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Cagliari chiama Europa: Alexis Tsipras, una speranza. E la Sardegna? – Cagliari, 27 febbraio 2014 – Traccia dell’intervento.

March 1st, 2014  |  Published in Cagliari, In evidenza, Politica  |  4 Comments

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Riprendo dal blog di Vito Biolchini, che pubblica la relazione di Maria Luisa, il link http://www.vitobiolchini.it/2014/02/28/alexis-tsipras-chi-e-e-cosa-vuole-il-politico-greco-che-si-candida-per-cambiare-leuropa-di-maria-luisa-piras/ e vi propongo, dopo le considerazione di Vito, la traccia della mia relazione.

Le forze indipendentiste, sovraniste e di sinistra possono ritrovarsi in Sardegna intorno alla candidatura alle prossime europee del leader del partito greco Syriza, Alexis Tsipras? È possibile iniziare un percorso che porti alla nascita di un nuovo soggetto politico isolano? Ne abbiamo parlato ieri a Cagliari nella ex sede della quarta circoscrizione, in una sala troppo piccola per le cento persone accorse e che si sono ritrovate su iniziativa dell’associazione Sardegna Sostenibile e Sovrana. La situazione politica è stata inquadrata dal consigliere comunale della Federazione delle Sinistre e tra i fondatori dell’associazione organizzatrice Enrico Lobina, e da Maria Luisa Piras dell’associazione Comuna (interessantissima la sua relazione, che infatti vi propongo integralmente).
La tavola rotonda ha invece visto la partecipazione del coordinatore regionale di Sel Luca Pizzuto, del presidente di Irs Gavino Sale, del segretario nazionale del Partito dei Sardi Franciscu Sedda, di Alessandro Corona (segretario regionale dei Comunisti Italiani), e di Marta Onnis di Progres. Assente giustificata Claudia Zuncheddu di Sardigna Libera, invitato ma disperso senza dare senza notizie di sé il segretario nazionale dei Rossomori Tore Melis, mentre Giovanni Dore è intervenuto in rappresentanza del movimento Sardegna Pulita.
Com’è andata? Al di la delle differenti posizioni, un percorso comune sembra essere iniziato. E secondo me ci porterà lontano.

 

 

Benvenute a tutte e tutti

Maria Luisa Piras ha tratteggiato l’evoluzione della sinistra europea e le peculiarità di “L’altra Europa con Tsipras” in Italia.

Io mi soffermo sulla Sardegna e sul percorso che, in modo autonomo, potrebbe cominciare.

Noi siamo qua ad organizzare una iniziativa come associazione “Sardegna Sostenibile e sovrana”. Siamo una sporca dozzina, o qualcosa in più, ed abbiamo grande rispetto dei partiti e di tutte le forme organizzate della politica. Non si tratta, quindi, di entrare in discussioni inutili alle quali abbiamo assistito negli ultimi anni.

In Sardegna vi sono particolarità e necessità autonome, che possono, a nostro parere, convergere in modo unitario e distinto, su un piano di parità rispetto alla sinistra italiana, nella lista “L’altra Europa con Tsipras”. Immaginiamo un’altra Europa.

Ma cos’è l’Europa che vogliamo?

Per Tsipras l’economia deve essere al servizio della gente, e non il contrario. Su questo si basa il rifiuto dell’austerità e delle politiche economiche europee.

Su Fiscal compact, troika, memorandum, ed austerità in generale, la posizione de “L’altra Europa con Tsipras” è chiara. Rifiutiamo le politiche di austerità, rifiutiamo il Fiscal Compact, così come fa la più grande organizzazione di massa in Italia (la CGIL), e così come non fanno i due più grandi partiti in Italia (PD e Forza Italia) che invece hanno sempre sostenuto il Fiscal Compact ed il pareggio di bilancio in Costituzione.

 

Delineiamo un nuovo ruolo per la BCE, nuove linee di politica economica, un piano straordinario per il lavoro, politiche di pace.

 

Alla sinistra, ai sovranisti e agli indipendentisti diciamo: uniamoci, ognuno mantenga, se vuole, la propria identità strutturata e la propria organizzazioni, ed insieme costruiamo le trame per una nuova Sardegna, dentro una nuova Europa.

 

Perché le trame per una nuova Sardegna non sono libere e non dipendenti da ciò che accade in Europa.

 

Più in generale, ed in modo strategico nel medio periodo, Immaginiamo una organizzazione larga, a geometria variabile, dove ognuno può mantenere strutture organizzative autonome, ed anche attitudini personali o collettive diversificate. Vi è chi è più interessato al lavoro sociale, chi allo studio, chi alla presenza nelle istituzioni, e allora si dia la libertà di lavorare sugli ambiti preferiti.

 

Vi sono però alcuni punti sui quali non si può transigere, e due precondizioni da rispettare.

