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Lettera aperta sul Poligono Interforze Strategiche di Quirra (PISQ)

November 8th, 2011  |  Published in Politica, Sardegna  |  5 Comments

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Insieme al Segretario Provinciale del PRC abbiamo inviato una lettera aperta sul PISQ. Gli elementi nuovi, emersi ieri dall’incontro in Assessorato dell’Agricoltura tra l’assessore Oscar Cherchi ed il sottosegretario alla Difesa Giuseppe Cossiga, non sono per niente confortanti. Sostenere che il poligono, così com’è, deve rimanere è sbagliato e dannoso. Sostenere che non provoca danni alla salute non corrisponde a verità. 

Vi propongo la lettera aperta inviata ieri.

 

 

Lettera aperta

 

A partire dal 9 novembre nessun civile potrà transitare nell’area del Poligono Interforze Strategiche  di Quirra (PISQ). L’economia della zona, già fortemente rimaneggiata, subirà ulteriori ed enormi danni da questa decisione. Chiediamo che i danni siano pagati da tutti i responsabili, in particolare dall’aereonautica militare, dal Ministero della Difesa e dalla classe politica Italiana, e che il poligono venga dismesso quanto prima.

Dal 9 novembre diventerà operativa l’ordinanza di interdizione emessa dal comandante del poligono Sanzio Bonotto, che vieta il passaggio nell’area militare a tutti i civili, compresi  agricoltori e pastori, cioè coloro che si mantengono col lavoro in quei terreni. Il Poligono, però, resta e i militari addetti alle bonifiche saranno gli unici autorizzati a rimanere in quei territori.

Le indagini della procura di Lanusei hanno dimostrato la pericolosità delle attività normalmente svolte nel poligono. Restano incerte le soluzioni da adottare. Di certo non è pensabile che a risolvere il nodo di Quirra sia la procura di Lanusei. Si tratta di una questione sopratutto politica, e non solo giudiziaria.

Non è pensabile pretendere semplicemente l’annullamento dell’ordinanza dell’aereonautica, lasciando i pastori con le greggi a pascolare in mezzo ai terreni contaminati. È stata accertata la pericolosità per ambiente e salute delle attività svolte nel PISQ. Non resta, dunque, che effettuare una scelta dopo il risanamento della zona: tenere il poligono o salvare le comunità. Delle due l’una.

Per come è stata posta, l’ordinanza di sgombero sembra non considerare che son state state le forze armate italiane ad aver occupato territori già precedentemente abitati e utilizzati dalle comunità. Così, assurdamente, i pastori vengono trattati alla stregua di campeggiatori abusivi, sgomberati da chi invece ha la totale responsabilità dei pesanti danni all’ambiente e alla salute delle persone. Questo è il risultato dell’assenza di coraggio e del vuoto politico: il più forte vince.

La politica non si può più nascondere dietro a un dito. Se la Giunta Regionale, nonché le maggiori forze di opposizione, sono soddisfatte dei risultati lo dicano apertamente.

Noi sottolineiamo che quello che sta avvenendo ha dell’incredibile, e vorremmo rimettere il mondo per il verso giusto.

  • Chi rompe paga. L’aereonautica, il ministero della difesa e lo stato italiano devono bonificare il territorio, accollandosene i costi. Così come dovranno indennizzare le famiglie che hanno subito lutti e danni alla salute a causa dell’inquinamento emesso dalle attività del PISQ. Anche le aziende agricole, che per ovvi motivi non possono più continuare le loro attività (almeno fino alla bonifica), dovranno essere adeguatamente indennizzate dallo stato, responsabile del danno economico e sociale. Si verifichi anche la fattibilità della proposta della dott.ssa Gatti.
  • Ciò che deve essere sgomberato è il poligono e non la comunità locale. Il PISQ non ha portato né sviluppo né benessere, ma ha danneggiato l’ambiente e la salute, oltre ad aver soffocato la già debole economia della zona. Il PISQ, come anche il poligono di Teulada, costituisce un importante giro d’affari per i militari, che affittano il territorio a chiunque nel mondo debba sperimentare materiali ed armamenti evidentemente non sperimentabili in casa propria. Le strutture, sia civili che militari, che in questi anni si sono sviluppate nell’area, dovrebbero essere riconvertite a vantaggio del territorio. Vi sono, poi, diversi gruppi di lavoratori le cui competenze possono essere nel processo di riconversione e in un eventuale utilizzo futuro della struttura in campi che non siano necessariamente utilizzati per scopi militari. Per esempio in campo scientifico.

