Le attese della città – Report conclusivo del seminario del Gruppo diocesano di Azione Cattolica “Giorgio La Pira” – Cagliari, 8 marzo 2014

 

Osservazioni

 

Cari amici,

ci siamo visti l’8 marzo. Mi avete chiesto di integrare il mio pensiero e di compiere osservazioni al report conclusivo sul seminario dell’8 marzo. Qua trovate il report Report otto marzo 2014 Cagliari

Volete continuare la collaborazione, e ne sono felice.

In forma pubblica, sul blog, vi faccio alcune osservazioni ed alcune proposte, anche per passare all’azione.

Come forse sapete, la fede cattolica non fa parte della mia coscienza e del mio essere e, ciò nonostante, riconosco nella fede cattolica, se evangelicamente orientata, una potente leva per l’emancipazione del genere umano nella vita che voi definireste terrena.

Enrico

 

 

 

Cagliari, come scrivete, è Cagliari “città metropolitana”. Pensare di ridurla agli attuali confini amministrativi non ha senso e la politica è indietro. Dobbiamo costituire la città metropolitana ed, insieme, rivedere il sistema complessivo delle autonomie locali in Sardegna.

 

Fate da subito riferimento a Giorgio La Pira, usando il termine “provocazione”. Più di un anno fa ho usato una proposta di La Pira, la requisizione delle case sfitte (http://www.enricolobina.org/wp/?s=giorgio+la+pira o http://www.enricolobina.org/wp/?s=requisizioni) , sia per ragionare davvero sul problema della casa, sia per fare una provocazione.
Le reazioni quasi nulle della politica istituzionale (Sindaco, giunta e consiglio) e sociale, sia nella sostanza che nel contesto, mi hanno convinto anche in quella occasione, come scrivete voi, che vi è “la mancanza di visione da parte della classe politica e la scarsa partecipazione dei cittadini alla vita della città e della politica”. Cagliari è una città che, dentro il contesto neoliberista europeo, soffre tantissimo, e pensiamo che la buona amministrazione, le aspirine, possano risolverne i mali. Non è così.

 

Riassumete il dibattito, e fotografate Cagliari come “il disagio che cova sotto la cenere”. Sono d’accordo. Cagliari potrebbe essere una delle città più “vivibili”, intendendo con vivibili il “buen vivir”, il “buon vivere”, al mondo. Ed in parte lo è, per chi è adulto, ha un lavoro ed una casa di proprietà ereditata.

Il disagio è la diseguaglianza, enorme.

 

E sono felice che usiate la locuzione “Cagliari capitale”. Sapete, si ha quasi paura di pronunciarla in consiglio comunale, quasi non ci si voglia addossare responsabilità, e si voglia continuare a far finta che il consigliere comunale debba occuparsi solamente della fontanella sotto casa. Una regione-nazione come la Sardegna ha bisogno della capitale.

 

Per quanto riguarda i mio intervento, non è corretto che “il comune ha compiuto delle azioni per l’edilizia residenziale pubblica rendendo disponibili 7.000 nuovi alloggi”. Non penso di averlo detto. 7.000 è il numero di alloggi ERP oggi esistenti, che sono il risultato di 60 anni di politiche abitative. Negli ultimi venti anni non si è fatto quasi nulla.

 

Riguardo i temi sollevati dai singoli interventi, è difficile soffermarsi su tutto. Al di là dei temi della casa e del “volume zero”, sicuramente urge una risposta la domanda: “cosa produce Cagliari?”

 

Leggo la risposta di La Pira a Don Sturzo, che lo rimproverava di essere interventista nel settore sociale, e rimango esterrefatto. La Pira risponde che a Firenze su 400.000 abitanti ci sono 10.000 disoccupati, e che questi dati di per sé gli impongono di intervenire.

E cosa dovremmo dire di Cagliari? Questa città di 155.000 abitanti, nel 2011 aveva 29.000 persone tra disoccupati ed inoccupati, e nel 2013 sono passati a 36.200! Ci rendiamo conto dei numeri e delle proporzioni?

E noi, ciechi dipendenti pubblici con uno stipendio, o politici che fanno finta di essere progressisti, ci dimentichiamo di tutto questo, giriamo la faccia dall’altra parte. Anzi, Renzi ha tolto l’acqua e l’elettricità ai bambini di quelle famiglie che occupano. Vi odio! W La Pira!

 

Riguardo i discorsi, consiglierei ad ogni cattolico e ad ogni politico, soprattutto quelli di fede, di leggersi il frammento 6 “I doveri del sindaco”, e poi provare a ragionare sul giudizio che i subalterni daranno di lui.

 

Ed il frammento 9 è addirittura la deliberazione sulla requisizione delle case sfitte. Giorgio La Pira requisisce le case sfitte perché le richieste di alloggio, su 400.000 abitanti, sono 1.147. Incredibile! A Cagliari da anni non costruiamo case popolari, mai nessuno, a parte il sottoscritto, ha pensato a requisire, e le famiglie in graduatoria, che avrebbero diritto ad una casa popolare, sono più di 1.000!

E tutto tace…

 

Nella mail con cui mi inviate il report mi invitate a fare anche proposte operative, per passare all’azione. Ve ne faccio due, di cui possiamo coltivarne solamente una, o anche nessuna.

La prima riguarda affrontare da cima a piedi il tema della casa e dell’abitare.

La seconda riguarda la possibilità di aprire uno sportello sociale, che si basi sul principio de “s’aggiudu torrau”.

Non mi dilungo. Se volete, sono a disposizione.

 

Con grande affetto,

Enrico Lobina

 

 

Tags: giorgio la pira ; azione cattolica ; cagliari ; sardegna ; capitale ; casa ; requisizioni