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Amministrazione o politica? Un dibattito sulla disoccupazione a Cagliari

April 14th, 2015  |  Published in Cagliari, In evidenza, Politica  |  2 Comments

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Il post sul fatto quotidiano di lunedì sera, che vi ripropongo, pone alcuni temi generali e strategici. Rispondo qua ad alcune osservazioni.

Alcuni, anche tra i cosiddetti politici, hanno guardato più il dito che la luna, ed hanno detto e scritto: “ma tu dove eri? Cosa hai fatto?”. Queste fantastiche critiche si risolvono qua, in questo sito: troverete centinaia tra interventi, proposte, articoli, comunicati stampa sulla politica comunale, su quasi ogni settore.

 

Posso anche dire che in questi anni ho conosciuto la mia città, ogni suo quartiere ed angolo. Cagliari, bellissima e piena di vita ed umanità, l’ho girata quanto non avevo fatto negli anni precedenti, complici gli studi ed i periodi di vita in Italia ed all’estero.

 

Ci sono poi alcune critiche più strutturate.

Marco Murgia, amico e patriota consigliere comunale PD, mi scrive che la colpa della disoccupazione è della politiche europee e che coi lavori pubblici l’amministrazione ha fatto tutto quello che poteva contro la disoccupazione.

Non sono d’accordo, ed in fondo anche Marco sa che gioca in difesa.

Il problema è se vogliamo amministrare la miseria o fare politica e cambiare in meglio la vita della gente. Io sono per la seconda opzione, e l’ho scritto nell’articolo.

Come? Facendo politica.

Dieci anni fa il sindaco di Londra Ken Livingstone, strinse un patto, basato su principi cooperativi, con il Venezuela: Londra mandava medici e giovani laureati, su base volontaria, ed in cambio il Venezuela forniva di petrolio (benzina) a prezzi ultrascontati Londra. I soldi che avanzavano andavano in politiche sociali.
Potrei aggiungere, senza arrivare all’esempio di Marinaleda ed atri comuni andalusi, che tanti comuni greci, e tante regioni, sono degli esempi di come gli enti locali possano fare politiche per il popolo anche in presenza di politiche europee recessive.

A proposito delle politiche europee, ricordo a tutti coloro che fanno riferimento al socialismo europeo che sono responsabili delle stesse, in quanto iscritti al PD e partiti similari. Lo steso vale per quei militanti PD che in consiglio comunale si lamentano dei tagli dei trasferimenti statali fatti dal loro governo Renzi.

 

Ma oltre iniziative come quelle di Londra, con politiche diverse in tutti i settori dell’attività comunale avremmo potuto innescare occasioni di sviluppo che avrebbero fatto diminuire la disoccupazione[1].

Dallo sviluppo economico alle politiche sociali, dalle politiche per l’innovazione alle politiche culturali, dalle politiche tributarie all’informatizzazione, dalle politiche per la casa alle politiche del personale, dal bilinguismo alle politiche di bilancio, dalla riforma della struttura comunale all’urbanistica, dalla gestione dei rifiuti alla gestione degli spazi e del patrimonio, dalla gestione dei mercati al tema della sicurezza, dalla pianificazione energetica alle politiche partecipative, dalle gestione delle partecipate e controllate alle politiche di pace. Per queste e molti altri abbiamo delle proposte che avrebbero potuto creare occasioni di sviluppo economico e sociale e, quindi, occupazione.

Ma altrimenti per cosa facciamo politica, se amministriamo bene e poi la gente sta sempre male, anzi peggiora la propria condizione?

 

Se poi arriviamo al tema dei rapporti istituzionali, apriamo un altro fronte: da Cagliari porto nucleare ai rapporti col Cacip, dal rapporto con l’Università a quello con la regione, dal rapporto con l’Autorità portuale a quello con lo Stato e l’Unione Europea. Ed anche su questo abbiamo proposte ed idee di governo, che avrebbero fatto fare un salto in avanti alla città.

 

Questi quattro anni sono serviti a prendere confidenza con la macchina. Ora (per la verità già da un po’) siamo in grado di guidare.

 

[1] Ma insomma: il PD apre i centri commerciali ad Elmas, e poi ci lamentiamo che i negozi chiudono? Ma è solo un esempio, dettato più dalla rabbia che da altro.

 

 

 

E se aumenta la povertà a Cagliari?

 

In queste settimane sui giornali si discute sull’esistenza ed il significato della sinistra. Maurizio Landini afferma che “se Renzi è di sinistra, io non sono di sinistra”. Nel senso comune la politica di sinistra è quella del PD.

La politica di sinistra, al contrario, dovrebbe essere quella che crea benessere per chi, nella scala sociale, sta nella parte bassa.

 

Da quando sono consigliere comunale a Cagliari sto attento a tutto quello che si dice della mia città, ma cerco anche di recuperare indicatori che parlino da soli.

I Centri Servizi per il Lavoro (CSL) sono i vecchi uffici di collocamento. Ai CSL si possono iscrivere disoccupati, inoccupati e partite IVA che dichiarino meno di 4.800 euro all’anno. Le dinamiche dei cagliaritani iscritti ai CSL sono le seguenti.

