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LE PARTITE IVA – L’intervento di Giovanni Fanni al circolo Me-Ti

January 26th, 2015  |  Published in In evidenza, Politica

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Mi è stato chiesto da di fare un intervento sulle partite IVA, nello specifico sui giovani professionisti senza cassa previdenziale e senza albo/ordine di riferimento. L’obiettivo è mettervi a conoscenza di una vera e propria emergenza sociale.

 

1) Chi sono i giovani titolari di partita IVA? Chi sono questi “professionisti senza cassa”?

Sono tutti quei professionisti del “terziario avanzato” che non hanno una Cassa Previdenziale di appartenenza. Si tratta di tutti quei professionisti e consulenti che non fanno parte di un Ordine Professionale (avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti, psicologi, ecc.ecc. che hanno una loro cassa previdenziale).

Per esempio, sono professionisti senza cassa:

– gli informatici;

– i formatori;

– gli educatori professionali;

– i ricercatori a partita IVA;

– gli archeologi a partita IVA;

– i fisioterapisti;

– gli interpreti;

– i grafici;

– i creativi e tutte quelle categorie di consulenti che non hanno un Ordine/Albo Professionale di riferimento e una Cassa Previdenziale di categoria.

Poi ci sono gli imbianchini licenziati a cui è stata imposta l’apertura della partita IVA, ed altre decine di figure di questo tipo, che potremmo chiamare cottimisti.

Quindi diciamo che la categoria è bella nutrita.

 

Sono tutti imprenditori, lavoratori autonomi che scelgono di aprire partita IVA per naturale predisposizione all’esercizio della propria attività in forma autonoma o per ragioni di interesse economico?

Sono ragazzi tra i 25 e i 40 anni che non aprono partita IVA per libera scelta ma, al contrario, si trovano obbligati dagli eventi e dalla carenza di posti di lavoro dipendente ad esercitare la propria attività in forma autonoma. Ci si trovano per necessità, spesso obbligati dal datore di lavoro.

 

2) Che problemi incontrano?

Problemi con i contributi previdenziali (assenza di prestazioni previdenziali valide e contributi da versare altissimi), problemi con le imposte da pagare e carenza di tutele/diritti in generale.

a) contributi previdenziali

Definizione di gestione separata INPS

I professionisti senza cassa versano i loro contributi alla gestione separata inps.

La gestione separata inps è quel fondo pensionistico nato con la Riforma Dini nel 95 con lo scopo di assicurare la tutela previdenziale proprio a queste categorie di lavoratori, ai co.co.co., ai dottorandi e assegnisti di ricerca, i prestatori di lavoro occasionale accessorio

 

Quanto pagano?

Pagano contributi previdenziali altissimi, superiori a quelli dei lavoratori dipendenti. Per i redditi conseguiti nel 2013 l’aliquota contributiva ammontava a 27,72%, ma la riforma Fornero ha previsto un aumento graduale dell’aliquota a 28,72% nel 2014, al 30,72% nel 2015, al 31,72% nel 2016, al 32,72% nel 2017, per arrivare al 33,72% nel 2018.

Quindi già capiamo la proporzione dei versamenti che sono obbligati a fare questi ragazzi che andranno a versare 337 euro ogni 1.000 euro guadagnati.

Pagano più:

– dei colleghi autonomi che hanno una cassa previdenziale (Commercialisti, Ingegneri, Psicologi). Infatti questi hanno si un minimale contributivo ma delle aliquote per il conguaglio che non superano il 14%!

Quindi sono gli unici a pagare contributi così alti e completamente a carico loro.

Oltre i contributi previdenziali ci sono tutte le altre tasse!

Nell’ultimo anno si sta registrando una vera a propria “fuga dalla gestione separata” verso l’inps commercianti, che è più conveniente.

 

A fronte di questi oneri hanno prestazioni previdenziali valide?

No. A fronte di un versamento così elevato sono previste poche e irrisorie prestazioni sociali.

