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DIFENDI LA SARDEGNA, SOSTIENI I COMITATI POPOLARI #NOSPECULAZIONENERGETICA – Adesione ed osservazioni

May 25th, 2014  |  Published in Cagliari, Politica  |  6 Comments

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Cari amici e compagni del “Coordinamento sardo Non bruciamoci il futuro – Comitati sardi inRete”, firmo la vostra petizione, disponibile al link http://www.change.org/it/petizioni/presidente-della-regione-autonoma-della-sardegna-francesco-pigliaru-difendi-la-sardegna-sostieni-i-comitati-popolari-nospeculazionenergetica-2, e chiedo anche ai miei contatti di firmarla.
Ho rispetto ed ammirazione per le vostre lotte, di cui mi sento parte.

Forse anche per questo, vi confesso che ero in dubbio se firmare o meno. I toni dell’appello non mi piacciono. Mi sembra di sentire e vedere una posizione che chiede di bloccare tutto e basta, e poi dopo tutto andrà bene.
Non è così. Vogliamo ora una moratoria, poi un nuovo piano energetico che venga fatto bene ed in fretta, e poi vogliamo velocemente liberarci dei fossili per sviluppare sia le smart grid, dove ogni cittadino possa essere un micro-produttore di energia pulita e scambiarla coi vicini e con la rete, sia interventi più ampi non invasivi del territorio e rispettosi dell’ambiente.

Se saremo capaci di ricostituire un ente pubblico capace di fare energia (Cappellacci aveva fondato Sardegna Energia) i benefici saranno pubblici, altrimenti dovremo permettere, ponendo regole chiare e limpide, e dando risposte veloci, gli interventi dei privati.

Non dobbiamo creare una situazione in cui non si può fare nulla, bensì una situazione in cui si sa quello che si può fare e quello che non si può.

Mi pare che questi ragionamenti manchino del tutto dal vostro appello, e credo sia sbagliato.
Da qualche anno, quando discuto di industrializzazione in Sardegna, e di energia, faccio l’esempio della Cina. In Cina nei primi anni ottanta, nelle ZES (Zone Economiche Speciali) hanno fatto arrivare gli stranieri a fare industria pesante, a patto che le società là operanti fossero al 49% straniero ed al 51% cinese. I cinesi, inoltre, imparavano come si faceva il lavoro, così da rifarlo successivamente. Avremmo dovuto fare la stessa cosa con l’industria, allevando una schiera di brillanti ingegneri e manager, e non è stato. Con l’energia sta succedendo lo stesso: al massimo ci guadagna qualche agricoltore e qualche custode e manutentore. Il resto va a Milano, a Roma o all’estero.

 

Perché non invertire la rotta, prendendo anche noi come criterio quello dell’efficienza, affermando che vogliamo far rientrare i nostri ingegneri e geologi immigrati, a lavorare nelle bonifiche ed in aziende che producano energia in Sardegna, e lascino qua il plusvalore?

 

Solamente se faremo questo saremo credibili e maggioritari.

 

 

Un abbraccio ed avanti con la lotta,
Enrico

 

