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PAOLO FERRERO A NUORO – LA TRACCIA DEL MIO INTERVENTO

November 24th, 2012  |  Published in In evidenza, Politica, Sardegna

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Ho partecipato alla presentazione a Nuoro del libro di Paolo Ferrero “PIGS – La crisi spiegata a tutti”. Vi propongo la traccia del mio intervento, dal titolo “Il neoliberismo e la Sardegna”.

 

 

 

Enrico Lobina –  Intervento alla presentazione del libro di Paolo Ferrero – Nuoro, 23 novembre

“Il neoliberismo e la Sardegna” – Traccia

 

Sono uno di quei compagni impegnato a far conoscere il libro di Paolo Ferrero. È un libro utile, un libro che si può leggere e poi prestare, far leggere, ad una persona indecisa, magari un elettrice o un elettore del PD, o un lavoratore che non si interessa di politica, ma si interessa di ciò che succede nel mondo e nella società.

E’ un libro didascalico, chiaro, che espone la mistificazione, la vera realtà, ed offre un ventaglio di soluzioni alla crisi economica e sociale che viviamo.

 

Non parlerò del libro. Cercherò, invece, di inquadrare i contenuti del libro nel contesto sardo.

 

L’Assessorato regionale al lavoro pubblica, ogni tre mesi, un documento intitolato “Congiuntura lavoro Sardegna”. Si tenta di mistificare. Si tenta di non rendere conto della caduta netta della Sardegna dal punto di vista occupazione e sociale.
Si lavora di meno e si lavora peggio.

Ogni donna e ogni uomo di Sardegna lo sa. Non sto qua a riportare dati. Non sto neanche qua a fare l’elenco delle aziende in crisi. Faccio solamente due osservazioni:

–          al fianco dei licenziamenti nella fabbriche ed in luoghi sindacalizzati (da ultimo, 16 licenziamenti alla Coca-Cola di Assemini), vi è una scia ampia di licenziamenti individuali, di persone che smettono di lavorare, di immigrati che tornano a casa perché licenziati;

–          qualche mese fa, ai primi di ottobre, il Sole24Ore ha pubblicato dei dati annuali sulle “frodi fiscali”. Vengono esaminate solamente alcune province, non tutte. La provincia di Cagliari è quella, in Italia, in cui le frodi fiscali sono aumentate di più. Al fianco di un aumento dell’evasione ricca, sta aumentando l’evasione dei poveracci, cioè degli autonomi proletari.

 

La situazione oggi non è la stessa che vivevamo con il governo Berlusconi. Il governo Monti ha cambiato lo scenario.

 

Le politiche del governo Monti ci hanno portato nella “trappola del sottosviluppo”. La trappola del sottosviluppo è un termine usato soprattutto per i paesi dell’Africa sub sahariana che, a partire dalla metà degli anni ’80, furono sottoposti a politiche di tagli, allora detti “aggiustamento strutturale”, e utilizzo delle materie prime per fini predatori.

 

La Sardegna, che vive non da oggi un rapporto di tipo semi-coloniale con l’Italia, ha ora visto allargarsi questo rapporto da una parte all’Europa (insieme all’Italia), in quanto artefice delle scelte politiche, e dall’altra agli altri paesi del sud Europa (mezzogiornificazione d’Europa).

 

Il fiscal compact, i tagli dei trasferimenti, sono elementi della “trappola del sottosviluppo”. Ci dicono che è utile. Io non credo. È una medicina peggiore dei mali.

 

Sempre più constatiamo una desertificazione produttiva (in nome della libera concorrenza), una economia di rapina, etero diretta, con un utilizzo del territorio anche a fini militari (basi).

Tutti i settori sono investiti dalla “trappola del sottosviluppo”. Il neoliberismo ne è la filosofia.

Potremmo parlare specificatamente del settore primario (agricoltura e pastorizia), del settore secondario (industra) e di quello terziario (commercio, call center, turismo). Tutto questo in una fase in cui individuiamo tre filiere strategiche da cui si ricava valore per la Sardegna: la filiera turistica, la filiera militare e la filiera energetica. Tre filiere, guarda caso, dove si vive una espropriazione del plusvalore di tipo coloniale.

 

Io voglio qua sottolineare il settore del credito. Il Banco di Sardegna, privatizzato, non fa più credito. Non presta più i soldi. Non li investe in Sardegna.

Come si può vivere così?

Il Banco di Sardegna è diventata una banca di risparmio, che rastrella i nostri soldi, e ne rastrella tanti perché ha una rete di sportelli unica (è unita a quella della Banca di Sassari), e poi i soldi risparmiati li manda alla BPER (Banca Popolare dell’Emilia Romagna), che la controlla. E cosa fa la BPER? Beh, in massima parte con quei soldi compra titoli di stato e, ora è impegnata nella ricostruzione post terremoto in Emilia.

 

Il governo regionale, di fronte a tutto questo, è imbelle.

 

Abbiamo vissuto il 14 novembre, domani vivremo il 24 novembre.

La Confederazione Europea dei Sindacati (CES) ha indetto, per il 14 novembre, una giornata di mobilitazione contro le politiche di austerità dell’UE. In Italia e in Sardegna la CGIL hanno aderito. C’è stato uno sciopero generale di 4 ore e manifestazioni.

“Peoples of Europe rise up – Popoli europei sollevatevi” – questo era l’auspicio.

