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SEDI
Il TTIP minaccia l’ambiente e le produzioni agro-alimentari sarde di qualità. La Regione intervenga, gli enti locali si mobilitino
Cagliari, 26 febbraio 2015
TTIP sta per Transatlantic Trade and Investments Partnership, cioè per Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti. Si tratta di un trattato su libero scambio ed investimenti che Stati Uniti ed Unione Europea stanno segretamente negoziando. Peccato che tocchi tutti gli aspetti della vita sociale, economica e culturale della nostra terra.
Tra gli anni novanta ed i duemila un vasto movimento (i “no-global“) si opposero ai negoziati portati avanti dalla Omc (Organizzazione Mondiale del Commercio), che avevano come scopo di eliminare non solamente tariffe doganali, bensì la possibilità per piccoli Stati e lavoratori di difendersi dalla concorrenza selvaggia e dai voleri delle multinazionali.
Grazie ad un vasto movimento di popolo (Genova 2001), e ad una chiara azione dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), spalleggiati dai paesi non-allineati, i negoziati fallirono. Gli Usa e la Ue ripiegarono su trattati bilaterali. Ora è venuto il momento del trattato tra i due giganti del neoliberismo, che dovrebbe essere concluso entro il 2015.
Il nocciolo del trattato non è la diminuzione delle tariffe, già quasi nulle, bensì l’eliminazione delle “barriere normative”.
Cosa significa “barriere normative”? Vediamo qualche esempio.
La società francese Veolia, che ha in gestione lo smaltimento dei rifiuti ad Alessandria, in Egitto, ha fatto causa allo stato egiziano perché ha aumentato i salari del settore pubblico e privato al tasso d’inflazione, e questo ha compresso i propri margini di profitto. Per “barriere normative” s’intende anche questo. Con le misure proposte dal TTTIP per la protezione degli investitori qualsiasi peggioramento (per l’investitore) delle condizioni contrattuali può dar luogo a richieste di risarcimento. Il meccanismo, se entrasse in funzione, avrebbe una forza dirompente dal punto di vista delle aspettative e delle azioni governative.
Nel caso vi sia una diatriba tra lo stato ed una multinazionale, questa non sarà costretta a rivolgersi ai tribunali dello stato nazionale, bensì ad un arbitrato internazionale, in cui uno degli arbitri è scelto dalla multinazionale, uno dallo stato ed il terzo congiuntamente.
Questo meccanismo è l’Isds (Investor-State Dispute Settlement), ed è fortemente voluto dagli Usa.
Gli agricoltori, e tutti coloro che hanno a cuore la propria alimentazione, sappiano che TTIP significa “deregolamentazione della sicurezza alimentare”. Con l’eliminazione delle normative europee sulla sicurezza alimentare (le “barriere normative”) entreranno gli Ogm (Organismi Geneticamente Modificati) e, più in generale, verrà meno il “principio di precauzione” europeo e sarà praticamente impossibile tutelare le produzioni di qualità e a Denominazione di Origine protetta, di cui la Sardegna può far vanto in ordine alle sue produzioni fondamentali: olio, vino, formaggi, carciofo, agnello, zafferano.
Per quanto riguarda l’ambiente, il principio è indebolire le normative fondamentali relative ad esso, che dovranno allinearsi a quelle Usa. Vi sarà un’inversione dell’onere della prova nel settore chimico: “Non inquino fin quando tu, stato, non lo dimostri”. Ora, in Europa, è il contrario: è l’industria che deve dimostrare che non si inquina. Questo e molto altro è il TTIP.
La Regione Sardegna ed i Comuni non possono stare fermi e fare finta di nulla, possono e devono esercitare il loro ruolo a tutela degli interessi dei sardi.
L’art. 52 dello Statuto della Regione Sardegna statuisce poteri e prerogative molto chiare: “La Regione è rappresentata nella elaborazione dei progetti dei trattati di commercio che il Governo intenda stipulare con Stati esteri in quanto riguardino scambi di specifico interesse della Sardegna. La Regione è sentita in materia di legislazione doganale per quanto concerne i prodotti tipici di suo specifico interesse”.
Chiediamo che la Giunta Pigliaru assuma una posizione netta a difesa dell’interesse nazionale dei sardi riguardo al negoziato TTIP. Cosi come per altro chiesto dalla AREPO (Associazione delle Regioni europee dei prodotti di origine) nei confronti di Stati Uniti e Canada, nazioni che puntano ad eliminare le produzioni di qualità protette per uniformare le produzioni agroalimentari su standard esclusivamente commerciali e non di qualità.
La mozione che il consigliere Enrico Lobina, primo firmatario, ha depositato presso il comune di Cagliari (che si allega) impegna la Capitale della Sardegna a sollevare il tema in tutte le sedi politiche ed istituzionali.
Sardegna Sostenibile e Sovrana sollecita e invita tutti i partiti, le associazioni, le organizzazioni dei lavoratori e datoriali, il mondo della cultura a intraprendere iniziative di orientamento ed informazione nei confronti della pubblica opinione, delle imprese e dei cittadini. Dobbiamo concentrarci su un passaggio cruciale per il nostro futuro e quello della nostra sovranità alimentare, a tutela delle nostre produzioni di qualità. Occorrono azioni forti e l’esercizio da parte delle istituzioni, a partire da quella regionale, a tutela delle Specialità e dell’Autonomia che rischia anche sotto questo profilo di essere indebolita e cancellata proprio su un tema cruciale per il futuro sostenibile dell’Isola.
Pierluigi Marotto
Presidente associazione Sardegna Sostenibile e Sovrana
cell 3498730652
[…] – la mozione del Consigliere Enrico Lobina (Gruppo Misto), da me firmata, con oggetto “ Un’azione politica sul Partenariato Transatlantico su commerci e investimenti “; 23 voti favorevoli su 26 presenti. Il 18 aprile scorso sono intervenuto a una iniziativa contro il TTIP organizzata dalla FIOM, dal circolo ME-TI e dalla nostra lista civica Meglio di prima NON CI BASTA! Oggi che abbiamo votato la mozione (primo firmatario Enrico Lobina, poi io, Andrea Scano, Sebastiano Dessi, Giorgio Cugusi) che presentammo il 25 febbraio scorso, vi invito a leggere il mio intervento. Ed ecco il link alla mozione […]