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6 Comments

  1. condivido in pieno tutto cio’ che con la lotta si deve salvaguardare

  2. Laura says:

    Ho letto con piacere l’adesione alla moratoria e la condivisione seppur parziale negli obiettivi, ossia la richiesta di una doverosa pausa di riflessione programamtoria da riprendere con delle solide e valide basi conoscitive del reale stato in cui versa il territorio, infatti per ricostruire un percorso perseguibile necessita un passo indietro. L’appello di moratoria non ha niente di drammatico e scioccante ma contiene dei sani principi che aspettano di essere applicati. Mi permetto di riggettare in pieno il modello di sviluppo cinese quale valido esempio di sviluppo da emulare, infatti paradosslamente ci ritroviamo nella stessa situazione quanto alla grave comprimissione ambientale di una vasta parte del terriotorio senza l’auito dei cinesi, sono stati sufficienti i programmi di sviluppo italiani, inoltre se si volesse iniziare un percorso di bonifiche non ci troviamo in assenza di tecnici, quali geologi, chimici, ingegneri, biologi e naturalisti, sul territorio per procedere in tal senso. Ancora la moratoria non può contenere le proposte , che non mancano, per uno sviluppo sostenibile e condiviso,poichè tali soluzioni sono da trattare nel modo adeguato e nei tavoli di confronto specifici. Il documento nasce per porre delle richieste e proporre delle soluzioni percorribili sviluppate nell’evoluzione nel percorso (dinamico) dei comitati e delle associazioni aderenti. Queste poche righe nella speranza di aver chiarito qualche passaggio di un complesso e articolato discorso e percorso. Laura C. Corefente del Comiato No Megacentrale Guspini.

    • admin says:

      Cara Laura,
      l’esempio della Cina serve, dal punto di vista metodologico, per affermare che si può mantenere la sovranità sul proprio territorio e promuovere la presenza di attività produttive.
      Si tratta di un esempio storico concretamente non riproducibile in Sardegna, perchè passato, ma la sua utilità è appunto, di tipo metodologico.

      Buon lavoro

  3. Antonio Muscas says:

    Caro Enrico,
    Ho seri dubbi che tu abbia letto per intero il testo della petizione e, da quello che scrivi, sono pure certo che non conosca la situazione della produzione energetica in Sardegna. Puoi verificare dai dati disponibili in rete che abbiamo un eccesso di produzione elettrica impossibile da smaltire, accompagnata da un fiorire di impianti di produzione da fonti “rinnovabili” che stanno devastando il nostro territorio e garantendo centinaia di milioni di euro di incentivi a poche s.r.l. di dubbia provenienza.
    Bloccare ora il proliferare dei nuovi impianti è già molto tardi, e senza una seria politica di programmazione, che veda la produzione energetica funzionale alle esigenze della comunità e dell’isola e nel pieno rispetto dell’ambiente, si avrà come conseguenza solo esclusivamente un ulteriore impoverimento nostro e del nostro territorio.
    Detto da chi, per appartenenza politica, dovrebbe avere a cuore i diritti dei popoli e dei territori da loro abitati, sorprende sentire citare la Cina come esempio da seguire che di virtuoso ha solo la crescita irrefrenabile delle nuove oligarchie e la rapidità con cui sta consumando il suolo proprio e, più recentemente, anche quello africano.
    Parlando di lavoro, di tecnici, geologi e quanti altri da far rientrare in Sardegna, faccio notare che rappresenta lavoro più qualificante e duraturo, che non piazzare tubi del gas o pale eoliche, la ricerca tecnologica volta all’efficientamento energetico (per esempio) e le attività ad essa connesse (efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati sempre per fare un esempio), le quali, se usufruissero di maggiori investimenti, garantirebbero anche redistribuzione del redditto e miglior qualità della vita a tutti quanti. Tutto ciò diversamente da quanto accade ora dove, a fronte di pochi “stranieri” che si riempiono le tasche senza il minimo sforzo, fa da controparte una situazione occupazionale e ambientale che eufemisticamente si può definire vergognosa.
    Non mi dilungo oltre, invitandoti a rileggere il testo della petizione, che rappresenta appieno anche i principi che muovono i promotori (almeno alcuni) della lista Tsipras.
    Nel ringraziarti per aver comunque dato sostegno alla raccolta firme, ti saluto.
    Antonio Muscas
    Consigliere comunale a Villacidro e membro NoGalsi

    • admin says:

      Caro Antonio,
      la petizione è stata letta a firmata. L’esempio della Cina serve, dal punto di vista metodologico, per affermare che si può mantenere la sovranità sul proprio territorio e promuovere la presenza di attività produttive.
      Si tratta di un esempio storico concretamente non riproducibile in Sardegna, perchè passato, ma la sua utilità è appunto, di tipo metodologico.

      Buon lavoro

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