La prima è l’onestà, la seconda è la fiducia reciproca.

Per quanto riguarda la prima, senza di essa non si può chiedere a nessuna donna e nessun uomo di impegnarsi in una impresa collettiva per la quale impegna tempo e possibilità di soddisfazione personale.

Per quanto riguarda la seconda, la fiducia reciproca, essa è il collante di ogni organizzazione in quanto tale, che non sia solamente una organizzazione formale, nominalistica.

 

Si tratta di un progetto generale, che potrebbe passare le elezioni europee. Anzi, vi proponiamo che da qua parta.

 

Insieme a queste due precondizioni, poniamo quattro punti non transigibili:

          No al liberismo

          No alla guerra

          Nuovo modello di sviluppo

          Sovranità

 

Cos’è il liberismo? Il liberismo è quel filone della teoria economica, oggi nettamente dominante, secondo la quale tutto deve essere lasciato al mercato privato. I privati, massimizzando al massimo i propri interessi, secondo i liberisti massimizzano l’interesse collettivo. In base a questa teoria, per esempio, non dovrebbero esistere i sindacati e la Confindustria perché ognuno dovrebbe semplicemente porsi sul mercato e proporre il proprio lavoro o la propria domanda di lavoro.

Noi crediamo che non sia questa la teoria economica, e di gestione delle relazioni sociali, che garantisce il benessere della popolazione e dell’ambiente.

 

In particolare, la Sardegna sta all’interno della cosiddetta “mezzogiornificazione d’Europa”, termine coniato da Paul Krugman nel 1991. L’approdo ad una moneta unica ed il mantenimento di un differenziale di produttività e capacità innovativa tra il centro e la periferia, nonché la non diminuzione dei costi di trasporto, ha portato ad una generalizzazione di quel fenomeno di divaricazione economica e sociale tra nord e sud che ha conosciuto l’Italia dal 1861.

Oggi, a distanza di anni, e nonostante le politiche tendenti alla convergenza dei fondi strutturali, le dinamiche sistemiche e profonde della UE hanno portato alla mezzogiornificazione d’Europa, cioè all’allargamento della dualità dell’economia a tutto il sud Europa.

Grecia, Cipro, sud Italia e Italia in generale, Spagna, Portogallo, Irlanda e, a breve, Francia sono parte di questa narrazione.

A questo fenomeno solamente Alexis Tsipras e “L’Altra Europa con Tsipras” dà una risposta positiva, alternativa. L’ha già fatto Tsipras in Grecia. Sta ora a noi farlo in Sardegna

Ecco i dieci punti di Tsipras

1.   Immediata fine dell’austerità;

2.   Un new deal europeo;

3.   Espansione dei prestiti alla piccola e media impresa;

4.   Sconfiggere le disoccupazione;

5.   Sospensione del nuovo sistema fiscale europeo;

6.   Una vera banca europea che possa prestare denaro agli stati e non solo alle banche;

7.   Aggiustamento macroeconomico;

8.   Una conferenza sul debito europeo;

9.   Un atto per separare banche di risparmio e banche d’affari;

10.               Una legislazione effettiva, forte e di livello europeo, per tassare l’economia e le attività imprenditoriali offshore.

 

Le alternative a questo progetto sono l’estrema destra (il Front National in Francia è il primo partito) o la continuazione del passato, cioè il Partito popolare europeo o il Partito socialista europeo.

 

Perché no alla guerra?

Dal 1988 ad oggi sono ufficialmente morte, nel Mediterraneo, 20.000 persone, molte delle quali in fuga dalla guerra. In realtà, sono molte di più. Sono donne e uomini che provano a venire in Europa per lavorare e dare un futuro ai propri figli. Sono spia di un Mediterraneo che non è più il centro del mondo, ma potrebbe essere il centro di esperimenti esemplari per il resto dell’umanità. Invece, negli ultimi decenni è teatro solamente di guerre e divaricazioni di tipo economico, sociale, politico.

Quante guerre sono partite da qua, dalla Sardegna, dalle nostre basi. Basta con le basi, basta con l’economia di guerra. Basta con le servitù militari al servizio della NATO. Rivendichiamo la neutralità della Sardegna rispetto alla NATO.

Guardate alla Libia. Oggi, a quasi tre anni dalla guerra in Libia, là si vive peggio di prima, la condizione femminile è peggiorata, non vi è più sicurezza e la povertà è enormemente aumentata.

Vi sono tre questioni che devono essere affrontate, se vogliamo davvero parlare di Mediterraneo: immigrazione, conflitto arabo-israeliano e petrolio.

 

Nuovo modello di sviluppo, abbiamo detto.