Ormai in molti parlano di sovranità e diritti del popolo sardo. Rivendicare la sovranità sulla nostra terra partendo dal dramma concreto di Quirra sarebbe un ottimo inizio.

Poniamo fine a questo sopruso dello Stato Italiano, di stampo tipicamente coloniale, e al complice silenzio della Giunta Regionale.

 

Enrico Lobina

Consigliere Comunale FdS, Cagliari

 

Giuseppe Stocchino

Segretario provinciale PRC – FdS

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5 Comments

  1. Ugo says:

    Leggo “È stata accertata la pericolosità per ambiente e salute delle attività svolte nel PISQ” e poi “Il PISQ non ha portato né sviluppo né benessere, ma ha danneggiato l’ambiente e la salute, oltre ad aver soffocato la già debole economia della zona” …tranquilli: dalle ultime analisi è risultato che non è stata trovata la presenza di elementi che superano limiti di legge nella catena alimentare nella zona del poligono di Quirra e San Lorenzo e nelle aree di contorno. Rimane solo interdetta una area di 7.5 ettari a 10km da Perdasdefogu. Militari e civili possono riprendere a vivere e lavorare insieme come fatto finora da circa 50 anni

    • Jacopo says:

      Allora che il poligono non faccia male mi sembra una favola autoconsolotaria, un non voler vedere per poter continuare a vivere come si è sempre vissuto (gli abitanti soppravvivendo e i politici fregandosene).

      poi se verrà ripristinata la situazione iniziale non mi sembra un gran passo avanti.
      Prendere la gente per fame, dandogli come unica possibilità quella di lavorare dentro il poligono (come vetrociset o come pastore), in cambio del silenzio, non è certamente un atto di grande magnanimità, sembra più una pratica da mafiosi… senza contare i seri rischi alla salute!

      La verità è che il territorio su cui il generale bonotto e i prefetti decidono se concedere o meno alle attività degli abitanti, in realtà non è loro, ma è dei sardi, e degli abitanti in particolare. Quindi le decisioni le devono prendere le istituzioni del popolo sardo, e non dello stato italiano. Basta con i riccatti e l’arroganza!

      • Ugo says:

        Forse non hai letto le notizie di questi giorni: il poligono non ha inquinato un bel niente se non quei 7.5 ettari (su 12.000) dove faceva alcune esercitazioni.
        Ma poi scusa dove sta scritto che la base prende per fame la gente: dici che l’unica possibilità dell’area è quella di lavorare nella base, …e la zona industriale di San Vito? E la peschiera? E la marina di tertenia? E quella di Tortolì? E le spiagge di Muravera (che prima si riempiva di turisti ma ora…)?
        Non sarà certo la sola interdizione durante le esercitazioni (mai nel periodo estivo) della baia di Capo San Lorenzo a bloccare lo sviluppo turistico della zona, ne tanto meno la piana del Cardiga (a 10 km da Perdas), perchè è di queste due aree che si parla… le altre aree infatti sono a disposizione di allevatori e contadini da 50 anni… E poi in effetti c’è l’indotto.

        Per quanto riguarda i “seri” danni sulla salute: il tasso di mortalità della zona di Quirra è al di sotto della media nazionale, Perdasdefogu poi è una zona caratterizzata dalla longevità della popolazione tanto da inserirla nel progetto GENOS (un campione di 14.000abitanti).