Per i titolare di partita IVA iscritti alla gestione separata INPS è prevista un’indennità per degenza ospedaliera. L’indennità spetta per un massimo di 180 giorni nell’anno solare nei limiti dell’8%, del 12% o del 16% del massimale contributivo (a seconda di quanti mesi si è versato nell’anno). Parliamo di circa 21 euro al giorno, di 31 euro al giorno e di 42 euro al giorno per i casi più fortunati.

Ovviamente queste prestazioni sono irrisorie se pensiamo a chi ha diritto (in casi analoghi) al 50%/60% della propria retribuzione.

Da tenere presente che se un lavoratore autonomo non lavora non solo non guadagna ma rischia di perdere i clienti. Pensiamo ad un lavoratore autonomo che si ammala di malattia grave, non ha tutele, perde definitivamente i clienti perché si assenta da lavoro per molti mesi e beffa finale: è obbligato a pagare in tutti questi mesi di malattia i contributi INPS, non esiste una sospensione dei pagamenti durante la malattia.

Non esistono coperture in caso di disoccupazione.

Per quanto riguarda la malattia esiste una indennità di degenza ospedaliera e una di malattia. Sono calcolate in percentuale sul massimale contributivo INPS e variano a seconda delle mensilità di contributi accreditate.

L’indennità di degenza ospedaliera spetta per 21 euro circa giornalieri (con contribuzione attribuita di 3/4 mesi), 32 euro circa giornalieri (con contribuzione attribuita di 5/8 mesi) e 43 euro circa (con contribuzione attribuita di 9/12 mesi).

L’indennità di malattia 11 euro (con contribuzione attribuita di 3/4 mesi), 16 euro circa giornalieri (con contribuzione attribuita di 5/8 mesi) e 21 euro circa (con contribuzione attribuita di 9/12 mesi). Il numero massimo di giorni di malattia indennizzabili nell’arco di un anno solare è pari a 61.

 

Per capirci, l’indennità di malattia va dagli 11 euro giornalieri ai 21 euro per i più fortunati (quelli cioè che hanno una contribuzione accreditata di almeno 9 mesi nell’anno). Questa indennità è prevista per un massimo di 61 giorni all’anno!

E attenzione a non ammalarsi di malattia grave, perché oltre a perdere clienti e fatturato (visto che per malattia grave ci si può assentare da lavoro anche per un anno di fila) non è previsto neppure un blocco dei versamenti, cioè in sostanza il lavoratore che si sta curando da un tumore non guadagna, non ha tutele e deve pure pagare i contributi, pur non lavorando in tutto quel periodo!

 

b) Fisco

Hanno qualche agevolazione fiscale? Si, prima che arrivasse il Governo Renzi SI.

Pagheranno imposte sul reddito oltremodo onerose, visto che il Governo Renzi, con la Legge di Stabilità 2015, ha abrogato i vecchi regimi agevolati delle “nuove iniziative produttive” (art.13 Legge 388/2000), dei “contribuenti minimi” e dei “contribuenti ex minimi” (artt.27 DL 98/2011 e 1 co. 96-115 e 117 Legge 244/2007).

Il regime forfettario introdotto dal Governo Renzi prevede una tassazione al 15% anziché al 5% come era precedentemente col regime dei minimi. E, soprattutto, esclude i contribuenti che fatturano più di 15.000 euro quando nel precedente regime dei minimi il limite massimo era di 30.000 euro.

Queste persone non hanno neppure gli 80 euro del bonus Renzi.

Per sfuggire al nuovo regime fiscale nei mesi di novembre e dicembre 2014 c’è stata una corsa all’apertura della partita IVA, nel mese di novembre c’è stato un incremento del 15,5% rispetto allo scorso anno.

 

c) Diritti in genere

Operano in un contesto di totale precarietà sul versante dei diritti. Il diritto del lavoro disciplina il lavoro dipendente e, di conseguenza, questi professionisti si trovano ad esercitare la loro professione in assenza di contratti. Inoltre nella maggior parte dei casi non vengono rispettate norme sul rispetto dei tempi di pagamento (pensiamo a chi lavora con la Pubblica Amministrazione a quanto deve aspettare per incassare).