 

DISOCCUPATI DELLA CITTA’ DI CAGLIARI

ANNO Numero Cittadini
M F Totale
Disoccupato Inoccupato Totale Disoccupato Inoccupato Totale  
2011 9.728 4.955 14.683 8.460 6.765 15.225 29.908 (dato di maggio)
2012 10.734 5.065 15.799 9.572 6.678 16.250 32.049 (dato di maggio)
2013 12.634 5.242 17.876 11.422 6.867 18.289 36.165 (dato di maggio)
2014 13.227 5.300 18.527 11.814 6.729 18.543 37.070 (dato di dicembre)

Fonte: CSL

 

L’arco temporale che va dal 1 giugno 2011 al 31 dicembre 2014 è di 1.309 giorni. In questo periodo gli iscritti al CSL, residenti nel comune di Cagliari, sono aumentati di 7.162 unità. Ogni giorno 5,4 cagliaritani, prima non iscritti, si sono iscritti al Centro Servizi per il lavoro.

A questi sono da aggiungere gli scoraggiati, anche se la “garanzia giovani” avrebbe potuto spingere diversi scoraggiati ad iscriversi al CSL.

Se dividiamo 37.070 per 154.712 (i residenti) arriviamo a 23,9, cioè il 23,9% dei cagliaritani è iscritto al Centro Servizi per il lavoro. Nel 2011 era il 19,1%.

C’è da dire che prima o poi questo trend si dovrà fermare: siamo a livelli greci.

 

Cagliari è in linea con le dinamiche del resto della Sardegna. Anzi, il trend sembra leggermente peggiore. Il problema è che, in tutti i documenti programmatori, si scrive che le aree urbane, metropolitane, dovrebbero trainare il resto dei territori.

 

La risposta peggiore sarebbe non affrontare il problema, o dire che l’amministrazione comunale non può fare nulla. Siamo veramente convinti che sia così? Il secondo livello politico in Sardegna, dopo il consiglio e la giunta regionale, non può fare politica e deve fare semplice amministrazione?

Questa domanda è ancora più forte se leggiamo il programma elettorale della coalizione vincente depositato nel 2011, qualche mese prima del voto.

“Nei prossimi cinque anni ogni giorno almeno un occupato in più; ogni giorno almeno la stabilizzazione per un precario; ogni giorno almeno una altra donna che conquista il lavoro; ogni giorno almeno un giovane

che inizi a lavorare”

Ogni giorno 5,4 in meno, altro che uno in più al giorno! E potremmo aggiungere l’aumento dei cassintegrati….

 

A fronte di questi dati, due dirigenti di SeL, lo stesso partito del sindaco, hanno presentato due linee difensive. La prima è: “l’aumento degli iscritti ai CSL potrebbe essere un segnale positivo, in quanto potrebbe voler dire che tanti che prima non erano iscritti hanno deciso di mettersi a cercare lavoro”. Insomma, tanti scoraggiati avrebbero deciso di andare al CSL. Ma perché? Io credo, al contrario, che gli scoraggiati, cioè quelli che hanno smesso di cercare lavoro, tra il 2011 ed il 2014 a Cagliari siano aumentati.

La seconda linea difensiva è: “il Comune fa quanto di sua competenza: investire i soldi pubblici, siamo la seconda città in Italia. Senza i lavori sarebbero dati peggiori”.

Questa osservazione pone un problema epocale, proprio per quelli che vogliono ancora definirsi di sinistra: quando siamo al potere nella capitale della Sardegna dobbiamo amministrare e basta, o dobbiamo anche fare politica e dare risposte?

 

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2 Comments

  1. Murgianu says:

    Scusa, puoi linkare una tra le tue proposte capace di creare qualche centinaio di posti di lavoro come dici? Non ricordo, ma è un errore mio, alcuna tua proposta capace di essere anticiclica rispetto alla congiuntura economica.

    Il Venezuela, Marinaleda, tutto molto bello. Ma in concreto, cosa avresti fatto al posto di questa giunta non-abbastanza-di-sinistra? Poi, fattelo dire, sfiori il ridicolo quando scrivi che “a Queste fantastiche critiche si risolvono qua, in questo sito: troverete centinaia tra interventi, proposte, articoli, comunicati stampa sulla politica comunale, su quasi ogni settore.”
    A queste domande si risponde in maniera concreta citando uno o due esempi concreti e non basta un generico riferimento al tuo blog (che modestia) che peraltro mi pare intriso di gazzosa e benaltrismo e nei cui post non vedo una (dico una) proposta concreta e attuabile nel breve periodo.

    Dalle nostre parti si dice: MA RI POZZU TOCCAI? Chi ha votato per te e per la lista che ti ha candidato ha scelto un consigliere comunale. Dopo quattro anni si ritrova con un pugno di mosche e un tizio che fa finta di non aver fatto parte della maggioranza e di passare in comune per caso, e commenta politiche che ha contribuito a portare avanti con il suo voto come se fosse un estraneo. Inaccettabile.

    Buona vita

  2. admin says:

    Ciao,
    quelle sulla casa, che puoi trovare, sono proposte anticicliche, concrete.
    Se scrivi casa nella zona “search” o “trova” le puoi leggere.
    Avevo fatto anche una proposta sui mercati comunali.
    Ed anche qualcosa sul personale e sugli appalti, che trovi qua. E poi qualche altra decina.

    Ah, una cosa: la parola sinistra cominicia a darmi fastidio.

    Ciao,
    Enrico

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