        Parli di istituzioni del popolo Sardo che devono prendere le decisioni: è vero, è la nostra terra, ma questa è una altra questione sulla quale non posso che essere d’accordo, ma apparteniamo ad uno stato, ed insieme dobbiamo decidere del nostro territorio.

        • jacopo says:

          io vedo le cose in un altra ottica:
          primo, non è che “il poligono non ha inquinato un bel niente se non quei 7.5 ettari”, perchè invece si è per la prima volta riconosciuto di aver inquinato (3 generali sono accusati di disastro ambientale)quelle aree in modo talmente grave da doverle recintare e abbandonare gli stessi militari.
          Poi che tutti i 13.000 ettari siano inquinati o compromessi non credo neanche io sia possibile, ma sono anche convinto che i 7,5 ha siano solo la punta dell’iceberg. Ma sopratutto se ai militari non si pongono limiti continueranno a inquinare le altre aree del poligono (hai sentito autocritiche?)allo stesso modo dei 7,5 ha delle zone rosse. Direi che non c’è di che preoccuparsi!

          Sul prendere per fame, la lettera e il mio commento si riferivano a chi nel poligono ci lavora. in questo caso le aziende agricole e zootecniche in particolare, le quali se lo sgombero si fosse effettuato, sarebbero rimaste “a terra”, per usare un eufemismo. L’assurdità è il principio per cui i pastori dovvessero andare via, per lasciare ai militari italiani la possibilità di continuare a inquinare.
          Ora il vincolo pascolo-silenzio è stato riaffermato, e i politici potranno fare sonni tranquilli.

          La questione della salute, io non sono un tecnico, però il problema della sindrome di quirra non può essere negato. l’abnorme concentrazione di malformazioni e leucemie della zona (con punte del 10% a quirra, ben al di sopra della media) può convivere con un invidiabile patrimonio genetico, uno stile di vita sano e una bassa mortalità senile ma si tratta di due questioni diverse

          Il poligono è deleterio anche per le capacità di sviluppo dell’area da te citate, sia per la peschiera, che per il turismo, l’agricoltura e la pastorizia (dal momento che la posizione delle aziende dentro al poligono non è stata regolarizzata). E non diciamo che la colpa è dei soliti comunisti (o adesso indipendentisti) che gli fanno cattiva pubblicità!

          • Ugo says:

            Concordo in pieno sul fatto che quei 7.5 ettari sono inquinati, e tanto, ma ovviamente sono interdetti anche ai militari: c’è pericolo, reale! …ma circoscritto ad una area isolata dedita alle esercitazioni. Non posso invece concordare sul fatto che si possa trattare solo della punta di un iceberg: sarebbe come mettere in discussione l’operato della magistratura, che invece ha fatto rilievi su tutto il territorio. Fiordalisi sta veramente facendo controlli a tappeto, scontrandosi con le autorità militari che ovviamente non sono abituate a dover rendere conto a qualcuno (speriamo anzi che gli faccia da lezione).
            Per quanto rigurada la salute nenche io sono un tecnico del settore, ma in rete ho trovto informazioni che mi hanno fatto riflettere tanto sulla reale portata della cosiddetta Sindrome di Quirra:
            – l’ematologo Broccia dice che dai dati a sua disposizione non risulta nessun tumore fuori norma
            – il 65% di incidenza di tumori di cui si parla si riferisce ad un campione di 18 persone, non all’intera area, nella quale tra l’altro gravitano 800 militari
            – tasso di mortalità della zona di Quirra al di sotto della media nazionale
            Insomma, attendo i risultati delle indagini epidemiologiche e vediamo cosa ne viene fuori una volta per tutte.

            Per lo sviluppo dell’area spero invece che in futuro sarà possibile una (passami il termine) “pacifica” convivenza tra militari e civili

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