Cara Francesca,
qualche giorno fa hai chiesto se qualche candidato sa come risolvere la disoccupazione over 35. Non sono candidato, ma ti voglio rispondere ugualmente. Sarò volutamente schematico, ma spero chiaro.
Innanzitutto, il problema non è solamente sardo, e neanche italiano, bensì europeo. In Europa le politiche di austerità hanno salvato le banche e affossato l’economia reale, cioè il lavoro quotidiano di tutti noi. Compresi coloro che avevano un lavoro, magari avevano anche studiato, ed oggi hanno più di 35 anni. Rispetto a questo, ti segnalo l’ultimo libro di SlavokZizek, edito da Ombre Corte, e ti consiglio di seguire e sostenere Alexis Tsipras alle prossime elezioni europee.
Ci sarebbe un ragionamento da fare, ancora più internazionale, che riguarda il fatto che a livello mondiale oggi abbiamo una capacità produttiva che soddisferebbe i bisogni primari di tutte l’umanità, ma così non accade, ed io so anche perché. Alcune parole chiave sono “crisi da sovrapproduzione” ed “esercito di riserva”, e se vuoi possiamo svilupparle.
In Sardegna e in Italia chi fa politica ed ha a cuore la fine della disoccupazione non può far finta che questi fenomeni non esistano. Perché non si può migliorare la nostra vita senza sapere che, oltre la retorica dei diritti, bisogna parlare e agire sull’economia e la politica economica.
Ma veniamo all’Italia. L’Italia ha uno stato sociale squilibrato, dove le tutele sono poche ed interessano solamente alcuni. La formazione, quella professionale e quella continua, è un carrozzone che serve a chi insegna e non a chi segue i corsi. Noi dobbiamo garantire un diritto all’esistenza a chi non lavora: reddito di cittadinanza, politiche di inclusione, lavoro minimo garantito.
A chi è un lavoratore autonomo e a chi è precario dobbiamo garantire diritti inalienabili: diritto alla malattia, alla maternità, ad un salario dignitoso, alla ferie.
Il job act di Renzi non va in questa direzione. Si vuole abolire la cassa integrazione per spalmare quelle risorse su tutti, ma poi?
In Sardegna dobbiamo essere coraggiosi e discutere di tutti questi temi, lottare, ma anche essere chiari tra di noi.
Una delle domande alle quali dobbiamo rispondere è: la Regione deve produrre sviluppo o occupazione? Io sono per la prima, mentre nei fatti si è fatto il contrario. L’unico grande datore di lavoro è il pubblico. Quando nascono dei problemi gravi, da risolvere, che coinvolgono centinaia di lavoratori, la soluzione è farli diventare dipendenti pubblici. Salvo poi lasciare a se stessi quelli che perdono il lavoro in micro-aziende.
Lo affermo sapendo che vengo da una cultura tendenzialmente statalista. Su questo dobbiamo chiarirci. Il presidente dell’Uruguay Pepe Mujica ha ragione quando afferma che un errore della sinistra è stato confondere “socialismo” con “statalismo”.
In conclusione, non esiste la bacchetta magica, ma esistono soluzioni forti, da adottare a breve, medio e lungo termine, che servano a garantire una vita decente oggi ed un futuro degno domani a tutte coloro che oggi non lavorano.