Ai primi di luglio del 2015 abbiamo compiuto una visita istituzionale in Kurdistan insieme all’ASCE (Associazione sarda contro l’emarginazione). Vi propongo un breve resoconto, di Roberto Mulas.
Enrico
Viaggio delegazione Kurdistan
Sabato 4 luglio:
–Visita al campo profughi autogestito di Fidanlik, nella municipalità di Yaniseir, a 40 km da Dyarbakir.
- A settembre ospitava 8mila persone, ora ne accoglie solo 3mila. Intorno ai primi di luglio 2015 gran parte degli abitanti ha tentato l’ingresso in Bulgaria, respinti però a causa dell’assenza di visti.
- La principale etnia presente nel campo è quella yazida che proviene dall’Iraq (zona di Sinjar) in cui l’isis ha tentato un assedio uccidendo chiunque non si convertisse all’islam e sequestrando donne da poi rivendere al mercato.
- I problemi sanitari vanno a peggiorare a causa del caldo e della condizioni precarie, ci sono più malattie specialmente tra i bambini (circa 1200). Di questi solo 100 possono utilizzare la tenda adibita a scuola.
- Sono arrivati ai gestori del campo soldi dei fondi europei per la costruzione di un villaggio a mezzora da Diyarbakir che accolga tutti i profughi delle tendopoli. Non si sa quando i lavori inizieranno ma lì si cercherà di “ricostruire anche la cultura” dell’etnia yazida, distrutta più volte a causa dei tentativi di genocidi e delle fughe.
- Il campo ha un self-government, ci sono 6 distretti ognuno dei quali ha un’assemblea di rappresentanza che confluisce in quella più generale. Uno dei responsabili si chiama Recep Yaldin.
–Incontroallasede della municipalità di Diyarbakir con l’Advisor of Mayors.
I co-sindaci sono assenti perché in Germania per un incontro diplomatico. Ad accoglierci è colui che ricopre una carica simile a quella del vice-sindaco, Cihan Aydin oltre al segretario generale Fethi Suvari.
- Al centro del dibattito la lingua sarda e gli spunti dall’autodeterminazione della lingua curda negli anni.
- Il Confederalismo Democratico può essere paragonato all’indipendentismo sardo. Il primo non ambisce all’indipendenza ma solo all’autonomia gestionale e al rispetto dei diritti umani. Nella situazione attuale <<ogni aiuto è utile. I profughi che sono in Turchia, di qualsiasi paesi essi siano, sono nostri fratelli e quindi nostri ospiti>>.
- Le principali difficoltà tra Ankara e Diyarbakir riguardano la questione economica. Il 90% dei soldi arrivano dal governo centrale ma la distribuzione viene fatta in base al numero di abitanti. Diyarbakir in realtà gestisce un’area molto vasta e questo comporta una serie di problemi che richiederebbero più fondi, ma che non arrivano. Come accade, per esempio, tra Sardegna e Sicilia. La Sicilia prende più fondi dallo Stato centrale perché ha quasi il triplo degli abitanti della Sardegna. L’area urbana di Diyarbakir è cresciuta di 15 volte negli ultimi anni ma le risorse si sono appena triplicate. E’ stata approvata da poco una legge che permette di avere accesso ad una più alta somma di fondi solo se si supera il milione e mezzo di abitanti, e questo non è il caso di Diyarbakir. Attualmente il territorio gestito è di circa 15mila km quadrati.
- L’HDP ha portato una degna rappresentanza delle minoranze in parlamento e ci si aspetta anche una soluzione al problema curdo.
<<Siamo vicini alla questione curda ma soprattutto non vogliamo lasciarvi soli nella lotta contro l’isis che è anche nostro nemico. Questo anche raccogliendo fondi per Kobane. Quello che voi fate è un esempio anche per noi ed è per questo che sarete sempre i benvenuti in Sardegna>>, Luca Pizzuto.
<<L’Italia blocca la Sardegna come la Turchia blocca voi. E’ stato già fatto un incontro con Grecia, Bolivia, Catalogna, Scozia…per cercare di mettere insieme le forze. Stiamo cercando di costruire un movimento mondiale per continuare a resistere e per salvaguardare i rapporti politici e commerciali tra tutti. E’ per questo che vi invitiamo in Corsica ad agosto. Italia e Turchia hanno già rapporti di ogni tipo, ora tocca a Sardegna e Kurdistan. Tu mi sembri curdo e io sembro sardo, è tempo di rafforzarci perché c’è un grande potenziale ed è ora di stringere rapporti più stretti.>>, Gavino Sale. La rappresentanza curda ha confermato la volontà nella partecipazione al convegno corso.
-Incontro con Seydi Firat, “ministro” del KCD o DTK (congresso curdo).
