Come ogni anno migliaia di sardi in tutto il mondo ricorderanno i giorni della cacciata dei piemontesi e delle rivolte antifeudali guidate da Giovanni Maria Angioy come un momento di unità e di libertà.
Sardegna Sostenibile e Sovrana aderisce all’iniziativa “Sa Die in tundu”. Un evento che tiene assieme tutti i sardi, a prescindere dalle differenti appartenenze, attraverso la realizzazione di un piccolo gesto simbolico che ci permette di condividere tutti assieme lo spirito della festa e il suo significato più profondo. Mettiamoci in cerchio tenendoci per mano in qualsiasi luogo ci troviamo, facciamolo con le persone che preferiamo, pubblicamente o privatamente. Tutti i cerchi umani realizzati in quella giornata rappresenteranno il nostro popolo e la sua storia. Noi la faremo in piazza del Carmine con balli e musiche a partire dalle 20.00.Vi aspettiamo numerosi per condividere questo momento di festa.
Oltre l’invito, permettetemi qualche parola. Recentemente Vito Biolchini è ritornato sui temi di politica generale: qui.
E’ vero, c’è il buco della sanità, la disoccupazione di massa, la scuola e l’istruzione che non vengono rilanciate, le basi militari che rimangono (e ancora si fanno commissioni). Io però rimango colpito che una storia così bella e fiera, quella del 28 aprile 1793, sia alla fine ignorata dai rappresentanti dei sardi. Ma come si può amare la Sardegna, e farle del bene, se questo esempio di protagonismo popolare viene nascosto?
Nessuno degli eletti ha pensato al 28 aprile sino a qualche settimana fa. In consiglio regionale martedì prossimo si parlerà delle scorie nucleari e si voterà una mozione. Al consiglio comunale di Cagliari il 28 aprile non si parlerà de Sa Die, si farà finta di nulla.
La verità è che per i nostri rappresentanti la Sardegna con un progetto autonomo, che emancipa, non deve esistere e della Sardegna in quanto tale, in fondo, non gliene frega nulla.
E non parlo di quelle persone, con cui condivido l’appartenenza alla Fondazione Sardinia, come Paolo Zedda e Franciscu Sedda, e tanti altri, che si trovano invischiati in un contesto che li sta ad ascoltare, dove provano ad intervenire ma dove, nei fatti, i loro orientamenti non passano.
Una esperienza simile l’ho avuta io in consiglio comunale sulla lingua: in questi quattro anni abbiamo presentato mozioni, iniziative, e sono anche passate. Ma, in realtà, il tema della lingua non interessa, e tutto muore, piano piano o più velocemente, ed alle mozioni ed alla iniziative non si dà seguito. Si, abbiamo qualche targa in sardo ed i matrimoni si possono celebrare in sardo. E poi?
Nulla di male, per carità, sono posizioni politiche legittime. Basta dirlo.
Ed anche sulla lingua, a livello sardo, diciamoci che in questo anno passi in avanti non ne abbiamo fatto. La legge che doveva essere approvata non è stata approvata, il servizio lingua sarda è stato classificato come “poco importante” e fuso con un altro servizio.
A fronte di un impegno ed un’impostazione anche corretta, i dati oggettivi, non positivi, rimangono.
Ci vediamo martedì, alle 20 in piazza del Carmine, a festeggiare quei cagliaritani del 1793, che alzarono la testa. Ci vediamo per festeggiare Giovanni Maria Angioy! Sempr’innantis!
Tags: 28 aprile ; sa die ; cagliari ; sardegna ; comune 