Alexis Tsipras, questo giovane ex consigliere comunale di Atene, che rappresenta anche una speranza generazionale per la Sardegna, è stato chiaro, nel discorso di accettazione della candidatura: la sua seconda priorità è “mettere in moto la trasformazione ecologica della società”. E continua: “L’Europa ha bisogno di un cambio di paradigma a favore della sostenibilità. A questo scopo, abbiamo bisogno di una politica pubblica ecologica che dia priorità alla sostenibilità e qualità, cooperazione e solidarietà. Per esempio, una politica pubblica ecologica pianificherebbe, incoraggerebbe e finanzierebbe un’istruzione a favore della sostenibilità e indirizzerebbe verso carriere in settori sostenibili. La trasformazione ecologica della produzione include un’ampia gamma di settori politici, quali: Riforma delle tasse, che cambierebbe la logica della tassazione spostando il suo peso sul consumo di risorse piuttosto che sull’impiego, l’eliminazione di sovvenzioni a imprese nocive per l’ambiente, la preservazione della biodiversità, la sostituzione dell’energia convenzionale con risorse rinnovabili, l’investimento nella ricerca ambientale e lo sviluppo di coltivazione organica e trasporto sostenibile, insieme al rifiuto di qualsiasi accordo commerciale trans-atlantico che non garantisca alti standard sociali ed ambientali”[1].

La nostra associazione si chiama “Sardegna Sostenibile e Sovrana”, abbiamo promosso diverse iniziative dove abbiamo esposto le nostre proposte in materia di urbanistica, sviluppo economico, agricoltura, turismo, trasporti, aree interne. La nostra piattaforma si inserisce all’interno di questa cornice. La sostenibilità è un elemento di cui la politica, nei fatti, non può non tener conto.

 

Ultimo aspetto, la sovranità. In base alla Costituzione italiana, la sovranità appartiene al popolo. Troppe volte questo principio viene meno, nel caso di referendum ma non solo, e la distanza tra la politica ed il popolo, aumenta, ed aumenta l’astensionismo.

La sovranità italiana è stata storicamente inficiata dalle dinamiche della politica estera della seconda metà del novecento.

Oggi c’è un deficit di sovranità, in generale, in Europa, che deriva dalla non trasparenza, dall’opacità, della presa di decisioni a Bruxelles. A Bruxelles vengono prese decisioni che riguardano il 70% degli aspetti della nostra vita. L’attività di potentati non sottoposti alla volontà popolare, cioè alla sovranità, è fortissima e molto spesso ha successo. La struttura istituzionale europea (Parlamento, commissione e consiglio), nonostante alcune recenti modifiche, non aiuta.

Sovranità significa responsabilità dei rappresentanti verso chi è il vero detentore di essa, cioè il popolo. In tutta Europa c’è un problema di sovranità. 

Ancora di più questo tema esiste in quelle aree che hanno storia, lingua e cultura proprie e che non sono stati.

Nel caso sardo, sovranità significa responsabilità anche nel senso che si abbandona l’autonomia, ed una relazione con lo stato composta da lamentazione e accondiscendenza, per indire una fase nuova, dove si risponde, senza dare le colpe ad altri, dei mali che abbiamo.

 

La proposta politica che facciamo a tutti i presenti è di cominciare un percorso, passando per le europee, che ci veda pronti a sperimentare sempre più stringenti forme di unità. Abbiamo un potenziale che è maggioritario rispetto al PD e che, quindi, nel medio periodo può essere maggioritario in tutto il campo democratico e progressista in Sardegna. Sta a noi decidere se starci provando davvero a cambiare la Sardegna, oppure se accontentarci, ognuno di noi, come singolo o come organizzazione, di una nicchia più o meno grande, che porta all’elezione di uno o più consiglieri regionali, o comunali, ed alla nomina di uno o più assessori o se, invece, vale la pena costituire una unità sulle cose da fare, ragionando in prospettiva su tutto il resto, con l’obiettivo di consegnare una Sardegna migliore, con più posti di lavoro, a noi stessi ed ai nostri figli.

 

C’è bisogno di generosità, ed abbiamo poco tempo. Lavoriamo, con la massima unitarietà, a rendere questo processo il più lineare possibile, guardando sempre all’obiettivo.

 
Noi siamo a disposizione, ma il compito sta tutto a voi.



[1] http://www.albasoggettopoliticonuovo.it/2014/02/i-dieci-punti-di-tsipras/

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4 Comments

  1. […] di Cagliari di giovedì 27 febbraio, su sito di Vito Biolchini, ripresa da Aladinew for Europe – Traccia dell’intervento di Enrico Lobina, consigliere comunale di Cagliari ed esponente di Sar… – Proposte di legge per la costituzione di una circoscrizione elettorale autonoma della Sardegna […]

  2. tore melis says:

    Il segretario dei Rossomori per poter partecipare dovreste invitarlo.

    • admin says:

      Mi dispiace per il disguido. Eravamo sicuri di averti invitato. Risolto il disguido, però, riusciamo aparlare della politica?
      Sempre a disposizione.

      A presto,
      E.L.

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