum di Napoli erano pochi. Pochissimi. La Sardegna, però, deve preservare al massimo i propri beni comuni, e valorizzarli in senso pubblicistico. Acqua, vento, sole, ma anche istruzione, cultura, conoscenza. In un momento in cui il governo italiano ripropone tagli ai bilanci e privatizzazione dei beni comuni, gli amministratori locali, da mettere tra di loro in rete, compiano scelte coraggiose. Compiamole insieme.