In sintesi trovano due problemi:

esercitano spesso la loro professione in assenza di contratti;

non vengono rispettate norme sul rispetto dei tempi di pagamento.

 

4) I due esempi numerici

Visto che sino ad ora ho solo parlato, vi riporto due esempi numerici, pratici.

ESEMPIO 1: archeologo con partita IVA al primo annodi attività (1° anno di partita IVA)

Un archeologo con partita IVA che nel 2013 ha emesso una sola fattura e che ha avuto un utile di € 3.440.

Queste sono le imposte e i contributi INPS che ha pagato.

IMPOSTE A SALDO 2013

Imposta 5% = 3.440 x 5% = 172 euro

INPS gestione separata = reddito x 27,72% = 953 euro

ACCONTI IMPOSTE 2014

Gli acconti di imposta per i contribuenti minimi sono il 100% di quanto pagato a saldo, per cui:

Acconto imposta 2014 = 172 euro

Gli acconti all’INPS gestione separata sono l’80% di quanto pagato a saldo, per cui:

953 euro x 80% = 762 euro (diviso in due: primo acconto e secondo acconto).

Totali imposte e contributi pagati dal giovane contribuente archeologo con partita IVA:

2.059 euro (172 euro + 172 euro + 953 euro + 762 euro).

Quindi un archeologo con partita IVA che ha guadagnato nel 2013 3.440 euro ha pagato imposte per 2.059 euro.

Tra acconti e saldi di imposta spende il 60% del reddito guadagnato.

E gli è andata pure bene visto che ha pagato le imposte prima della riforma di Renzi e prima dell’innalzamento dell’aliquota INPS prevista dalla Riforma Fornero.

 

ESEMPIO 2: educatrice professionale al primo anno di attività (1° anno di partita IVA)

Una educatrice professionale, che fa assistenza ai bambini con problemi con la Legge 162, ha emesso 12 fatture in un anno raggiungendo un reddito di 12.000 euro in un anno.

IMPOSTE A SALDO 2013

Imposta 5% = 12.000 x 5% = 600 euro

INPS gestione separata = reddito x 27,72% = 3.326 euro

ACCONTI IMPOSTE 2014

Gli acconti di imposta per i contribuenti minimi sono il 100% di quanto pagato a saldo, per cui:

Acconto imposta 2014 = 600 euro

Gli acconti all’INPS gestione separata sono l’80% di quanto pagato a saldo, per cui:

953 euro x 80% = 2.660 euro (diviso in due: primo acconto e secondo acconto).

Totali imposte e contributi pagati dalla giovane educatrice professionale con 12.000 euro di reddito annuali: 7.186 euro (600 euro + 3.326 euro + 600 euro + 2.660 euro).

Tra acconti e saldi di imposta spende il 60% del reddito guadagnato.

E anche a lei è andata bene, visto che ha pagato le imposte prima della riforma di Renzi e prima dell’innalzamento dell’aliquota INPS prevista dalla Riforma Fornero.

 

 

5) Il sindacato se ne occupa? Ha percepito l’emergenza del problema?

In chiusura io mi chiedo:

1)      Il sindacato si è reso conto dell’emergenza sociale di cui stiamo parlando?

2)      Se si, cosa ha fatto e cosa pensa che si debba fare?

Tenendo presente che:

1)      Loro chiedono il blocco dell’aliquota INPS al 27%;

2)      Ammortizzatori sociali che rispondano alle loro esigenze di lavoratori autonomi;

3)      L’aumento dell’indennità di malattia e la previsione di una sospensione dei pagamenti in caso di malattia grave. In chiusura vi invito a riflettere sul fatto che questi ragazzi sono classe proletaria e il gruppo in parlamento più attivo per tutelare gli interessi di questi ragazzi è Scelta Civica, rendiamoci conto.

 

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