In questi giorni di raccolta firme per la lista Tsipras (andata a firmare e raccogliete firme!), mi è capitato di ragionare con persone diverse per estrazione sociale e prospettive politiche.
In generale, registro il pudore delle anime belle della cosiddetta sinistra, per la quale l’Europa e l’euro non devono essere messe in discussione, ed il senso comune popolare, che quindici anni fa era assolutamente europeista e oggi vedere nell’euro il grande nemico, quasi il simbolo e la causa della situazione di povertà, talvolta estrema, nella quale sono caduti. c
La cosiddetta sinistra, insomma, ha paura di usare parole forti e si rifugia nei dialoghi vagamente radical-chic sulla “Europa dei popoli”.
Da parte di alcuni militanti c’è un altro ragionamento, anche esso sbagliato, secondo cui tutta la colpa è dell’euro e la soluzione è uscire dall’euro.
Io credo che ci siano due problemi, l’Europa e l’euro, e che le soluzioni non siano così semplici. Di sicuro, l’uscita dall’euro non risolve nulla. Anzi.
In particolare, chi propugna l’uscita dall’euro come eldorado si sofferma su una parolina magica: svalutazione. Si dice “con una moneta nazionale potremmo svalutare, e così far ripartire la produzione”. La svalutazione di una moneta non è nè negativa in sè, nè positiva. Dipende da quante volte si fa, quando e come. Sicuramente, in Italia, vi è una retorica negativa sulla svalutazione e sui rischi dell’uscita dall’euro da rifiutare.
Ma non è la svalutazioone la soluzione a tutti i mali. E non lo è neanche il ritorno alla lira.
La lotta deve essere europea, sapendo che la democrazia non è negoziabile, e che l’Europa di oggi non è democratica. Esattamente questo dice Alexis Tsipras.
Sulla lista “L’altra Europa con Tsipras” convergono due critiche, una da destra ed una che vorrebbe essere da sinistra. La critica da destra (PD) afferma che Tsipras è contro l’Europa e che vuole difendere un modello spendaccione (quello greco) fatto di debito pubblico. La critica che vorrebbe essere da sinistra afferma che Tsipras vuole difendere l’Europa e l’euro.
Entrambe le critiche si basano su una lettura disonesta del programma di Tsipras, che è semplice: “le persone vengono prima delle banche e del debito che ha fatto diventare ricchi chi era già ricco”, “in Grecia prima della crisi sono diventati ricchi i borghesi e gli altri no”, “in Grecia dopo la crisi tutti sono diventati molto più poveri, i bambini non hanno più da mangiare”, “la democrazia ed il diritto ad una vita dignitosa viene prima di tutto”, “dobbiamo denunciare i memoranda e cambiare radicalmente i trattati europei, per salvare la stessa Europa, che altrimenti è morta”.
Si tratta di un programma contro l’Europa o, come dicono altri, di un programma che dietro la maschera di Tsipras difende l’euro?
Si tratta di un programma chiaro e forte, che parla al popolo. Vedremo se in Italia riusciremo a parlare al popolo: cosa che i dirigenti e gli intellettuali raramente si pongono come obiettivo.
Come mi ha ricordato un noto economista, in Italia c’è un problema: l’uscita dall’euro non è una panacea universale ma è sbagliato fare dell’euro un tabù (come purtroppo fa spesso la lista Tsipras, rischiando di perdere molti consensi).
Per chiudere, vi segnalo alcuni link di Brancaccio, dove l’uscita dall’euro è sempre il piano “B”. Su questi vi consiglio anche l’elaborazione di Vladimiro Giacchè.
http://www.emilianobrancaccio.it/2014/02/27/grazie/
http://www.emilianobrancaccio.it/2014/02/12/attenti-ai-gattopardi/
Ma perchè la fuoriuscita dall’euro è il piano B? Innanzitutto perchè se riusciamo a liberare tutta l’Europa dal liberismo è meglio. In secondo luogo, perchè uno stato di 60 milioni di abitanti (quale l’Italia) è molto debole nei confronti dei mercati internazionali, e si potrebbero innescare meccanismi che aumentano il liberismo, invece che bloccarlo.
Alexis Tsipras e L’Altra Europa con Tsipras possono non piacere, però speriamo di avere eliminato alcuni fastidiosi stereotipi. E lavoriamo affinchè in campagna elettorale i dirigenti e gli intellettuali, ed i candidati, parlino al popolo e siano popolari, nel senso più profondo del termine.
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