Punti trattati:
- Sviluppo relazioni tra i curdi delle diverse nazioni e più in generale con tutte le estrazioni coinvolte.
- Principio di autodeterminazione. Come il pensiero di Ocalan possa essere accettato dallo stato turco.
- Composizione del Congresso curdo: 2 co-presidenti; 11 ministri; 501 delegati (rappresentanti di TUTTE le etnie o religioni presenti nel territorio del Kurdistan turco come per esempio gli assiri, i turcomanni, gli yazidi, gli armeni…); 14 commissioni (parità di genere, economia, ecc)
- Organizzazione dell’agenda. Essa è costantemente aggiornata in base alle problematiche presenti nel territorio.
- La rappresentanza è garantita per chiunque decidesse – da singolo cittadino – di lavorare per il proprio territorio, in qualsiasi momento. Anche ONG o associazioni hanno un spazio nel congresso.
–Sede DBP – Incontro con il segretario Ali Simsek.
Il partito del BDP ha il compito di rappresentare localmente le etnie, reinterpretando l’esigenza di portare la voce di ogni popolo minoritario. Esso guida il processo di autonomia, si occupa della formazione dei dirigenti e dei futuri candidati alle elezioni nazionali tramite l’altro partito, l’HDP. Cerca inoltre nuove forme di autogoverno che sostituiscano la necessità di esser governati dalla Turchia.
- Le sedi locali hanno una serie di assemblee, principalmente di quartiere, con cui conferiscono per affrontare le questioni.
- Il partito è autofinanziato (sms a pagamento, attività rivolte alla raccolta fondi). Non esistono contributi pubblici.
- La questione linguistica è al centro dell’autonomia curda (il segretario del partito, Ali Simsek, è stato in galera 5 anni e solo dopo 4 gli è stato permesso di parlare il curdo al processo)
Suruc. Lunedì 6 luglio.
Sede HDP di Suruc. Incontro con Ismail Sahin e Rovda Binici, co-sindaci di Suruc. Punti trattati e richieste alla delegazione sarda.
- “Le donne devono supportarsi tra loro, non devono chiedere il permesso agli uomini per partecipare alla vita sociale”.
- “Jarabulus, Karkamis e in generale l’Eufrate sono le porte dei foreign fighters occidentali. In tutte le città lungo il confine turco-siriano, dove l’amministrazione è affidata al partito AKP di Erdogan è più facile che siano passati combattenti Isis”.
- “La Turchia non vuole la pace, stanno cercando di estendersi e abbiamo paura possano arrivare fino all’Iran, non solo in Rojava (Siria del nord). Vogliamo che l’Europa parli di questo”.
- “La Turchia ha dispiegato circa 30mila soldati lungo i confini con la Siria, si sta preparando all’invasione”.
- “Sono stati bloccati 5 sudanesi a Karkamis, in Turchia, perché volevano arruolarsi nell’Isis. Erano in Turchia con un visto legalmente ottenuto ma dopo qualche giorno sono stati trovati morti durante gli ultimi combattimenti di Kobane, nonostante fossero stati trovati bloccati dall’esercito turco in territorio turco”.
-Suruc, incontro con la co-sindaca Zuhal Ekmez.
Al centro del breve incontro la questione del genere. Le donne non hanno la giusta rappresentanza in Sardegna sia perché gli uomini le prevaricano sia perché il numero di donne che partecipa alla vita politica è inferiore.
Incontro con il segretario dell’HDP di Urfa (vecchia Ur, città biblica che diede i natali ad Abramo), Izmit Korfez e con la co-presidente Sevda Gelik. Punti trattati:
- Il supporto della Turchia all’Isis. Durante le liberazione dall’Isis della cittadina di confine Tal Abyad da parte dello Ypg, un soldato è stato messo in salvo dall’esercito turco, dopo una settimana è stato trovato il suo corpo senza vita a Kobane.
- Internet e le prove del supporto della Turchia all’Isis. In alcune foto è ritratto il figlio di Erdogan con alcuni militanti dell’Isis. Alcuni esempi si possono trovare in questo sito internet www.helin-haber.com
- Il numero dei morti. Nella lotta per l’autodeterminazione del popolo curdo sono morte dal 1978 circa 17mila persone.
- I principali stati che appoggiano la causa dello Stato Islamico, anche con aiuti economici sono Qatar, Arabia Saudita e Turchia.
- Il motto del partito HDP è “Donne, vita e libertà”. Tutte le questioni ruotano attorno a queste 3 parole. Anche gli uomini usano questo motto perché se non sono libere le donne non lo sono neanche gli uomini.
- “Nonostante non parliamo la stessa lingua, il nostro cuore ovunque e dovunque batte dalla stessa parte”. Sevda Gelik