I sindacati europei ci hanno impiegato un po’. Greci, portoghesi, spagnoli, italiani, e tutti gli europei, non possono essere lasciati soli. Alle politiche dell’UE si deve rispondere su scala internazionale. Questa giornata, in Sardegna e in Italia, è stata un po’ dimenticata. Ci sono stati gli studenti, con numeri, devo dire, anche in quel caso non all’altezza.

 

E in Sardegna? Anche in Sardegna i lavoratori non riescono a concepire la propria condizione su scala globale. Il sindacato ha una grossa responsabilità.

Si pensi all’Alcoa: si chiedono soldi all’Italia, si maledice la multinazionale, ma non si proferisce parola contro il neoliberismo. NESSUNO!

Il neoliberismo rende possibile che un’impresa chiuda per riaprire dove più le conviene. Senza alcuna responsabilità sul territorio. Se il sindacato avesse studiato l’evoluzione dell’economia e avesse trasmesso le sue conoscenze ai lavoratori, oggi non sarebbe in difficoltà a proclamare uno sciopero generale su tematiche europee.

E invece il sindacato, insieme a tanti politici, anche quelli che si dicono di sinistra, pensano ad altro. Nel Sulcis si è addirittura arrivati a parlare di “Sulcis connection”. E non vado oltre.

 

Da qua l’impegno, che deve essere di tutte le donne e gli uomini liberi, di rimettersi a studiare in Sardegna, anche più che in Italia.

 

Ed il 24 novembre?

 

Domani si terrà a Cagliari una manifestazione indetta da CGIL, CISL e UIL. Gli organizzatori vogliono inserire in un quadro unitario le situazioni di malessere presenti in Sardegna.
Nella conferenza stampa di presentazione i sindacati si sono scagliati contro la giunta regionale, accusata di incapacità nella gestione della crisi, e contro il governo Monti, colpevole di non considerare l’eccezionalità della situazione sarda. Non una parola di autocritica, non una che mettesse in discussione l’economia neoliberista, non una di riflessione sul rapporto ormai logoro tra Italia e Sardegna. Se si prescinde da questi punti non si va da nessuna parte.

 

Lo smantellamento del tessuto industriale sardo è partito prima che lo spread diventasse il nostro incubo quotidiano.

I nostri sindacati, di fronte ad una guerra dichiarata, cosa chiedono con la manifestazione del 24? Lo status di insularità!

Non che sia giusto, chiariamoci. Però si dovrebbe impugnare la bandiera della lotta europea al neoliberismo, promossa dalla CES (di cui loro fanno parte), e invece ci si presenta col cappello in mano, quasi a chiedere l’elemosina al governo italiano. Questi signori sembrano avulsi dal contesto sociale e dal momento storico in cui si trovano. Nemmeno l’esplosione di rabbia del popolo del Sulcis ha fatto capire loro che in questa fase bisogna prendere per mano il proprio destino.

 

Dobbiamo capirci: chi è l’avversario? Cappellacci è il peggior presidente che una giunta regionale sarda abbia mai avuto. Tuttavia, pensare che tolto lui i problemi si risolvano è pura fantasia.

 

È necessario che dalla Sardegna parta una battaglia per la conquista della sovranità. Sovranità decisionale, politica, fiscale, energetica, culturale. Battaglia per la sovranità e battaglia contro il neoliberismo vanno di pari passo. Le politiche di austerità vengono calate sulle nostre teste da Bruxelles. Se ottenessimo anche il livello maggiore di sovranità possibile, cioè l’indipendenza della Sardegna, ma rimanessimo entro il recinto del neoliberismo, nelle nostre vite non cambierebbe niente.

 

Dobbiamo immaginare un nuovo modello di sviluppo, che stia dentro nuove relazioni sociali, economiche e politiche a livello internazionale.

 

Il 14 novembre è stato, più che uno sciopero europeo, uno sciopero mediterraneo. E’ una dimensione da riprendere e segnalo, a tal proposito, oltre il libro di Paolo Ferrero, anche il libro di Luciano Vasapollo “Il risveglio dei maiali”.

 

Il nuovo modello di sviluppo, in ogni caso, deve essere auto centrato. Il 6 dicembre a Cagliari, parleremo delle risorse, cioè dell’Agenzia sarda delle entrate. Nei mesi scorsi, come segreteria del PRC, abbiamo proposto alle donne e agli uomini di Sardegna 40 punti per una nuova Alba in Sardegna. Ve li distribuiamo. Prima di chiudere, lasciatemi dire due cose sull’attualità economica.

 

  1. Il Quatar ha promesso investimenti per un miliardo di euro. Si prevede di costruire 400.000 metri cubi nel comune di Arzachena e Olbia. Insomma, vendiamo una nostra risorsa primaria, il territorio, per fare costruire un fondo sovrano arabo. Sul turismo dovremmo, prima o poi, fare un ragionamento scientifico. Su quanto rimane qui, e su come farlo.

 

  1. II Piano Sulcis. La struttura federale del PRC, il PRC del Sulcis, ha espresso un giudizio positivo su quel piano. Io in questa sede dico solamente che non sono presenti alcuni interventi prioritari (lotta alla dispersione scolastica), né si punta con decisione per la fuoriuscita da un modello di sviluppo. Su questo, invito tutti i progressisti, e non solamente il PRC, ad un approfondimento.

 

Noi facciamo politica perché vogliamo cambiare la nostra vita. Vogliamo cambiare la nostra vita in meglio. Il libro di Ferrero ci aiuta a capire meglio cosa sta succedendo nel mondo. Per la liberazione della Sardegna è fondamentale saperlo.

 

 

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